Nino Benvenuti, il campione del popolo

L’esule che grazie al pugilato è salito sul tetto del mondo
“Quel ciuffo di capelli biondi che gli ricadeva sugli occhi, quel suo modo di fare sempre sicuro e a volte altezzoso, la sua insofferenza alla critica, la sua ambizione, la sua infinita spavalderia, la sua serenità e la sua tranquillità, il sorriso largo e a volte indisponente gli avevano creato tifosi e detrattori insieme. Quella sua sete di protagonismo anche fuori dal ring gli nuoceva, ma a lui andava bene così. Pareva divertirsi, italiano, bello, col viso pulito, piaceva alle donne. Gli italiani d’America avevano scoperto in lui il loro difensore.” Lamberto Artioli, storica penna de “Il Tempo”, dipinge così Nino Benvenuti, uno dei più grandi pugili di tutti i tempi.

Per comprendere appieno l’essenza di Benvenuti, pugile e uomo, occorre fare qualche passo indietro. In seguito alla tragedia della seconda guerra mondiale, i confini nazionali erano quanto di più sensibile si potesse immaginare. Nino viene al mondo nel 1938 a Isola d’Istria, piccolo promontorio cullato dalle acque dell’Adriatico. Storicamente territorio italiano, nel dopoguerra Isola passa sotto il controllo jugoslavo, parte di quello che all’epoca era conosciuto come Territorio Libero di Trieste.
Il TLT è diviso in due parti politicamente opposte. La cosiddetta Zona A dipendente dallo Stato Italiano, si estendeva fino ai comuni di Muggia e San Dorligo della Valle. Sebbene ci vivessero migliaia di italiani, l’Istria fa parte della Zona B ed è controllata dalle feroci truppe del generale Tito. Il giogo jugoslavo è particolarmente rigido ed intollerante verso i propri oppositori.
Dopo il sequestro della propria villetta di Isola, la famiglia Benvenuti decide di trasferirsi a Trieste, città simbolo della zona A dove papà Fernando aveva già un’attività commerciale. Il padre è una figura di riferimento per Nino, nonché colui che gli trasmette la passione per il pugilato.
Nino si allena all’Accademia pugilistica di Trieste, viene forgiato dai gelidi ed inarrestabili venti di bora. È un pugile ancora giovane, ma decisamente promettente: a sedici anni viene incoronato campione italiano novizi. Negli anni successivi, colleziona cinque cinture nazionali in altrettanti anni, un palmarès che viene impreziosito da due ori europei conquistati a Praga e a Lucerna.

UN PUGNO AL PASSATO: LE OLIMPIADI DI ROMA
Lottare per sé stessi, per la propria famiglia, per un popolo intero. L’essenza del pugilato, dello sport, delle Olimpiadi.
Roma, 1960. Alla vigilia dei giochi olimpici, Natale Rea, responsabile della nazionale italiana di pugilato, convince Benvenuti a perdere quattro chili in modo da poter competere nella categoria dei pesi welter. Sebbene fosse leggermente debilitato dalla dieta, il pugile italiano domina i primi turni, sconfiggendo Jean Josselin, futuro campione europeo di categoria, Ki-soo Kim e James Lloyd. L’atto conclusivo, quello che potrebbe farlo salire sul gradino più alto del podio, lo vede trovarsi di fronte il temibile pugile sovietico Jurij Radonjak.
Il match è piuttosto equilibrato, nessuno dei due pugili pare riuscire a sferrare il colpo del K.O. all’avversario. Benvenuti, dotato di intelligenza e furbizia sopraffine, scorge un piccolo spiraglio nella corazza di Radonjak: sferra quindi un sinistro potente e preciso che manda al tappeto l’atleta di Groznyj, il quale può solo arrendersi ai guantoni del pugile azzurro. Al termine della competizione, Nino Benvenuti verrà eletto miglior pugile del torneo, piazzandosi addirittura al di sopra di una leggenda come Cassius Clay in questa speciale classifica.
Un uppercut che mette al tappeto gli anni dell’oppressione. L’oro olimpico conquistato nella sua Italia. L’emozione di sentire cantare l’inno di Mameli dal popolo che l’ha accolto e che ora fieramente rappresenta. Nino Benvenuti è “The People’s Champ”, il campione di tutti: degli esuli istriani, degli italiani, di chi, dal Belpaese, se n’è andato per cercare fortuna altrove. L’Italia, una nazione spesso amaramente divisa su più fronti, scopre in Benvenuti una rinnovata unità.

