Sadio Mané, l’umile eroe senegalese

La Coppa d’Africa è l’ultimo successo di un calciatore speciale
Da un rigore all’altro. Dall’inferno al paradiso. Dall’incubo alla gioia liberatoria. La finale di Coppa d’Africa di Sadio Mané è stata un’allegoria della sua parabola, della sua esistenza, racchiusa in 120 minuti (e oltre).
Nel catino di Yaoundé è andata in scena una tragedia greco-senegalese di cui Mané è stato contemporaneamente attore protagonista e deus ex machina. Prima il rigore sbagliato al minuto 7, la potenziale gioia respinta dai guantoni dell’ispiratissimo portiere egiziano Gabaski, l’oblio temporaneo di un geroglifico intraducibile.
Poi l’esaltazione individuale e collettiva di un popolo, di una nazione, regalata dallo stesso identico gesto tecnico, questa volta eseguito alla perfezione oltre i tempi supplementari: in quel momento in cui anime, cori e respiri si cristallizzano per lasciare spazio a dieci componimenti in rima dal dischetto.
A Mané è capitato l’ultimo verso, il decisivo. Ha osservato per un attimo il cielo, viaggiando indietro nel tempo, cercando nel passato la forza per il presente. Ha calciato secco e potente, consegnando la prima, storica, coppa continentale ai ‘Leoni’ senegalesi, vedendosi premiato come miglior giocatore della competizione.

Un’allegoria, dunque. Nell’iniziale fallimento di ieri sembra racchiudersi la prima parte della vita del già Pallone d’Oro, sembra celarsi l’infanzia complessa di un ragazzo testardamente devoto al calcio: ad una passione totalizzante, osteggiata da tutto e tutti.
In primis dalla geografia, dal minuscolo villaggio di Bambali che gli diede i natali nel 1992. Mille chilometri a separarlo da Dakar, molti di più a separarlo da un calcio reale. “In quella zona del Senegal puoi solo diventare un contadino, non hai altre speranze. Da bambino facevo fatica a trovare un pallone. Passavo il mio tempo a giocare con della frutta, dei barattoli o dei sassi”, ha dichiarato l’attaccante del Liverpool nel docu-bio ‘Made in Senegal’.
Non aveva prospettive concrete, Mané, il suo talento era boicottato tanto dal contesto socioeconomico, quanto dalla resistenza familiare. Il padre, imam del villaggio, non vedeva di buon occhio la pratica sportiva e sconsigliò al figlio di perseguire il sogno del pallone. Lo fece fino alla sua morte, giunta per una banale complicazione intestinale quando Mané aveva solo 7 anni.
“Ho dovuto sacrificare tutto, per diventare un calciatore”, ripete spesso la più brillante stella africana, ripensando agli anni adolescenziali. Se l’estrema periferia senegalese composta di campi sabbiosi, aree sovrappopolate e pali in legno lo elesse presto ‘Ballonbuwa’, mago del pallone, solo una segreta epopea in autobus gli permise di assaporare un calcio difficile anche solo da immaginare. Mané partì in piena notte, ad appena 15 anni, fece perdere le sue tracce ai familiari per un paio di settimane e raggiunse il centro di sviluppo Generation Foot.
“Quando arrivai a Dakar, mi sembrò di entrare a Parigi, scoprii una società civilizzata. Entrai in campo e un allenatore mi guardò scarpe e pantaloncini scuotendo la testa, mi disse che non potevo pensare d’allenarmi con del materiale così logoro. Io gli dissi che era tutto quello che avevo…”. A pochi anni di distanza da quella fuga notturna, Mané venne visionato e agganciato da un osservatore del Metz: il viaggio sopra il Mediterraneo fu l’inizio di un climax ascendente che l’avrebbe portato dalla Ligue1 a Salisburgo, dal Southampton al Liverpool e ai successi in Premier e Champions League.

Un’allegoria sportiva, un’allegoria umana. Perché in quel secondo tiro dal dischetto, calciato davanti agli occhi vitrei del suo compagno di club Momo Salah, è anche racchiusa la grandezza esterna al campo di Sadio Mané. Un eroe umile per il suo Senegal, un eroe umile per la sua comunità, costantemente impegnato nel restituire quello che, inaspettatamente, gli ha regalato il calcio.
“L’educazione è la priorità per la vostra generazione, così come la salute”, aveva dichiarato durante l’inaugurazione di un complesso scolastico costruito a Bambali interamente a sue spese. Investimento di 350mila dollari superato dai più recenti 693mila dollari utilizzati per costruire un ospedale nella sua terra natia. “Mia sorella è nata in casa, tutti noi siamo nati in casa per l’assenza di un ospedale. Mio padre è morto perché è stato curato con la medicina tradizionale africana. Questo non accadrà più…”.
Ma l’influenza di questo atipico campione va oltre la beneficenza, trovando la propria esaltazione nel piccolo gesto, nell’attenzione alle emozioni altrui, nell’azione virtuosa che non sente la necessità della ribalta social.

La moschea di Liverpool pulita dopo una partita contro il Leicester, l’acqua portata insieme ai magazzinieri della propria Nazionale, le maglie ‘Reds’ regalate a migliaia di bambini… Gesti di eccezionale normalità, di una sensibilità riassunta perfettamente nella sua citazione più celebre e virale: “Perché dovrei avere 10 Ferrari, 20 orologi pieni di diamanti o due aeroplani? Questi oggetti cosa farebbero per me e per il mondo? Da piccolo ero sempre affamato, lavoravo nei campi. Ho superato tempi durissimi, in cui giocavo a calcio scalzo, non ho avuto un’istruzione e molte altre cose, ma oggi, grazie a quello che guadagno con il calcio, posso aiutare molte persone”.
Da un rigore all’altro. Dall’inferno al paradiso. Dall’incubo alla gioia liberatoria. Quella andata in scena nella finale di Coppa d’Africa è l’allegoria perfetta di Sadio Mané, della sua esistenza e del rapporto con il suo popolo, finalmente impreziosito con un trofeo a lungo atteso. “È il miglior giorno ed è il più bel trofeo della mia vita”, ha dichiarato mentre le strade asfaltate di Dakar e quelle terrose di Bambali si coloravano di gioia e speranza.
Testo di Gianmarco Pacione
Sources & Credits
Photos sources: https://www.goal.com/en/news/senegals-lucky-charm-when-mane-scores-teranga-lions-never/1nysiubb5w79m1l3m17kdkb6w6https://inews.co.uk/sport/football/afcon-2022-final-africa-cup-of-nations-sadio-mane-penalty-senegal-vs-egypt-1446643https://www.insidesport.in/senegal-afcon-winners-2021-senegal-are-champions-of-africa-after-beating-egypt-on-penalties-in-afcon-finals-mane-beats-liverpool-teammate-mo-salah/https://www.instagram.com/p/CZMWnxwrVmF/
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