Simona Quadarella, la piscina è un luogo di pace e battaglia

La giovane eccellenza del nuoto italiano ci racconta lo speciale rapporto con il proprio ‘spazio blu’
“La piscina è il mio ‘spazio blu’. È un luogo di pace e battaglia. Dentro l’acqua devo combattere con tante cose, prima di tutto con le mie sensazioni. Con le mie sensazioni e con il tempo”
Lo stile libero di Simona Quadarella è un pensato viaggio sensoriale, un ciclico scontro temporale che la 23enne romana sta vivendo con consapevolezza e, nonostante la giovane età, estrema razionalità: caratteristiche rare, che hanno già condotto l’atleta del Circolo Canottieri Aniene nelle corsie più brillanti e rarefatte del nuoto internazionale.

Uno spazio blu che si è tinto più volte d’oro, d’argento e bronzo, sublimando nel livello senior quanto mostrato e dimostrato lungo il periodo giovanile. Suonerà retorico, eppure nel caso di questa già pluricampionessa mondiale ed europea, oltre che bronzo olimpico, si può indubbiamente parlare di predestinazione naturale alla fenditura dell’acqua: predestinazione figlia di una linea di sangue intrisa di cloro e bracciate.
“In casa abbiamo sempre parlato di nuoto. Mio padre è un allenatore, mia sorella maggiore ha iniziato giovanissima e ha proseguito fino agli studi universitari. Io sono stata segnata dal loro esempio. Il nuoto l’ho vissuto tutto: dalle primissime fasi, dalle primissime vasche, ai Mondiali e ai Giochi Olimpici. Ricordo ancora il periodo intorno ai 10 anni, la fase in cui tutto in acqua sembra semplicemente un piacere. Ricordo i dialoghi tra papà ed Erica, da cui ero bonariamente ‘esclusa’… Mia sorella all’epoca gareggiava già ad ottimi livelli, mentre per me il nuoto era ancora un susseguirsi di divertimento ed enormi sogni basati su confuse percezioni infantili”



Percezioni forse irrazionali, forse premonitrici. Quel che è certo è che in breve tempo Simona Quadarella inizia a superare i tempi della sorella maggiore, e non solo, inanellando una prestigiosa serie di ori olimpici, mondiali ed europei giovanili, segnando tempi fantascientifici e dipingendo, non ancora ventenne, il capolavoro europeo di Glasgow 2018, con una storica tripletta dorata sugli 800, 1500 e 400 metri assoluti.
A quel tempo si sprecarono i paragoni con la ‘Divina’ Pellegrini, un’associazione che torna e ritorna fin dagli esordi nelle vasche nazionali, un accostamento probabilmente destinato all’infinito ripetersi mediatico. Paragoni pesantissimi, che Simona è riuscita a somatizzare e gestire inizialmente grazie alla tipica inconsapevolezza adolescenziale, poi grazie al fondamentale ruolo giocato dal padre-consigliere Carlo.
“Ero molto giovane ed ero poco consapevole di cosa potessero comportare quei successi. Mi sono buttata a capofitto in ogni nuova situazione, senza caricarmi di pressioni. Quando sei piccola è tutto più facile, non ti rendi conto di ciò che sta succedendo attorno a te. Chiaro, avevo anche delle incertezze: a 15 anni mi chiedevo se sarei riuscita a migliorare ancora, avevo la paura di bloccarmi, di fermarmi a quel livello: dinamica comune a tanti talenti in erba. Il confronto con mio padre, grande uomo di nuoto, è sempre stato fondamentale: mi ha permesso di sentirmi compresa, di realizzare che all’interno di una carriera ci possono essere apici esaltanti, ma anche momenti estremamente negativi. L’importante è mantenere un costante equilibrio mentale”

E il concetto di equilibrio, all’interno dello spazio blu di Simona, si tinge anche di altre sfumature, di altri significati. Come quelli relativi alla gestione degli studi universitari, impegno che non può minare le prestazioni sportive ma che, contemporaneamente, la nuotatrice romana non vuole snobbare; come la decisione di abbandonare il Corpo dei Vigili del Fuoco, dopo tre anni di legame, per diventare atleta professionista nella leggendaria realtà del Circolo Canottieri Aniene.
“Studio Innovative Technologies for Digital Communications, in futuro mi piacerebbe sfruttare tutto il know-how che ho assorbito in questi anni di rapporti con sponsor e media per restare nello sport, per aiutare i giovani atleti. Non è facile ritagliarsi del tempo per l’Università: ho dovuto letteralmente studiare un modo per studiare… So bene, per esempio, che alcuni periodi sono off-limits, in quelle settimane non voglio che lo studio tolga qualcosa al nuoto. Allenarmi a Roma, nella mia Roma, mi aiuta. Abito a pochi minuti da un circolo che mi dà tutto: l’Aniene ha un passato e un presente da straordinaria eccellenza natatoria. Vedendo Federica Pellegrini gareggiare per questo circolo ho deciso di abbandonare i Vigili del Fuoco e diventare anch’io un’atleta professionista. È stata una scelta di vita che ora vivo come un privilegio”

Proprio nelle sue acque romane, Simona proverà quest’estate a conquistare altri successi europei. I campionati continentali della Città Eterna arrivano dopo la dolceamara esperienza di Tokyo: Olimpiade maledetta, da cui la nuotatrice romana è riuscita a trarre il massimo, con un sofferto bronzo sugli 800 metri dopo giorni di gastroenterite e debilitazione.
Gli occhi della Quadrella s’illuminano al solo pensiero di competere davanti ai propri concittadini e nel suggestivo contesto del Foro Italico. Una situazione nuova e stimolante, un rito di passaggio a lungo atteso, che non sembra però minare le sicurezze della 23enne artista dello stile libero.
“Durante i giorni a ridosso delle Olimpiadi ho cercato di allontanare la sfortuna e di pensare il meno possibile. Pensare il meno possibile credo sia una sorta di chiave per ogni prestazione. Dopo che si lavora duramente per mesi e mesi, d’altronde, credo ci sia ben poco da pensare… Perché la gara dovrebbe andare male? Alle spalle so di avere tantissimi allenamenti e sacrifici, stanchezza e fatica. Questa consapevolezza mi aiuta ad alleggerire le personali aspettative, non ad appesantirle. A Roma, poi, ci sarà il pubblico della mia parte: non so nemmeno cosa aspettarmi, quel che è certo è che sarà stupendo”

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