UnBRAKEable, Patrick Seabase

Un surfista delle due ruote, un pellegrino delle Alpi ritratto dagli scatti e dalle parole di Phil Gale
Cade una goccia di pioggia, atterra su un passo di montagna. Per puro caso, cade esattamente sulla vetta. Lo splash successivo vede una parte di essa defluire lungo un lato del passaggio, il resto sull’altro versante.
Contemporaneamente un ciclista affronta la leggera pioggia, attraversando le Alpi per la seconda volta nello stesso giorno, ignaro che le gocce di pioggia si stiano dividendo: metà di loro si sta dirigendo verso i Mari del Nord, l’altra verso l’Adriatico. D’altronde questo è il problema dell’andare in montagna: se non ritagli del tempo per guardarti intorno e acquisire una conoscenza approfondita dei monoliti che stai attraversando, ti perdi la maggior parte della storia.
E questa storia è racchiusa nell’esistenza di Patrick Seabase e nell’amore di questo ciclista di Berna per la bici a scatto fisso.


3:00, Innertkirchen Dorf, Cantone di Berna. In silenzio Patrick si prepara per il viaggio. Controlla la tensione della catena della sua bici, accende le luci e si dirige verso Grimselstrasse. L’auto di supporto parte pochi secondi dopo. La città osserva questi momenti con un silenzioso dominio passivo. Il sonno dei suoi abitanti pesa su tutti i presenti.
C’è tensione all’interno del gruppo, sicuramente a causa di ciò che ci aspetta, più che per gli invisibili spettatori addormentati. 333 km con quasi 8500 metri di dislivello, su un percorso che attraversa due volte le Alpi, saltando tra Nord e Sud Europa, passando attraverso culture, lingue e aree climatiche differenti. Patrick, come sempre, farà tutto questo su due ruote, con una marcia, senza freni.

Quando pensi alla Svizzera, le prime immagini che ti vengono in mente sono le montagne. Questo piccolo Paese si trova non solo al centro dell’Europa, ma anche nel cuore delle Alpi. Con una spina dorsale di giganti rocciosi non c’è da meravigliarsi che la sua storia sia stata così costantemente legata a queste alte vette. Dagli agricoltori locali alle compagnie energetiche, dagli strateghi militari agli atleti, le montagne sono la forza dominante qui: una forza spesso data per scontata, quasi inosservata.
Le montagne sono anche al centro della storia di Patrick, un ex skater professionista noto per le sue avventure sulla bici a scatto fisso. Non lasciate che il pensiero di un fixie (di un ciclista di questo tipo) vi faccia prendere un abbaglio, portandovi a pensare che si tratti di un hipster o, peggio ancora, di un influencer. Vorrebbe dire sminuire una persona di caratura diversa.

Scavando un po’ più a fondo potete trovare un creativo, un uomo che usa la bici a scatto fisso, o come dice lui stesso “la forma più pura della bici” come strumento per comunicare l’estetica e l’atmosfera di luoghi meravigliosi attraverso incredibili imprese di resistenza. “Se fossi nato in un Paese con una costa so che sarei stato un surfista, che avrei cavalcato grandi onde. Invece cavalco le montagne. Sono le mie onde, la mia bici, la mia tavola”, confida Seabase.
Spesso come fotografo, giornalista e amico che segue Patrick, l’attenzione si focalizza sull’impegno atletico di questo individuo, piuttosto che sugli scenari che lo circondano. La location, però, è qualcosa che Patrick non lascia mai al caso. È una sorta d’enciclopedia, un sopraffino conoscitore delle strade più belle. Ecco perché è ingiusto osservare solo le sue prestazioni atletiche. Quindi, piuttosto che scoprire il perché e il come di questa sua ennesima impresa fisica (potrete scoprirla nel video qui pubblicato), preferisco concentriami sul dove.

Grimsel Pass: Muovendosi nell’oscurità del primo mattino, la salita sembra passare in un attimo, quasi come se l’energia della notte avesse trascinato Patrick in vetta. Le sezioni più basse, più selvagge e umide hanno lasciato il posto alle strutture artificiali. I tunnel emanano il loro bagliore di tungsteno, quasi scacciando il freddo della notte che scende dalle montagne.
Quando parli di questa salita iconica non puoi snobbare una cosa: l’energia. Utilizzato fin dai tempi dei romani, oggi il drenaggio dell’acqua di questa zona è il motivo per cui la compagnia energetica Kraftwerke Oberhasli è così legata a questa posizione geografica. Dighe, bacini idrici e un’enorme rete di tunnel sotterranei rendono la strada quello che è oggi. Perché? Perché la vetta segna la convergenza di due bacini idrografici, il versante nord scende al Reno e attraversa la sorgente del fiume Aare, mentre il lato sud drena nel Rodano. È questo movimento dell’acqua che genera l’energia idroelettrica.
L’unica scia di luce emanata da Patrick, al suo passaggio sotto la diga principale, illumina la scena come il nascondiglio di un cattivo di James Bond. Il cavaliere solitario attraversa ancora una volta il paesaggio, costeggiando le profonde pozze d’acqua. Scuro, invisibile, inosservato, la vita attorno a lui continua.


