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Ted Hesser, l’abitudine sportiva combatte la depressione

‘Chains of Habit’ spiega come lo sport ad alta quota possa limitare demoni e fratture interiori

Tutto comincia da un antico detto e da un bambino che parla con il proprio nonno. Due lupi combattono, uno rappresenta il bene, la gioia, la positività, l’empatia, l’amore e la gentilezza; l’altro l’avidità, la gelosia, la paura. Il bambino chiede al nonno quale lupo vinca… E il nonno risponde: qualsiasi lupo tu voglia sfamare. Lo short film ‘Chains of Habit’ ruota attorno alle sfumature di questa potente metafora nativa, accompagnandoci nelle profondità emotive e psicologiche dell’alpinista, ultrarunner e creativo visuale Ted Hesser, spiegandoci come lo sforzo fisico possa limitare e contrastare la depressione.

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“Avevo incontrato la metafora dei due lupi durante uno shooting nella British Columbia, mi sembrava perfetta per ritrarre e spiegare la depressione. È un’esperienza interiore, senti che qualcosa dà da mangiare a quel lupo cattivo e non riesci ad essere in controllo… Quest’idea risuona dentro di me quando sono depresso, è come se ci fosse un altro attore dentro la stanza. Per questo ho bisogno di fare sport, di correre, di arrampicare. Ne ho bisogno per non passare dei brutti momenti. ‘Chains of Habit’ parla dell’importanza dello sport e della dimensione fisica per riottenere il controllo di ciò che senti scivolare via. L’attività d’endurance è lo strumento più prezioso e sano per creare questo spostamento di focus. È essenziale e sana, al contrario delle droghe o di altre pratiche autolesioniste che, troppo spesso, finiscono per intrappolare persone in difficoltà emotiva e psicologica”

Il rapporto tra la montagna e questo documentarista-atleta parla la lingua dell’amore e dell’intima esplorazione delle debolezze umane. Allevato dal Parco nazionale del Grand Teton, Hesser si riferisce a questo elemento come a un luogo sicuro, dove ha costruito la propria fama lavorativa, e dove, soprattutto, ha plasmato e sta continuando a plasmare la propria identità.

“La montagna mi ha subito dato fiducia, mi ha aiutato, e mi sta ancora aiutando a formare un senso di me. Nel periodo universitario ho avuto la fortuna di studiare oltreoceano e di essere coinvolto in alcune grandi spedizioni documentaristiche. Non ero un atleta di alto livello ed ero un fotografo immaturo, ma stare al fianco di personaggi come Cory Richards mi ha fatto scattare una molla interiore: non pensavo si potesse vivere una vita del genere, e da quel momento sono diventato molto più serio in ciò che facevo. Contemporaneamente ho combattuto la depressione a livello privato. Sia il climbing, che la corsa hanno giocato un ruolo chiave in questa battaglia. ‘Chains of Habit’ vuole raccontare questo ruolo, divenuto fondamentale durante la pandemia, quando l’isolamento aveva trascinato tante altre persone in luoghi oscuri e nessuno parlava dell’importanza dell’attività fisica per limitare e riparare i danni. È una pellicola estremamente personale, una produzione multidimensionale che ha coinvolto il mio cuore e la mia mente”

‘Chains of Habit’ sarà uno dei film protagonisti all’ONA Short Film Festival di Venezia, dove Hesser non potrà essere presente, a causa di un’imminente paternità che sta ulteriormente modificando il suo rapporto con la vita. Un nuovo capitolo in cui lo sport continua e continuerà a giocare una parte fondamentale.

“Un figlio ti fa riflettere. Ultimamente sto lavorando al meglio su me stesso, c’è un piccolo fuoco che mi spinge a cercare di essere più felice, calmo e presente. Tanti non capiscono che quando sei depresso è veramente difficile focalizzarsi su altre persone: non hai abbastanza energia. Sto capendo che non posso prendermi cura di qualcun altro se prima non imparo a prendermi cura di me stesso. Sto meditano, mangiando bene, facendo terapie e attività fisica. Voglio essere la mia versione migliore per mio figlio. La sua nascita con ogni probabilità non mi farà essere presente a Venezia per l’ONA, ma spero che il mio cortometraggio aiuti le persone a ragionare e ad ottenere forza e ispirazione per le loro difficoltà. ‘Chains of Habit’ vuole essere un messaggio positivo, uno dei tanti, che possono dare una mano a tutti noi e alle nostre battaglie quotidiane”

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