Semplicemente differente. Lonnie Walker IV
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Il ragazzo dai capelli ad ‘ananas’ che potrebbe segnare indelebilmente l’NBA
Gianmarco Pacione
12 dicembre 2019
“Penso di essere la vera definizione di ‘differente’, sarà interessante vedere come mi adatterò, come cambierò e quanto sarà pronta l’NBA a vedere qualcuno come me”
Nel giugno 2018 Lonnie Walker IV si approcciava con estrema ‘self-confidence’ al piano superiore. Lo faceva consapevole delle sue peculiarità fisiche e cestistiche, lo faceva predisposto di una materia grigia superiore alla media.
Un fare apparentemente spocchioso, solo apparentemente, però. La frase lanciata in pasto agli addetti ai lavori, dispersa nel vorticoso periodo pre-draft, definisce solo uno dei lati più affascinanti del ventenne di Reading. Lonnie Walker IV è un apprendista del mondo, è un praticante della palla a spicchi. Un ragazzo sorprendentemente riflessivo, ben camuffato sotto la scenografica chioma.

Nato a Reading, Pennsylvania, l’infanzia di Walker si discosta leggermente dal banale e crudo canovaccio dell’afroamericano medio. La figura paterna durante la sua maturazione è presente, presentissima. Papà Lonnie Walker III è un grande lavoratore, un uomo eticamente retto e abile nel guidare il figlio, distanziandolo da un intricato panorama di omicidi, gang e traffici illeciti. Uno stakanovista capace di portare a casa quattro stipendi diversi pur di tenere a galla, decorosamente, la propria famiglia: condizione improbabile nella scolorita cittadina della contea di Berks.
La percentuale di crimini in questo nucleo urbano di 90mila persone, relitto storico legato all’ormai abbandonata Reading Railway, è difatti del 16% più consistente rispetto alla media nazionale. Un buco nero per giovani anime compromesse da un ambiente marcio e decadente.
“Uscire da Reading o da contesti del genere è una sfida. Crescendo capisci come approcciarti alla vita in una maniera diversa. Ogni giorno tornando da scuola devi affrontare avversità di ogni tipo, devi essere preparato al mondo esterno, fuori dalla porta di casa può succederti qualsiasi cosa. Spero che giocare in NBA possa aiutare i bambini della mia comunità, spero possa sbloccare la loro mentalità chiusa e depressa”

L’altra faccia di Lonnie esce alla distanza, alla seconda frase, al primo ragionamento profondo. Nell’intimo di una presenza muscolare devastante si nasconde una coscienza sociale ben coltivata, un cervello indagatore. L’unico rimpianto del talento della Pennsylvania, a suo dire, è quello di aver abbandonato troppo presto il college: studiare gli piaceva, e anche molto. L’NBA, però, l’ha convocato prestissimo. È bastato un anno da freshman in maglia Hurricanes, a Miami, per far innamorare perdutamente gli scout di mezza America.
La fama nel mondo dei grandi, nell’immediato, non è arrivata per le prestazioni sul campo, ma grazie ai caratteristici capelli ‘pineapple’, ad ‘ananas’, divenuti rapidamente oggetto di culto. Su Lonnie i quasi 2 metri di altezza diventano 2 e 5, 2 e 10, aiutati da una capigliatura tesa verso l’alto, pronta a pungere il cielo danzando e seguendo un flow esclusivo.
Walker IV è pluridimensionale, è uno dei giocatori più moderni entrati nella Lega. La sua apertura alare di 2 metri e 8, le sue qualità perimetrali, la sua dimensione interna da ciclone del pitturato ne fanno un purissimo diamante grezzo. Non a caso gli Spurs, guidati dall’eterno santone ‘Pop’, hanno immediatamente puntato sul ragazzo di Reading, selezionandolo alla 18 nel Draft della passata stagione. Se un problema al menisco ha minato tutta l’annata 2018-19, la stagione attuale è stata anticipata da una Summer League semplicemente strabordante, dove le luci di Las Vegas hanno accompagnato in uno splendido duetto gli svariati trentelli del prodotto di Miami.
“La pazienza non è passiva, al contrario, è attiva, è forza concentrata”
Su Instagram il ventenne ha reso chiaro il mantra di questi primi mesi in Texas. Pazienza. Una pazienza attiva, fatta di allenamenti intensi e risposte alle chiamate di uno staff tecnico sempre più convinto dalle prestazioni di Walker IV. Una pazienza sbocciata in nottate di grazia, come quella contro i Rockets: quando James Harden si è visto sbiadire di fronte alla veemenza atletica del classe ’98.
19 punti tra quarto quarto e OT: rubate, schiacciate ad altezze celestiali, una serie dinamitarda di triple fondamentali. Walker IV ha marchiato il territorio, facendo urlare al popolo Spurs il desiderio di vederlo in quintetto o, comunque, maggiormente utilizzato. Innamorarsi delle sue movenze melliflue ed esaltanti, d’altronde, è quasi obbligatorio. Nelle ultime 10 partite il suo utilizzo è aumentato, superando i 10 minuti di media e rosicchiando (ahinoi) minutaggio ad un Belinelli non propriamente in forma.
In rampa di lancio. Con le dovute precauzioni e i giustificabili scivoloni. La condizione di Walker IV è in costante bilico tra l’esplosione definitiva e la dura reprimenda di Popovich. Non è casuale lo sbotto del coach d’East Chicago arrivato poco più di un mese fa: “Mi aspetto uno sforzo maggiore, deve fare tesoro dei minuti che gli vengono concessi. Questa sera mi è sembrato non competitivo”. Alle ruvide frasi di ‘Pop’, Walker ha risposto in maniera matura, razionale: “Non prendo il negativo dalle parole del coach, prenso solo al lato positivo. Mi sta criticando per ottenere il meglio. Se mi dice che vuole più sforzo, io mi sforzerò di più. Non ci sono scuse a riguardo”.

Nell’arco dei 48 minuti Walker IV può occupare tanti spot, facendo del suo atletismo una risorsa unica per gli speroni. Le magnifiche gambe da saltatore in alto sono un’arma che ha già scioccato avversari, lasciandoli a bocca aperta, e compagni del calibro di DeMar DeRozan, che si è detto meravigliato dal corpo del giovane compagno di squadra, definendolo il miglior atleta della squadra (e se a dirlo è proprio DeRozan…).

Ora possiamo solo attendere, sperando che il potenziale di Walker IV si concretizzi e raggiunga il suo pieno compimento. Nel mentre possiamo gustarci i suoi highlights e, perché no, le sue interviste quantomeno originali: chiaro manifesto di un’intelligenza sofisticata. Un esempio? All’interno della querelle Irvingiana riguardante il terrapiattismo, il prospetto di Reading ha fornito una risposta inaspettata: “La Terra è piatta? No… Penso che la Terra sia semplicemente un’illusione, tutto qui”.
Speriamo che le tante illusioni cestistiche di Lonnie Walker IV non restino tali.
Gianmarco Pacione
Sources & Credits
Photos sources: https://www.nba.com/spurs/photos Video sources: https://www.youtube.com/watch?v=Bwp5yi60rlA https://www.youtube.com/watch?v=70khKN4Dd3E
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