Surfin’ Corona

A Punta del Este, Uruguay, tavole, onde e pandemia s’intrecciano, regalandoci degli affascinanti spaccati di vita
Mia D. Suppiej e Michele Francia ci accompagnano a Punta del Este, Uruguay. Un punto d’osservazione privilegiato sull’eterna sfida tra surfisti e Oceano Atlantico, sull’eterna attesa dell’onda perfetta, della massima espressione di questa forma poetico-sportiva.

Ne nasce un’indagine intima, un incontro con singoli trapezisti della schiuma marina, cullati dal vento anche, se non soprattutto, in questo periodo pandemico. Artisti delle brezze come il 28enne Agustín Acosta Mendez, che nelle sue parole racchiude tutto il fascino di luoghi selvaggi e incontaminati.
“Vivo con la mia compagna Yuli e nostra figlia Jazmín a La Juanita, una località turistica naturale e selvaggia che si trova nella città di José Ignacio, 40 km a est di Punta Del Este. Si distingue per essere circondata da vaste spiagge di sabbia chiara, foreste e campi, aria fresca e pulita, fauna e flora autoctone che vantano di un’abbondante biodiversità. Lo scambio tra acque dolci e salate, infatti, è un’incredibile generatore di vita. Visitando questi luoghi è impossibile non rimanere impressionati dalla magnificenza di tutte le specie che vi abitano, come la balena franca meridionale, che qui trova il proprio santuario”
Nella vita di Agustín il surf pare il naturale e doveroso innesto all’ambiente di Punta del Este. Una forma umana di esplorazione, di devozione nei confronti della disarmante bellezza di questa terra affacciata sull’Atlantico.
“Ho iniziato a surfare al compiere dei 9 anni: un amico regalò a mio padre una tavola usata, una styly 6.3 californiana dell‘86. Ho imparato grazie a tanta perseveranza, tante prove ed errori, tanti successi, tante pagaiate, tanti mari e tante tempeste. Ricordo ancora le prime uscite, con i miei genitori che mi guardavano dalla spiaggia. Essere surfista per me significa vivere vicino al mare, fare tutto ciò che puoi per stare vicino alle onde, andare a vedere il mare ogni giorno e ogni volta che ti è possibile, creare la tua realtà attorno a ciò che senti realmente importante. Significa rispettare il mare e ciò che vive in lui. Significa, semplicemente, essere. Un’onda perfetta è un’onda che ti permette di viaggiarci dentro, che ti avvolge, regalandoti momenti di eternità. Il suono di quell’onda è forte e armonico, è sottile. Il tempo rallenta, sei avvolto dall’acqua e sei al sicuro all’interno della spirale… Sei protetto. Quella è l’onda perfetta e ne esci rinato”



Agustín, che lavora come bagnino in una spiaggia locale, ha costruito una serie di alloggi a breve distanza da La Juanita: spazi in cui poter ospitare amanti delle onde provenienti da tutto il mondo, in cui poter vivere serenamente il difficile periodo pandemico.
“In Uruguay c’è una demografia molto bassa e c’è un’estensione molto ampia del territorio in relazione alla sua popolazione. La maggior parte di essa si trova nella capitale, Montevideo: in città più piccole la densità è molto inferiore. Durante la quarantena il nostro modo di vivere e le nostre abitudini non sono cambiate molto… Qui si vive con poco”
A fargli eco è Nicolás Pereira, vero local cullato da sempre dalle maree oceaniche, artigiano specializzato nella riparazione di tavole da surf con il suo ‘Surf Reparaciones’.
“Le mie giornate sono cambiate, certo, però non significativamente. Ho il mio laboratorio di riparazione e costruzione di tavole da surf e, lavorando da solo, ho continuato nonostante il Covid. Sono anche andato a surfare: d’altronde il surfista è connesso alla natura per definizione, si sente più sicuro in mare che in terra, a maggior ragione con questa pandemia”


Nicolás vive di surf sotto tutti i punti di vista. Al ritmo di “el surf y la música son mi vida”, ci catapulta dentro il suo mondo musicale: un mondo formato dal proprio gruppo Sonny Chiba Surf Rock, nato nel 2004, e da eventi come l’Aloha Surf Party di Maldonado e il Festisurf di Montevideo, capaci di riunire band che hanno in comune la musica surf.
Storie di vita, storie di uomini indissolubilmente legati all’oceano, come Agustín Ramallo, che nelle spiagge di Manantiales vede attecchire le proprie radici familiari da quasi un secolo.
“I miei nonni arrivarono a Manantiales nel 1936, poco distante, a Luisymar, c’erano i genitori e i nonni di mia madre. In quegli anni c’erano pochissime case, era tutto una grande e unico profilo di sabbia, erba, pini, acacie e mare. Fin da bambino mi sento connesso con l’acqua. A 10 anni mio padre mi diede una tavola che era riuscito ad ottenere in cambio di qualche lavoretto. Da quel momento ho surfato in giro per il mondo, entrando anche nei circuiti agonistici. Ogni volta che vado a surfare, soprattutto in questo difficile periodo storico, provo una grande sensazione di gratitudine: potermi godere le onde e connettermi con l’oceano mi regala una meravigliosa energia. Grazie al surf, alla famiglia e alla creatività so che avrò la forza per sopportare questa situazione così complessa: in fondo credo che tutto questo ci aiuti a prendere coscienza delle cose semplici e belle della vita”



Credits
CONTRIBUTORS:
Mia da Schio Suppiej
Michele Francia
SURFISTI:
Agustin Acosta
IG @nativosuy
Nicolás Pereira
IG @surfreparaciones
Agustin Ramallo
IG @agu_ramallo
FOTO:
Martin Acosta Rodriguez – @fotosdemar.com_oficial / guiapuntadeleste.com / Salah Calderón / joseignaciovacations.com
15 aprile, 2021
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