Passo del Sempione: questa località ha una legame datato con Patrick. Grazie alla prima luce del sole che entra nella valle sottostante possiamo vedere la città di Briga. Come sempre le alte vette che circondano questa strada torreggiano su di noi.
Il Passo del Sempione ha un’enorme importanza economica per la regione, perché collega la Svizzera meridionale con l’Italia settentrionale, quindi la strada è ampia e trafficata. Da un punto di vista estetico, il Passo del Sempione si trova all’incrocio tra una natura imponente e un’ingegneria massiccia.
Alti e contorti affioramenti di roccia si confondono con le curve dei prati vicini alla strada. Queste forme sono intervallate dalle linee dure delle costruzioni umane. Dal ponte Ganter ai numerosi tunnel, la traiettoria della strada è impostata in modo tale da sconfiggere la morsa del freddo invernale, poiché questa strada deve rimanere aperta tutto l’anno.
Il passaggio di Patrick di tanto in tanto risulta essere un inconveniente per macchine e tir. È l’ennesima persona che sfreccia attraverso le gole frastagliate del lato italiano del passo: una sorta di confine naturale.

Passo del San Gottardo: dopo un breve viaggio in Italia, passiamo per le Centovalli e il Ticino, cantone svizzero di lingua italiana. Dopo aver incontrato alcuni bastioni religiosi e del trasporto di massa, enormi ponti stradali e ingressi di tunnel ancora più grandi, il Passo del San Gottardo, attraverso la Tremola, ci riporta nella natura. La Tremola acciottolata si snoda fino al passo, dove il soleggiato giorno viene sferzato dal gelido vento del nord, ricordandoci ancora una la presenza di due climi.
Qui per la prima volta durante il viaggio di Patrick abbiamo un accenno alla tradizionale vita di montagna. Chi vive in questi alti pascoli aderisce a regole vecchie di generazioni. Il legno accatastato da secoli, l’imprevedibilità degli elementi… L’unica differenza rispetto a un tempo è la facilità con cui queste zone possono essere raggiunte. Mentre il giorno inizia a spegnersi e il sole a tramontare, rimaniamo in compagnia delle montagne che ci guardano dall’alto: come hanno fatto tutto il giorno, come fanno da secoli.



Furka Pass: Probabilmente la strada più remota e meno adattata del percorso. Seguendo la valle che si dirige a ovest rispetto Andermatt, questo appare subito come il tipico luogo adatto solo alla gente del posto. Stretto e senza guard rail ti stuzzica con i suoi primi tornanti, prima di trascinarti lentamente verso il valico.
Questa strada si rifà a un’epoca diversa, quando l’alpinismo e il mondo naturale non erano quello che sono oggi. A causa del cambiamento climatico, difatti, la vista più spettacolare di questa strada, il ghiacciaio del Gletsch, non è più quello di un tempo. Ma Patrick non è qui per scattare cartoline turistiche. Arriva la notte, la nebbia scende e Patrick è ancora concentrato nel chiudere il suo giro.



Oberaaresee 22:20: È giusto che il percorso di Patrick finisca alla sorgente del fiume Aare. Per questo bernese, l’Aare che taglia, con il suo anello blu profondo, la capitale svizzera, è difficile da dimenticare.
Ora, avvolta nell’oscurità, la stradina per l’Oberaarsee serpeggia lungo il lato della cresta, dirigendosi verso la conca dove si trova la diga più alta del sistema energetico KWO. Patrick, illuminato dalla sua auto di supporto, continua a pedalare. L’estetica è ormai scomparsa.



Scivolando nella nebbia, l’impresa di Patrick giunge al termine. I dati sono stati raccolti, l’obiettivo è stato raggiunto. Ma per una corsa di questo tipo, come per qualsiasi altra corsa di Patrick, non si tratta solo dell’aspetto sportivo.
Perché come un surfista con le sue onde, le imprese di questo ciclista a scatto fisso sono integralmente legate ai luoghi in cui vengono svolte. È la commistione tra ambiente, estetica e sforzo fisico che fa di Patrick Seabase un vero personaggio nel mondo delle imprese sportive a due ruote.


Credits
Atleta Patrick Seabase
IG @patrickseabase
Foto e testo di Phil Gale
IG @1_in_the_gutter
philgaleportfolio.com
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