‘To Give and Take’, l’arte di Alvin Armstrong

Lo sport come mezzo di produzione artistica e di riflessione sociale. Intervista all’artista americano
‘To Give and Take’ è la nuova serie di dipinti prodotta da Alvin Armstrong, attualmente esposta all’Anna Zorina Gallery di New York.
Un’immersione visiva nel concetto di icona sportiva afroamericana, una riflessione sulla vulnerabilità della popolazione nera del Paese a stelle e strisce, sulla giustapposizione tra eccellenza atletica e irrilevanza sociale.
Abbiamo raggiunto l’artista nativo di San Diego, per approfondire significati e significanti delle sue opere, per comprendere la posizione assunta dallo sport all’interno della sua vita e della sua produzione artistica.

Il rapporto tra arte e sport: come è nata l’idea di utilizzare lo sport come mezzo di comunicazione artistica?
Penso che per molte persone sia facile connettersi visivamente con lo sport, anche per coloro che non sono particolarmente interessati a un gioco specifico o alle regole di esso. Lo sport è quasi come un linguaggio universale. Trovo sia particolarmente interessante trasmettere l’energia sprigionata da esso attraverso le arti visive, indipendentemente dal mezzo specifico. Ovviamente non sono il primo artista a essere ispirato dall’azione, dalla potenza e dall’aspetto socio-politico veicolato dagli sport agonistici. Vista la mia esperienza come atleta praticante, poi, questa probabilmente continuerà ad essere una linea guida fondamentale nel mio lavoro.

Noi pensiamo che lo sport sia cultura. Per te, invece, cosa rappresenta?
Mio padre ha ottenuto una borsa di studio completa per il college grazie al basket. Quell’opportunità ha cambiato la sua vita: gli ha permesso di uscire da una zona critica come South Central, a Los Angeles. Io e i miei fratelli abbiamo sempre visto lo sport come una via da percorrere verso il successo e la stabilità. Abbiamo capito fin da piccoli che eccellere nello sport poteva potenzialmente significare istruzione gratuita e, di conseguenza, miglioramento delle nostre condizioni. Lo sport è stato lo sfondo costante della mia vita e ha stabilito degli standard di risultati che si sono tradotti nella mia pratica pittorica. Penso che gli sport, in particolare quelli professionistici, svolgano un ruolo complesso negli Stati Uniti. Gli americani vengono spesso uniti dallo sport, ma c’è ancora molto lavoro da fare.

Il tuo lavoro mette in risalto l’eccellenza atletica degli sportivi afroamericani da un lato e la vulnerabilità della loro comunità dall’altro. Puoi dirci qualcosa riguardo la critica sociale che viene si evidenzia in “To Give and Take”?
Le caratteristiche degli atleti neri – forza, velocità, agilità, capacità di lottare e di dominare – vengono celebrati quando sono in campo, ma quando non è presente un’uniforme (sportiva), quegli stessi attributi diventano minacce per la società. Il titolo deriva dall’idea che gli afroamericani, in questo Paese, devono essere straordinari per ottenere diritti umani fondamentali come il rispetto e la sicurezza personale. La dualità intrinseca nei neri americani, così celebrati come atleti e, contemporaneamente, così vessati dalla polizia e privati di risorse per emergere, è stata l’ispirazione per “To Give and Take”.

Quali sono le influenze alla base del tuo stile pittorico e da cosa dipende l’uso di certi colori? Ti sei ispirato ad altri artisti che hanno analizzato il tema sportivo per lavorare a questa serie?
Per gli artisti che sono venuti prima e per i miei contemporanei nutro enorme rispetto, gratitudine. Penso che chiunque si renda tanto vulnerabile da esprimere il proprio pensiero al mondo, accettando di essere osservato e criticato dal pubblico, meriti il nostro rispetto. Alcuni dei miei eroi artistici sono Henry Taylor, Benny Andrews e Noah Davis. Ciò che apprezzo di più, oltre al loro incredibile talento, è la loro impavidità. Il loro lavoro mette in mostra un connubio di rischio e capacità espressiva. Nel mio lavoro cerco di non nutrire paura, cerco di fidarmi del mio intuito, di muovermi all’interno di esso e di esternarlo.
Cosa ne pensi dell’esponenziale impegno socio-politico degli atleti di alto livello? Sportivi e artisti possono cambiare la società con le loro azioni, parole e opere?
Penso che sport e arte possano influenzare la società in modo significativo. Artisti e atleti, quando hanno successo, possono far forza su un prezioso seguito, su piattaforme che possono essere utilizzate per denunciare le condizioni dei più emarginati. Penso che da un grande potere derivino grandi responsabilità, non credo che artisti o atleti possano avere il lusso di rimanere fuori dal discorso socio-politico, soprattutto negli USA del 2021.

Credi che lo sport fungerà da ispirazione anche per la tua futura produzione artistica?
Lo sport influenzerà sempre la mia pratica: se non letteralmente, anche solo nel modo in cui dipingo. Mi piace però restare aperto a vari scenari e ispirazioni riguardo al futuro. Mi entusiasma l’energia collettiva che sento trapelare da tanti miei contemporanei, in particolare dagli artisti afroamericani. Non vedo l’ora di continuare a crescere ed evolvermi; le possibilità sono infinite.
Credits
Alvin Armstrong
@eyesrevive
Testo di Gianmarco Pacione
Foto di Anna Zorina Gallery
IG @annazorinagallery
annazorinagallery.com
Ritratto di Jordan Lee per gentile concessione dell’artista e della Galleria Anna Zorina
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