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Shaq Attack!

Canestri rotti, breakdance, wrestling e rap: semplicemente Shaquille O’Neal

Shaq non smette di essere Attack. Indimenticabile binomio, nato nei Nineties, a cavallo tra il primo e secondo Michael Jordan, con cui avrebbe condiviso, in seguito, il sublime maestro, Phil Jackson. Un omone da 216 centimetri d’altezza e 150 chili di peso, con il 57 di piede: Shaquille O’Neal lo si potrebbe confinare in questi numeri, ma si commetterebbe un grave errore. Non soltanto si parla di uno dei giocatori più dominanti della storia dell’NBA, un centro che entra nella stessa categoria di Wilt Chamberlain e Kareem Abdul-Jabbar.

Dire Shaq significa parlare di un vero intrattenitore, uno che si divertiva con il basket e che, soprattutto, si divertiva a far divertire, fuori e dentro dal campo. Uno stile, un’indole, che non ha subito cambiamenti, da quando O’Neal ha lasciato the Game. In questi mesi ha fatto il giro del web, e quindi del mondo, un video che lo ritrae in prima fila, alla transenna che divide il pubblico dal palco al Tomorrowland, un festival musicale che si tiene in Belgio: Shaq balla, getta acqua sulla folla, si scatena come soltanto lui sa fare. Esattamente come avveniva sui parquet USA, nato Leggenda prima ancora che ci arrivasse.

Una personalità multidimensionale, quella di Shaq. Il suo patrigno, Philip Harrison, sposò sua mamma Lucille (il suo padre biologico, Joe Toney, si era defilato presto), era un militare, educato alla disciplina, a prevalere, dentro di sé, ha sempre avuto il lato giocoso della vita. Rapper, wrestler, e poi commentatore televisivo sagace e spiritoso, Prima che nascessero i social network, la Rete se l’è costruita lui, a suon di show, come quando si mise a ballare la breakdance durante un All Star Game, senza voler citare la naturale sintonia con le schiacciate, un gesto atletico che entusiasma il pubblico e che lui non poteva esimersi, appena ne aveva l’occasione, di proporre. Ha tirato giù i tabelloni, Shaq, ha mandato in frantumi i cristalli, e per marcarlo si doveva ricorrere a studi di meccanica quantistica.

Il re del “pitturato” era il ragazzone, uno che ha vinto quattro anelli e che, quando lasciò i Lakers, in mancanza di un accordo sul rinnovo contrattuale con il proprietario della franchigia, Jerry Buss, per andare a Miami, promise che avrebbe portato gli Heat a quel titolo che non avevano mai conquistato. Non serve dire che fu proprio così. Guascone, ironico, travolgente: se fosse un calciatore e giocasse in Italia, si può essere certi che certe sue “invenzioni” l’avrebbero messo alla gogna, accusato di immaturità, con la solita bollatura: “Non crescerà mai”. Ma Shaq, invece, è  stato ed è un mito NBA e anche di più.

Phil Jackson racconta che quando lo incontrò, in Montana, poco prima di diventare il suo coach a Los Angeles, fu subito travolto dalla sua carica emotiva. Shaquille, d’altro canto, mentre aspettava di vedersi con lui, aveva dato spettacolo buttandosi da un trampolino dentro al lago locale: “All’improvviso – ricorda Jackson – dozzine di barche piene di spettatori curiosi assieparono la baia vicino alla nostra abitazione per fissare sbalorditi questo colosso che si librava in aria. Shaq non li deluse. Dopo l’esibizione dal trampolino, iniziò a fare delle comiche capriole sul molo, quindi si lanciò in un folle tour della baia a bordo di un acqua-scooter”. Beh, cosa pensavate, che fosse il solito articolo pieno di statistiche e dati per descrivere quello che già tutti sanno? No, qui il discorso è diverso. Questo è Shaq Attack.

D’accordo, qualcosa va concesso anche alle cifre. Potremmo, così, dire che O’Neal ha totalizzato 28590 punti in regular season, più 5248 nei playoff. Che ha preso più di 15000 rimbalzi e piazzato oltre 3000 stoppate. Okay, è noioso elencare quello che si può trovare con un semplice giro su Google. Shaquille è stato di più. A metà anni ’90, l’NBA era, principalmente, fatta da MJ e dai suo Bulls. Poi Michael si ritirò, per dopo tornare, e nel frattempo, annunciato come la next big thing della Lega, arrivò Shaq, il fenomeno che monopolizzava le dirette del college basketball, l’imponente pivot dei Tigers di Louisiana State, addestrato da Dale Brown. Scelto dagli Orlando Magic, da lì partì per un’escalation che avrebbe toccato vertici impetuosi. 

Poi si potrebbe dire della sua idiosincrasia ai tiri liberi, un guaio tanto evidente da indurre gli avversari a preparare una strategia tattica – l’Hack-a-Shaq – per portarlo in lunetta. Ai Lakers, Phil Jackson e il suo staff decisero di dargli il supporto di uno specialista del fondamentale, Ed Palubinskas. La cosa funzionò, almeno per qualche tempo. Okay, però adesso finiamola qua con la pallacanestro. Volete mettere l’O’Neal d.j., noto con l’alias Diesel? Ne sanno qualcosa le tante persone che sono accorse alla spiaggia del Poetto, a Cagliari, nel fine settimana, per ballare al ritmo della sua musica.

Oppure quello che, nella sua avventura da wrestling, è stato battuto soltanto dall’assalto collettivo di tutti gli altri rivali? 

E ancora, lo Shaq che si scatena nella rubrica “Shaqtin ‘a Fool”, raccontando con tono scanzonato le giocate più comiche della giornata NBA? E poi, lui che “molesta” Charles Barkley, pure lui opinionista tv, con scherzi di ogni genere, immediatamente virali. Certo, se sei Shaquille mica ti può spaventare l’eventuale reazione stizzita di chicchessia, per quanto sia uno grosso e dai modi notoriamente poco accomodanti.

D’altronde, pure Sir Charles sa che per Shaq c’è una missione da compiere prima di tutto: il divertimento. E, potete scommetterci, la porterà sempre a termine con successo.

Redazione
1 gennaio 2020

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