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Matteo Ballarin. Perché investire nello sport?

Il fondatore di WITHU ci racconta come far convivere passione sportiva e obiettivi aziendali

Lo sport come sacra rappresentazione scenica, lo sport come complesso universo economico-finanziario da approfondire. Abbiamo deciso di uscire dal campo di gioco e di chiacchierare con Matteo Ballarin, uno degli imprenditori italiani che, negli ultimi anni, ha maggiormente legato il nome della propria azienda al panorama sportivo.

Il Presidente e fondatore di WITHU, realtà che si occupa di servizi come luce, gas, internet, fisso e mobile, ci ha spiegato cosa si celi dietro la scelta d’investire in sponsorizzazioni sportive.

Buona lettura.

Riccardo Bagaini

Matteo Ballarin

La zona industriale alle porte di Verona, nel suo confine più orientale, si presenta grigia e laboriosa. In questo crocevia economico tutto è produttivo, tutto è teso al raggiungimento di monopolizzanti obiettivi aziendali. Affari, fatturati, febbricitanti contrattazioni… Il valzer della redditività non ha pause, non può permettersele. Nulla di più distante dall’universo sportivo, sembrerebbe.

Eppure all’ingresso della sede-feudo di WITHU il panorama muta diametralmente, fanno capolino insolite schegge visive, lampi di sport innestati tra scrivanie e sale riunioni.

Matteo Ballarin, l’uomo che di WITHU è mente pensante e creatore, ci accoglie dando le spalle ad una gigantografia di Franco Morbidelli. Il logo della sua azienda timbra la livrea della Yamaha numero 21.

“Alla prima vittoria di Franco nel mondiale MotoGP mi sono ritrovato seduto per terra, sulla pit lane di Misano, a bere una birra con tutto il team. Era sera inoltrata, c’era quella sensazione di aver conquistato qualcosa di unico tutti insieme. Sono momenti che ti restano dentro, è un tipo di gioia, di energia condivisa che ha pochi eguali”

Riccardo Bagaini

Franco Morbidelli sulla sua Yamaha

L’energia come denominatore comune, dunque, punto di contatto tra la stessa WITHU, che dell’energia fa il proprio settore d’interesse, e le realtà sportive da essa supportate. Un processo, quello dell’avvicinamento al mondo dello sport, che Matteo Ballarin ha maturato in anni vissuti da atleta prima, da tifoso poi.

“Il mio rapporto con lo sport si perde nel tempo. Da giovane ero semplicemente un onesto praticante. Ho iniziato a giocare a calcio nella classica squadra di quartiere, ma sarò onesto: ho scaldato tutte le panchine della città. Poi ho vissuto una parentesi di atletica leggera con il lancio del giavellotto, eravamo in pochissimi a praticare quella disciplina e arrivavo sempre a metà classifica, erano risultati dal valore relativo… Quello che amo da sempre è vivere lo sport da osservatore, frequentare il più possibile quest’universo. Per esempio sono andato a lungo in curva durante gli anni d’oro del basket veronese, il periodo di Citrosil e Glaxo. Da veronese mi ha anche affascinato la favola clivense e la cavalcata culminata nell’approdo all’Europa. Da grande cultore della materia ho anche seguito dal vivo tantissime gare di rally. Lo sport per me è sempre stata una questione d’aggregazione, di puro piacere: come quando si partiva con gli amici e, zaino in spalla, si andava in montagna con la tenda per aspettare in compagnia le derapate di Miki Biasion. Lui è stato il mio idolo giovanile nei motori. Nel calcio e nel basket ho ammirato due artisti come ‘Le Roi’ Platini e, anche se più di recente, Steve Nash: la naturalezza del gesto e del pensiero sono caratteristiche che mi fanno istantaneamente innamorare di un atleta”

Riccardo Bagaini

Rodney Purvis

Riccardo Bagaini

Tony Easley

Il silenzio della sala riunioni, accompagnato dal ticchettio di una pioggia pomeridiana, viene pervaso dalle spontanee parole di un imprenditore che alla fortuna preferisce il calcolo, senza nasconderlo: assunto banale, penserete, facile da dimostrare nel fitto fuoco incrociato del capitalismo contemporaneo. Sbagliato. Sbagliato se quell’imprenditore al freddo calcolo aggiunge vaste porzioni di cuore.

