Behind The Lights – Michael Blann

Intervista al raffinato fotografo inglese, capace d’immortalare la massima espressione delle due ruote e di ciò che le circonda
Inserire la sforzo nel contesto, inserire il contesto nello sforzo. Per comprendere l’opera fotografica di Micheal Blann bisogna riflettere sulla capacità di uno scorcio naturale di nobilitare la temporanea fatica sportiva, l’eterna fatica umana, e viceversa.

Mont Ventoux
Negli scatti dell’inglese nulla è disordinato, nulla è condensato o claustrofobico, nulla è fuori posto. Il presente si distende in un periodo ipotetico, infinito, dove tutto è sospeso, dove tutto è ritratto dall’occhio raffinato di quello che, istantaneamente, assume i connotati di un paesaggista contemporaneo.
Scenario dopo scenario, vetta dopo vetta, Blann immortala la massima espressione del ciclismo, facendo appello alla propria sensibilità sportiva e grafica: una sensibilità maturata negli anni trascorsi in prima persona sui pedali.
“Il ciclismo è nel mio sangue, è una costante della mia vita. Sono cresciuto pedalando sulla costa meridionale dell’Inghilterra, affacciato sul mare. A 19 anni ho provato il grande salto, andando in Australia per inseguire il sogno del professionismo. Dopo qualche tempo mi sono semplicemente reso conto di non essere abbastanza bravo per raggiungere certi livelli, sono tornato a casa e mi sono iscritto all’Art College”

Zermatt
Durante il percorso accademico, Blann sviluppa la passione per la stampa, si lascia ammaliare da litografie e immagini su carta, inizia ad elaborare foto e creazioni altrui, poi decide di prendere la macchina fotografica in mano.
“Il mio primo reportage è diventato parte della mia tesi universitaria. Sono andato in Bulgaria per una settimana e sono tornato con una serie di immagini in bianco e nero. Il mio amore per la fotografia credo si possa riassumere negli oltre 500 libri che fanno parte della libreria di casa”
Scaffali interi di carta e copertine, che definiscono le multiformi influenze della fotografia di Blann. La sua visione attinge da mondi paralleli, addirittura molto distanti tra loro: come quello del design o dell’universo pubblicitario. Così ecco lingue d’asfalto tagliare rispettosamente giganti montuosi, ecco salite tortuose elevate ad una dimensione epica, ecco mutare il senso di un’intera gara ciclistica.

Bradley Wiggins

Zwift
L’atleta nelle foto di Blann non sfida i propri colleghi, va invece all’assalto dell’inscalfibile elemento naturale, lo popola con dignità, ne subisce la maestosa potenza sensoriale. Concetti che vengono riassunti dalle istantanee di due maestri della fotografia che hanno ispirato particolarmente il canone artistico dell’inglese.
Da una parte i contesti paralleli ritratti da Andreas Gursky: ondulate vie di passaggio, palazzetti gremiti di formiche umane, strade che dipingono una tela desertica. Dall’altra la cultura della sofferenza, esaltata per definizione dalle due ruote e omaggiata dagli impattanti dettagli di Tim Kolln.

Andreas Gursky – Tour de France, 2007

Andreas Gursky – Bahrain, 2005

Andreas Gursky – Klitschko, 1999
“La mia fotografia non esplora il semplice gesto sportivo, si focalizza sull’impatto dell’uomo sul mondo, sull’orma che lasciamo su di esso, su come popoliamo e interagiamo con un determinato spazio. Non mi piace stare dentro l’azione, preferisco fungere da occhio esterno. Proprio per questo tanti dei miei lavori in altri ambiti mi vedono fotografare dall’alto piazze o strade, contesti in cui il flusso umano è costante. La montagna riassume alla perfezione questo concetto: le strade che tagliano le vette incarnano l’idea dell’elemento umano che s’innesta in quello primordiale. Proprio alla montagna è dedicato il mio libro ‘Mountains’: mi sono voluto focalizzare su questo elemento perché, quando è a contatto con l’uomo, ritengo riveli una potentissima metafora. Il ciclista che affronta una scalata equivale idealmente all’uomo che supera un ostacolo impossibile da affrontare”

Timm Kolln – Mark Cavendish, 2007

Timm Kolln – Alejandro Valverde, 2017

Timm Kolln – Andy Schleck
Nonostante l’impegno di Blann si sia suddiviso anche in altre discipline sportive, come il calcio (con alcuni lavori per la Nazionale inglese e per l’FA) o la boxe, i pedali sono rimasti la materia catalizzante della sua opera fotografico. Un lavoro che, a suo dire, condivide moltissimi aspetti con le due ruote stesse.
“Credo ci sia un fortissimo legame tra fotografia e ciclismo: esci ed esplori, mappi l’area, registri dei dettagli, percepisci un grande senso di libertà. Sono azioni solitarie, profondamente introspettive, che ti distolgono dalle distrazioni esterne. Potrei avventurarmi sulle montagne, in compagnia della mia macchina fotografica, per ore e giorni. Lo stesso vale per i miei giri in bicicletta. Un aspetto meraviglioso della bici è che ti fa scoprire aree enormi. Dico sempre che se sei un podista puoi scoprire la tua città, se sei un ciclista puoi scoprire la tua regione. La durezza del ciclismo è un altro aspetto che mi affascina particolarmente: la sofferenza obbliga implicitamente i ciclisti ad essere persone vere, con i piedi per terra, ad avere delle personalità più interessanti rispetto a tanti altri sportivi”

Pont Thibault, Roubaix
Credits
PH Michael Blann
IG @michaelblann
WEB michaelblann.com
TEXT Gianmarco Pacione
–
PH Timm Kölln
IG @timmkoelln
WEB timmkoelln.com
PH Andreas Gursky
1 febbraio, 2021
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