Luca Di Tomassi, un windsurf che va oltre la regata

Flussi e traiettorie, sicurezze e desideri olimpici. Il giovane romano futuro del windsurf tricolore
“Il windsurf è diventato subito parte di me. Già da piccolissimo, verso i dieci anni, ho capito che avrei voluto fare questo per il resto della mia vita. Passavo ore ad osservare i ragazzi più grandi tra le onde, non potevo far altro che vedermi al loro fianco. Ero sempre al mare e non c’è nulla di più bello, soprattutto per un bambino: anche dopo l’inizio della scuola potevo permettermi di entrare in acqua ogni weekend, era una sorta di vacanza continua”. È bastata una potente suggestione infantile per sradicare Luca Di Tomassi dai sampietrini della Città Eterna, per condurlo nel mosso specchio acquatico di Ostia e renderlo protagonista assoluto della nuova era del windsurf Azzurro.


Da quelle prime, ingestibili correnti, sono trascorsi pochi anni e tanti successi. La vela di Luca ha prima rincorso, poi superato le tavole altrui, ha imparato a valutare flussi e traiettorie, a lasciarsi accompagnare da braccia e gambe che, sferzate dal vento, si sono esponenzialmente trasformate in efficaci leve: “All’inizio osservavo dove andavano quelli più bravi e li seguivo, non prendevo mai l’iniziativa, mi accodavo e provavo a capire perché scegliessero una determinata zona, quali fossero i fattori che li portavano ad occupare una precisa porzione di mare. Nel tempo ho maturato esperienza e conoscenza, ora sento di percepire l’elemento-acqua, sento di avere molteplici chiavi di lettura per poterlo comprendere”.



Atleta del Gruppo Sportivo della Marina Militare, Luca durante il periodo adolescenziale ha dovuto fronteggiare un problema paradossale: la propria struttura fisica. La gestione del suo ingombrante metro e novanta negli angusti spazi dell’RS:X è stata una sfida utopica, caratterizzata da una cura maniacale del corpo e da infinite rinunce: obblighi a cui ora Luca non deve più sottostare, avvantaggiato dalla decisione olimpica di abbandonare l’RS:X in favore dell’iFoil: “Sono sempre stato più grande dei miei coetanei. L’altezza nel windsurf è un vantaggio, ma con l’RS:X diventava un problema il peso, dovevo mangiare pochissimo e non esagerare con la palestra. Ho sempre vissuto con serietà questo impegno e a livello giovanile ho raggiunto risultati che mi hanno ripagato dei molti sacrifici, come l’oro europeo e l’argento mondiale under 19. Una volta entrato nei senior sapevo che sarebbero arrivate delle bastonate, fortunatamente il passaggio alla categoria iFoil ha rimescolato le carte: con questo nuovo natante pesare di più è diventato un vantaggio, maggiore è la massa, maggiore è la velocità. Questa inaspettata transizione mi ha posto immediatamente tra i migliori italiani, è stato un colpo di fortuna che devo e dovrò sfruttare nel migliore dei modi”.



Europei, Mondiali, Olimpiadi. Il futuro del poco più che ventenne windsurfer romano è un oceano di possibilità, è una bacheca che può riempirsi gara dopo gara, planata dopo planata, di medaglie e soddisfazioni. La sua voce calma e decisa non nasconde velleità, desideri, sicurezze che aspettano solo di vedersi concretizzate. Consapevolezze sportive che si fondono con quelle umane, creando un raro connubio di fame agonistica e sete culturale: “Sto lavorando molto, ora sono fisso sul Lago di Garda, a Torbole, patria del windsurf italiano. Sento di avere un buon passo e di poter già lottare per risultati prestigiosi. Oltre a gareggiare, continuerò a viaggiare per allenarmi: la possibilità di visitare così tanti luoghi, tutte queste acque, è il lato migliore della mia disciplina. Spesso penso a quanto mi abbia regalato il windsurf. La possibilità di entrare in contatto con moltissime culture, di crescere umanamente, di solcare onde americane, giapponesi, perfino cinesi… Le regate, in fondo, sono solo una parte di ciò che è il windsurf”.





Credits
Atleta Luca di Tomassi
Photography Rise Up Duo
Text by Gianmarco Pacione
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