Perché in una corsa all’oro che non dovrebbe permettere sentimentalismi, la passione può anche fungere da arma commerciale, perché lo sport può ispirare nei modi più disparati chi ne sa osservare e analizzare ogni sua sfaccettatura, perché l’antitesi sport-economia, ci spiega Ballarin, nel 2021 non può più permettersi di essere tale, soprattutto se vissuta dalla poltrona più calda di una compagnia di questo livello.

Un particolare esempio di razionalità machiavellica, il suo, contaminato da suggestioni visive, da assist dietro la schiena e pieghe sui cordoli, da esultanze moderate. Una razionalità che da qualche tempo, per la precisione dalla transizione di WITHU da soggetto dietro le quinte a venditore diretto, si vede declinata senza sosta all’interno del paradigma sportivo.

“Quando abbiamo cambiato obiettivi aziendali ho capito che non potevamo più rimanere nascosti, questa dinamica di mutamento e di repentina sprovincializzazione doveva essere rispecchiata da sponsorizzazioni sportive di peso. Era necessario un salto di qualità che andasse oltre la Cestistica, storica squadra del basket veronese militante in C1. Una notte sul Sole 24 Ore ho letto un articolo in cui venivano analizzati gli investimenti pubblicitari e i rientri in termine di visibilità di MotoGP e Formula 1. Immediatamente ho deciso di entrare nel motociclismo, finendo per legarmi al team Petronas Yamaha e a Morbidelli, che da allora è testimonial WITHU. Nella MotoGP ho visto una piattaforma che avrebbe potuto garantirmi un’enorme visibilità: un mondo cool che a mio avviso ha ancora enormi margini di crescita, basti pensare al gap finanziario di uno zero con la Formula 1. La scritta ‘WITHU’ sulla moto in realtà m’interessa relativamente, la vera forza mi viene concessa dalla possibilità di fare parte concretamente dell’esperienza della pista, dei box, dei paddock. Far trapelare la mia passione e mescolarla con la passione di questi professionisti, facendola assaporare anche a potenziali investitori o clienti, credo permetta a WITHU di essere identificata come una grande famiglia e di far sentire gli investitori e i clienti stessi parte di questa famiglia”

Riccardo Bagaini

Franco Morbidelli e Matteo Ballarin

Una famiglia che esonda dal mondo esterno, popolando anche l’ufficio di Ballarin. Illuminati dalle luci soffuse di sei schermi perennemente in funzione, compaiono i cimeli più disparati. Una maglia gialloblù di Valter Birsa, un casco da rally, una carenatura. Davanti a noi si rivela una stanza dei bottoni riconvertita a reliquiario sportivo.

E proprio in una famiglia, quella Petronas Yamaha, Ballarin ha trovato il suo progetto più vincente: vincente nella pista, vincente nella retorica. Per WITHU, difatti, il team malese ha da subito vestito i panni di una potente metafora, raggiungendo una forza espressiva superiore a quella sprigionata dai podi di Quartararo e Morbidelli.

“Ho avuto la fortuna di entrare in un realtà di successo, in grado di vincere 6 gare e di portare Morbidelli al secondo posto nella classifica generale. Hanno costruito un team da zero e questa credo sia una metafora potentissima, un parallelismo naturale che va ben oltre il brand awareness: combattere come outsider in un mondo di pesci grossi, pensare sempre a crescere, senza mai fermarsi. Sono concetti che valgono anche per WITHU. Duellare spalla a spalla sui circuiti con monoliti come Suzuki e Ducati equivale a competere con giganti come Enel e AGSM sul mercato”

Riccardo Bagaini

Celestino Vietti dello Sky Racing Team VR46

Nelle sponsorizzazioni di Ballarin trovano posto metafore, ma anche concreti attestati di vicinanza ad un’intera comunità, come quella bergamasca, messa in ginocchio dalla tragedia pandemica. Una visione imprenditoriale mediata da uno spirito filantropico, nobile, per certi versi d’altri tempi.

