Le donne che hanno cambiato l’estetica del tennis

Dagli abiti Vittoriani alle sorelle Williams. Chi ha rivoluzionato il tennis femminile?
Corsetti, busti, gonne enormi che sfioravano terra. Il tennis femminile in epoca Vittoriana non lasciava spazio a creatività e libertà di movimento. Il tempo ha però cambiato radicalmente l’idea di outfit tennistico per il gentil sesso: un cambiamento arrivato grazie a dei momenti di rottura, ad alcune figure che sotto rete hanno coraggiosamente deciso d’infrangere tabù sociali e visivi, calpestando l’erba di Wimbledon e i terreni degli altri Slam vestite di novità, di ribellione, di evoluzione.
Qui abbiamo deciso di elencarvi alcune delle donne capaci di cambiare l’immaginario di abbigliamento sportivo femminile, spesso incappando in critiche e boicottaggi: idealiste spinte da un vento femminista, da un vento progressista. Atlete che hanno segnato il proprio sport non solo grazie alla racchetta.
Suzanne Lenglen
La ‘Divine’, la divina francese che dominò il tennis negli anni ’20, conquistando 25 titoli del Grande Slam, un oro olimpico ad Anversa e perdendo solo 7 partite in carriera. Prima celebrità femminile del tennis, per la stampa d’oltralpe e internazionale fu inesauribile calamita d’attenzioni: il suo gioco tendente al futuro, unito alla sua passione per il mondo glamour e all’intensità umorale mostrata in campo, portò le grandi masse a seguire il tennis femminile, prima di allora vissuto solo marginalmente.
In particolare, nel gran gala bianco di Wimbledon 1920, la Lenglen stupì organizzatori e spettatori presentandosi con un vestito che non copriva avambracci e polpacci: scelta assolutamente incomprensibile per l’epoca. In occasione di quel torneo londinese, la ‘Divina’ venne anche osservata bere del brandy alla fine di ogni set.
Di lì a qualche anno avrebbe smesso di giocare, non ancora trentenne: “In dodici anni in cui sono stata campionessa ho guadagnato milioni di franchi, e ne ho spesi altrettanti per viaggiare e disputare i tornei. Non ho guadagnato un centesimo dalla mia specialità, dal mio percorso di vita, dal tennis. Secondo assurde e antiquate idee solo una persona ricca può competere ad alti livelli e solo le persone ricche riescono a farlo. È giusto? Questo fa progredire il nostro sport?”, furono le sue laconiche parole.


Gussie Moran
Tennista di certo distante dai risultati straordinari della Lenglen, questa californiana resta cristallizzata nella storia sportiva per un particolare crossover avvenuto in occasione di Wimbledon ’49.
L’atleta statunitense, allora 26enne, chiese al celebre stilista Ted Tinling di disegnare il primo abito corto nella storia del tennis femminile. Rigorosamente bianco, come previsto dal ferreo regolamento di Wimbledon, l’abito della Moran venne creato in modo da far risaltare delle mutandine con risvolti in pizzo.
Lo scandalo fu enorme, e l’esibizione della ribattezzata ‘Gorgeous Gussie’, arrivò addirittura all’interno del Parlamento britannico. La prima musa ispiratrice di Tinling, legatissimo anche all’italiana Lea Pericoli, venne accusata dall’All England Lawn Tennis and Croquet Club di aver introdotto “volgarità e peccato nel tennis”.


Billie Jean King
Tornando nel gotha del tennis, non si può evitare di nominare l’immensa Billy Jean King, vincitrice di 78 titoli WTA e, soprattutto, figura di riferimento nella lotta contro il sessismo sia nella società, che nello sport.
Durante il match del 20 settembre 1973 giocato contro Bobby Riggs e passato alla storia come il più importante dei tre capitoli della ‘Battaglia dei Sessi’ tennistica (recentemente trasposto anche sul grande schermo), la King indossò un vestito disegnato proprio dal già citato Ted Tinling.
Quell’outfit divenne simbolo della rivalsa tennistica femminile: una rivalsa certificata dalla vittoria della King ai danni di Riggs, davanti ad oltre 30mila presenti e 90 milioni di persone incollate alla televisione.


Anne White
Sempre Wimbledon, edizione 1985: quando Anne White fece un salto nel futuro. L’americana si presentò nel tempio verde del tennis mondiale con una tuta unita, interamente in lycra, marchiata Pony. L’outfit, oltre ad incantare il pubblico e i fotografi presenti, scatenò un’enorme ondata di polemiche.
L’incontro venne fermato sul punteggio di un set pari, al calare della sera, e l’arbitro intimò alla White di cambiare abbigliamento per il giorno seguente, optando per un completo più ‘appropriato’. La White acconsentì alla richiesta e perse la partita. Le foto della sua tuta ‘spaziale’, però, vennero pubblicate da tutte le maggiori testate del mondo.

Venus e Serena Williams
Un altro salto temporale, questa volta direttamente nel XXI secolo, dove una coppia di sorelle è stata in grado di raccogliere tutti questi lampi del passato, unendoli tra loro e liberando definitivamente il corpo delle proprie colleghe da preconcetti e demonizzazioni estetiche.
Lingerie e colori, personalità ed eleganza, Reebok e Nike: è così che Venus e Serena hanno definitivamente abbattuto il muro dell’ortodossia visiva tennistica, elevando i concetti di libertà decisionale e di femminilità atletica, impreziosendoli con oltre 300 settimane (combinate) trascorse in vetta alla classifica WTA.
Atipiche e iconiche, come il loro percorso, iniziato nella difficile realtà di Compton: una lunga marcia tra stereotipi e pregiudizi di ogni tipo, che queste due giganti della racchetta sono riuscite a polverizzare grazie a talento ed etica lavorativa.


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