NEMICI, AMICI: QUANDO LA BOXE UNISCE ATLETI E POPOLI
“Non puoi non diventare amico di un pugile con cui hai diviso la bellezza di quarantacinque round”. Si esprime così Nino Benvenuti parlando di una delle rivalità che hanno segnato la storia pugilistica del ventesimo secolo. Quello tra lui ed Emile Griffith è un rapporto di rara sincerità e rispetto reciproco che si è esteso per anni anche fuori dal ring.
Il primo incontro tra i due avviene nel gennaio 1967. Forte della miglior forma fisica della sua carriera, Benvenuti è deciso a conquistare la cintura mondiale dei pesi medi, che in quel momento apparteneva proprio al pugile afroamericano. Nino vola negli Stati Uniti per osservare da vicino il campione nato a Saint Thomas, senza rimanerne particolarmente impressionato. In seguito al via libera del Madison Square Garden di New York, l’incontro viene fissato per il successivo 17 aprile.
Sebbene Benvenuti fosse considerato tra i migliori pugili al mondo, non furono solo i suoi successi a consentirgli di battersi con Griffith. Il comitato organizzativo era infatti persuaso più dalle potenziali conseguenze sociali, che da quelle sportive: Il trionfo del pugile italo-istriano, con i suoi capelli biondi e gli occhi cerulei, poteva porre fine al dominio afroamericano sul ring.
L’incontro si svolge in un’atmosfera infuocata, nessuno dei due pugili è intenzionato a deludere i propri tifosi. La RAI racconta il match via radio, registrando circa diciotto milioni di ascoltatori. Al termine di quindici estenuanti riprese, Nino Benvenuti diventa il primo italiano di sempre ad essere incoronato campione mondiale.
Il contratto siglato con Griffith prima del match prevede una clausola di rivincita a favore del pugile perdente, una possibilità che Emile decide di cogliere nel settembre 1967. Forte del successo nel confronto precedente, questa volta è Benvenuti ad avere i favori del pronostico, nonostante le accuse di essersi presentato all’incontro con una preparazione approssimativa e lontana da quella del primo incontro. Al secondo round, Griffith sferra un colpo al tronco di Benvenuti, provocandogli una dolorosa frattura al costato: il match è compromesso irrimediabilmente, ed al pugile italiano non resta che concentrarsi sulla terza, decisiva sfida contro l’americano.
4 marzo 1968, Madison Square Garden. Lì, dove tutto è iniziato. Quasi un anno dopo lo storico trionfo tricolore, i due pugili sono chiamati alla resa dei conti finale. Il match è ancora una volta estremamente equilibrato. Alla nona ripresa Benvenuti riesce a sferrare un potente gancio alla mascella di Griffith il quale, frastornato per il colpo subito, cade a terra. Nonostante il grave danno subito, il pugile americano non si arrende, continuando a dare parecchio filo da torcere al triestino. Al termine dell’incontro il braccio alzato è quello di Benvenuti che riporta così il titolo nel Belpaese.
Quello di Nino Benvenuti sembra un regno destinato a non finire mai: anno dopo anno, annienta tutti coloro che provano a sottrargli la cintura di campione mondiale. Tutti tranne uno, Carlos Monzòn.