“Ho deciso di aumentare i miei investimenti su Bergamo Basket quest’anno, perché ritengo possa fungere da piccola goccia di riscatto in un mare di problemi. In una società sportiva vedo un’entità che possa migliorare le condizioni di un’intera comunità e, proprio per questo, quando la scorsa estate mi hanno riferito che una serie di sponsor si erano fatti da parte, ho acconsentito ad incrementare l’impegno di WITHU. Questa società ha un valore sociale e simbolico, ritengo che con il coinvolgimento di tanti imprenditori locali si possano raggiungere palcoscenici più prestigiosi e, con essi, anche una sinergia professionale che esuli da ciò che accade dentro sul parquet. Il palazzetto nella mia visione può essere anche luogo lavorativo, come le piste del motomondiale, chiacchierare con un potenziale investitore durante una partita ha tutta un’altra potenza rispetto al sedersi in una sala riunioni. Questo lato, devo ammetterlo, è molto mancato a causa della pandemia”

Parlando di prestigio, viene immediato pensare al recente ingresso di WITHU nell’universo del Monza berlusconiano, squadra attualmente militante nella cadetteria, ma confezionata su misura per il grande salto in Serie A.

“Entrare nell’universo Monza non equivale ad entrare in una squadra di Serie B come tante altre. Equivale ad avere una visibilità spropositata se rapportata agli altri club di pari categoria. Banalmente ogni milanista guarda anche il Monza… Inoltre credo che gli obiettivi di questa società si possano notare anche dalle ultime sessioni di mercato e dall’attuale posizione in classifica”

Riccardo Bagaini

Adriano Galliani e Matteo Ballarin con il Nazionale danese Christian Gytkjaer

MotoGP, basket, calcio. Ma non solo. L’adolescenziale infatuazione di Ballarin per Miki Biasion e per le quattro ruote si è difatti trasformata nel sostegno diretto dato ad Umberto Scandola, pilota scaligero di rally affermato a livello mondiale. Una certezza del volante, Scandola, un maestro delle strade che, dall’alto della sua esperienza, funge in qualche modo da contraltare a quella che è invece una scommessa tutta al giovanile di WITHU: la VR46 Academy.

“Con Umberto Scandola c’è un rapporto di grande amicizia. Essendo entrambi di Verona siamo entrati in contatto anni fa e ora stiamo costruendo un percorso ambizioso in una specialità a cui tengo molto. La VR46 Academy mi piace perché incarna la nostra volontà di essere vicini alle famiglie, ai giovani in generale, come le partite IVA. Valentino è un modello, un’icona che va oltre il concetto di tempo e generazioni. Sto costruendo un rapporto personale anche con lui, passo dopo passo. Certo, Vale è diffidente per natura. È difficile fidarsi delle persone quando muovi così tanti interessi e quando, ovunque tu vada, fiumi di adulatori e approfittatori provano ad avvicinarti. Io parlo con lui genuinamente, senza filtri o secondi fini, e credo che questo tipo di approccio gli piaccia. Con la sua Academy stiamo percorrendo una strada comune, votata al miglioramento di tutta una nuova generazione di piloti”

Riccardo Bagaini

Umberto Scandola in posa e a bordo della sua Hyundai

Riccardo Bagaini

Davanti alla sempre battente pioggia veronese, usciamo dall’elegante sala riunioni trasformatasi, nel frattempo, in salotto sportivo. 

Dopo una rapida battuta sulle domeniche pomeriggio alternate tra gli spalti della locale Cestistica e i prestigiosi paddock di tutto il mondo, chiudiamo la carrellata di nozioni economico-sportive provando a soddisfare una pressante curiosità, chiedendo se, oltre al ponte di comando di WITHU, sussista la concreta possibilità di vedere Ballarin anche a capo di una società d’altro genere nel prossimo futuro. L’imprenditore veronese sorride scuotendo la testa.

“A dire il vero mi è già stato chiesto di diventare presidente di Bergamo Basket e non nego di aver vacillato. Quello che rispondo, almeno per ora, è che mi stimola far parte di una squadra, essere coinvolto nei processi decisionali, ma il lavoro aziendale mi assorbe e il momentaneo rifiuto è dovuto a considerazioni pratiche: non riuscirei a coniugare gli impegni istituzionali di un presidente di una società sportiva con il mio lavoro. Paradossalmente, credetemi, è più facile essere il presidente di un’azienda”

Riccardo Bagaini

Un dettaglio della tuta Sky Racing Team VR46

Un capitolo che resta aperto e destinato, visti i presupposti, quasi inevitabilmente a chiudersi positivamente nel divenire. Perché anche la razionalità machiavellica, a volte, si vede obbligata a fare delle concessioni alla pura passione. E di questo, in fondo, Ballarin è pienamente consapevole.

Intervista di Gianmarco Pacione

 

Credits

Ufficio Stampa With-U
Rise Up Duo  

 

11 febbraio 2021

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