Under Armour e Stephen Curry stanno cambiando il basket, e non solo

Il Curry Brand è la virtuosa evoluzione del rapporto brand-atleta
Change the game for good. Il mantra evidenziato da tutte le pagine legate al Curry Brand non è la classica, impattante forma lessicale priva di reale volontà, contenuto e azione.
Stephen Curry sta cambiando il gioco. Lo sta facendo sul parquet dal lontano Draft NBA del 2009, checché ne dicano i puristi della palla a spicchi, lo sta facendo in egual modo all’esterno di esso. Lo spirito filantropico del visionario faro-giocoliere dei Golden State Warriors risulta difatti essere uno dei più sfaccettati ed efficaci dell’intero panorama sportivo mondiale.
Il suo brand, sottocostola di Under Armour in un rapporto che, a tutti gli effetti, ricalca quello mitico tra Nike e Jordan, è diventato molto più di una semplice vetrina per abbigliamento e sneakers personalizzate: Curry Brand è un’evoluzione del binomio marchio-atleta, un nuovo scenario figlio di questo tipo di connessione, in grado di toccare in egual modo ambiti inesplorati e virtuosi, Metaverso e comunità reali, parquet e istruzione.

DALLA LOTTA ALLA MALARIA A ‘EAT. LEARN. PLAY.’
La prima grande tappa nell’impegno sociale del figlio di Dell, nota shooting-guard dei favolosi Charlotte Hornets anni ’90, arriva nel 2012, con una particolare formula di donazione per la fondazione ‘Nothing But Nets’, impegnata nel combattere la diffusione malarica in Africa.
Introdotto al tema dal suo compagno collegiale a Davidson Bryant Barr, Curry decide di donare tre zanzariere per ogni tripla segnata. La sensibilità maturata verso questo problema porta Curry anche alla Casa Bianca, dove nel 2015 interviene davanti a Barack Obama sostenendo la sua President’s Malaria Initiative.
È solo un piccolo ma significativo antipasto di quella che, con il passare del tempo e con l’annessa maturazione personale, si sarebbe tramutata in una visione umanitaria molto più articolata.
Segnato dalla consapevolezza di un’infanzia differente rispetto a tanti suoi colleghi, vissuta nell’agio di una famiglia resa benestante dalla pallacanestro, e da un profondo legame con i valori cristiani, come testimoniato dall’ormai iconica gestualità tocco del petto-indice puntato al cielo dopo ogni canestro, il 30 degli Warriors inizia a concretizzare le sue convinzioni solidaristiche nel 2019, quando istituisce la fondazione ‘Eat. Learn. Play.’ insieme alla moglie Ayesha.
“Ci impegniamo a far evolvere il potenziale incredibile di ogni bambino, lottando per porre fine alla fame infantile, assicurandoci che gli studenti abbiano accesso a un’istruzione di qualità e fornendo luoghi sicuri per tutti i bambini, dove possano giocare ed essere attivi”, questo il manifesto programmatico firmato dai Curry: una serie di obiettivi virtuosi perseguiti grazie alla poliedrica sinergia con Under Armour.


TRA NFT E REALTÀ, TRA TRIPLE E OPPORTUNITÀ
Che Stephen Curry abbia cambiato le prospettive di Under Armour non è un mistero. Firmato nel lontano 2013, il tre volte campione NBA e due volte MVP ha segnato indiscutibilmente l’inizio di un’epoca cestistica d’oro per il brand del Maryland.
Contestualmente, però, il rapporto tra Curry e Under Armour ha permesso al nativo di Akron di strutturare ed esplorare una lunga serie di iniziative sociali: iniziative anche atipiche e, per certi versi, visionarie, come recentemente successo in occasione della 2974esima tripla mandata a bersaglio in una partita ufficiale NBA, record all-time della Lega.
Per celebrare il traguardo raggiunto, 2974 repliche digitali delle scarpe indossate da Curry nella storica partita del Madison Square Garden sono state messe in vendita con un drop NFT. Queste scarpe ‘metaversiche’ sono andate sold out dopo poche ore e quasi l’80% del milione di dollari totalizzato (il prezzo singolo di ogni scarpa era 333 dollari) è stato devoluto in beneficenza ad organizzazioni che supportano l’accesso allo sport per i più giovani.
Accesso allo sport che Curry e Under Armour perseguono non solo con queste iniziative speciali, entrando costantemente nei quartieri più caldi e sostenendo da un lato fondazioni radicate nella Oakland a cui Steph è visceralmente legato, come testimoniano le azioni a favore dell’Oakland Parks, Recreation & Youth Development e dell’Oakland Athletic League, e dall’altro realtà internazionali come l’australiania Charity Bounce.
Il binomio UA-Steph dichiara di voler costituire gli strumenti, le basi affinché le nuove generazioni possano progredire a livello sportivo e umano. Il rinnovamento dei campetti, la bonifica di spazi abbandonati e il supporto del sistema scolastico sono i tre ambiti su cui si focalizza maggiormente questa sensibilità condivisa. Altrettanto fondamentale in questa vision è il reclutamento di allenatori-mentori, persone inviate in aree delicate con il solo scopo di cambiare vite grazie alle parole, alle nozioni cestistiche e all’influenza positiva: capisaldi riassunti dall’organizzazione non-profit Positive Coaching Alliance, anch’essa sostenuta dal Curry Brand.
IL CAMBIAMENTO PASSA DALL’ESEMPIO… E DA SESAME STREET
Recentemente Curry e Under Armour hanno dato ulteriore dimostrazione della vicinanza alle problematiche infantili, coinvolgendo i famosi Muppets di Sesame Street nella nuova collezione di Curry Flow 9. I celebri pupazzi, oltre a dare una nuova e originale identità cromatica alle sneakers utilizzate dallo sharpshooter degli Warriors, sono simbolo tangibile dei principi sopraelencati.
“Curry Brand e Sesame Street condividono lo stesso messaggio. Si tratta di sostenere tutti i bambini, specie coloro che vivono in comunità scarsamente aiutate: ragazzi che cercano un opportunità per diventare la migliore versione di loro stessi”, questo lo statement che ha accompagnato il lancio delle sette differenti colorways dedicate a questa collaborazione.
Anche in questo caso Curry e Under Armour hanno fatto seguire all’esempio l’azione, schierandosi al fianco dell’organizzazione non-profit Sesame Street, impegnata nell’istruzione infantile.
Change the game for good. In un mondo di testimonial strapagati e fini a loro stessi, di atleti-influencer, di stelle che si fermano alle prestazioni sul campo, Stephen Curry sta segnando una nuova strada: la strada della grandezza condivisa, del rapporto con un brand che non si ferma al semplice shooting fotografico o all’advertising superficiale, del coinvolgimento attivo e costante in problematiche reali.
Stephen Curry sta cambiando il gioco, il gioco vero, per il bene. Ed è giusto ricordarlo ogni volta che lo si vede rilasciare un floater ad altezze vertiginose, ogni volta che lo si vede shakerare il pallone in un ball-handling ipnotico, ogni volta che lo si vede rilasciare frecce fatate dai nove metri dopo alcuni passi di danza cestistica.
Perché l’eccellenza deve ispirare. Non solo dietro la linea dei tre punti.

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