Ormai trentaduenne, Nino Benvenuti si appresta a difendere per la sesta volta i titoli mondiali WBC e WBA. A causa del disaccordo sul nome degli sfidanti proposti dai due enti, viene deciso che sarà Benvenuti stesso a decretare chi sarà il suo avversario. La scelta ricade su Carlos Monzòn, pugile argentino ancora semisconosciuto ma dall’ottimo record di 67 vittorie, 3 sconfitte e 9 pareggi. La decisione di Benvenuti viene criticata, l’appeal dell’avversario è decisamente basso, tanto che nessun giornalista argentino seguirà Monzòn nella sua sfida a Roma.
“Da questo ring scenderò o vincitore o morto.” Nonostante i pronostici non favorevoli, il pugile argentino è determinato a conquistare il titolo mondiale. Dopo un iniziale equilibrio, lo strapotere fisico del boxeur di San Javier ha la meglio sull’esperienza di Benvenuti, costretto quindi a cedergli il trono.
La rivincita è pressoché immediata, Benvenuti dichiara di essere in eccellenti condizioni fisiche e sembra pronto per riconquistare il titolo mondiale. Nino inizia in maniera particolarmente aggressiva, attaccando con frenesia il nuovo campione dei pesi medi. La foga agonistica del pugile italiano si rivela piuttosto controproducente: la grande resistenza ai colpi di Monzòn finisce per sfiancare Nino, il quale si ritrova a dover incassare i pugni dell’argentino senza poter difendersi troppo efficacemente. Giunti quasi alla fine del terzo round, il manager di Benvenuti getta la spugna in segno di resa, confermando la supremazia di Carlos Monzòn.

Successivamente a questo incontro, consapevole di non essere più il fuoriclasse di qualche anno fa, Nino Benvenuti si ritira definitivamente dal pugilato professionistico con un incredibile record di ottantadue vittorie, un pareggio e sole sette sconfitte.
Lo spessore umano ed atletico di Benvenuti è misurabile non tanto dal numero di titoli vinti in carriera, quanto dalle amicizie genuine e durature sviluppate con i suoi avversari nel ring.
Nino è stato scelto come padrino di uno dei figli di Griffith ed e stato vicino ad Emile stesso dopo che quest’ultimo ha dichiarato pubblicamente la sua bisessualità. Qualche anno dopo, avendo donato gran parte del proprio patrimonio alla sua famiglia, Emile Griffith si ritrova pressoché povero ed oltre alle difficoltà economiche, gli viene diagnosticata una grave sindrome di demenza pugilistica. Nino Benvenuti aiuta l’amico anche in questa occasione, contribuendo attivamente ad una raccolta fondi per il pugile afroamericano.
Benvenuti volerà più volte anche in Argentina per incontrare Carlos Monzòn durante il periodo di detenzione successivo al terribile assassinio della moglie.
Durante la sua carriera Nino Benvenuti ha avuto la straordinaria capacità di unire popoli interi: quello degli esuli d’Istria, quello dei paisà italiani all’estero, quello europeo e quello afroamericano grazie all’amicizia con Griffith. Nino Benvenuti è determinazione, tenacia, resilienza. È il manifesto degli imprescindibili valori dello sport e della vita.
Filippo Vianello
Sources & Credits
Photos sources: https://www.lanacion.com.ar/deportes/boxeo/carlos-monzon-nino-benvenuti-50-anos-nid2500119/https://www.raiplaysound.it/audio/2019/04/Il-Pescatore-di-perle-50-anni-dopo-Benvenuti---Griffith-c2841532-3392-4108-9401-5edb5eea6364.htmlhttps://www.tribpub.com/gdpr/nydailynews.com/https://www.google.com/urlsa=i&url=https%3A%2F%2Ftwitter.com%2Fftblsm%2Fstatus%2F1298234043662819329&psig=AOvVaw18KXX18IYuea_BkvdWViWQ&ust=1651077066441000&source=images&cd=vfe&ved=0CAwQjRxqFwoTCPjuw8-TsvcCFQAAAAAdAAAAABAFVideo sources:
https://www.youtube.com/watch?v=vGkytHDTYSQ
https://www.youtube.com/watch?v=ZY2lrDTPLbI
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