Laura Rogora, l’arrampicata è il mio mondo

Seconda donna a completare un 9b, grande speranza Azzurra per le Olimpiadi di Tokyo. La nostra intervista alla 19enne arrampicatrice romana
“L’arrampicata rappresenta la parte più importante della mia vita, è il mio mondo, il mio universo”
Vivere tendendo verso l’alto, vivere aggrappandosi a sogni e sensazioni, a rocce e prese artificiali. Vivere danzando sopra il vuoto.
Laura Rogara ha solo 19 anni e ai social preferisce le pareti. Strano, penserete, eppure la fascinazione della verticalità non ha tempo, non ha generazione. Così come non ha tempo il desiderio di controllare l’ignoto, di abbracciarlo. Mano dopo mano, piede dopo piede.

Una coltre magica, quella dell’arrampicata, che ha avvolto Laura presto, conducendola dalla confusionaria quotidianità della Città Eterna alla calma conoscenza delle falesie, dalle prime conquiste rocciose all’ultimo superbo risultato: il completamento di un 9b, seconda donna al mondo a centrare un obiettivo di tale portata.
“Tutto è iniziato grazie a mio papà. Lui è sempre stato appassionato di vie lunghe e già a 4, 5 anni ha iniziato a portarmi in falesia. Da piccola facevo ginnastica artistica, ma non riuscivo a farmi piacere il fatto che i movimenti da seguire fossero sempre uguali. Le pareti, invece, mi regalavano sempre qualcosa di diverso, anche in una stessa via c’era sempre una variabile che cambiava, un nuovo enigma da risolvere”

Crescere a Roma e amare la roccia, anche questa un’equazione complessa da risolvere, un’inconciliabilità sbrogliata abbandonando il dolce fluire del Tevere per rapidi fine settimana di evasione prima, per lunghi mesi di esilio poi.
Dalle pareti laziali fino a quelle austriache: l’arrampicata per la famiglia Rogora si è rapidamente metamorfizzata in un rituale da ripetere ciclicamente, in un mezzo per scoprire nuovi luoghi, per scoprire una nuova vita.
“Con il passare degli anni abbiamo iniziato a spostarci sempre di più. In principio ci bastavano un paio d’ore di macchina per trovare qualcosa nei pressi di Roma, poi ci siamo allargati arrivando in Trentino e in Austria. I nostri sono sempre spostamenti familiari, adesso per esempio abbiamo un camper posizionato vicino ad Arco di Trento. A Roma, purtroppo, anche per gli allenamenti indoor non ho strutture paragonabili a quelle che ci sono al Nord, come a Milano. Quindi sì, la nostra è una vita errante ma condivisa: banalmente, le nostre vacanze vengono pensate in funzione delle pareti da affrontare e le mie amicizie sono tutte legate all’arrampicata”

E legata all’arrampicata è l’intera vita di Laura, un’esistenza dedicata allo studio di linee e appigli, all’alternanza di cadute e risalite.
Un’infatuazione totalizzante, che lambisce ogni specialità della disciplina, impegnando la 19enne romana anche in molteplici gare ufficiali, come testimoniano i tanti ori mondiali giovanili divisi tra lead e boulder.
A sostenerla un corpo gracile solo in apparenza, reso elegantemente efficace da arti flebili e muscolari. Leve così delicate e forti, così distanti dagli stantii ideali di pettorali gonfi e dorsali esplosivi.
Sale con leggerezza, Laura, una leggerezza che pare un soffio appena accennato sugli aspri massi, sui colorati spuntoni.
“Ho sempre pensato che non esista un fisico perfetto per l’arrampicata, un modello a cui aspirare. I migliori di questa disciplina hanno strutture diversissime tra loro, la vera qualità sta nella quantità e nella qualità di movimenti che il tuo corpo permette di produrre. Poi credo che un lato fondamentale sia quello mentale: assimilare l’errore, la caduta, studiare ogni azione e gestire le proprie aspettative è così complesso…”
E di aspettative ne aveva molte, la giovane romana, quando lo scorso luglio si è trovata ad osservare dal basso la via ‘Alí Hulk sit extension total’ sulla falesia di Rodellar, oasi del climbing nel cuore dell’Aragona.
Solo una donna, prima di lei, era riuscita a completare una salita dal così alto tasso di difficoltà. Come l’austriaca Angela Eiter, con quest’impresa anche la Rogora è entrata di diritto nell’olimpo dell’arrampicata: ci è riuscita a meno di vent’anni, anticipando una tabella di marcia che aveva visto la Eiter dominare la ‘Planta de Shiva’ già trentenne.
“Questo per me è stato un anno particolare, perché mi stavo preparando per le Olimpiadi e quindi, almeno temporaneamente, avevo dedicato meno tempo alla roccia. L’ovvio rinvio dei Giochi mi ha fatto concentrare nuovamente sull’outdoor e già qualche settimana prima della Spagna sono riuscita a completare un 9a+ vicino Trento. Non mi bastava, volevo qualcosa di ancora più difficile. Così insieme a mio padre abbiamo prenotato un soggiorno di una settimana in Spagna e siamo partiti. Sinceramente non pensavo di riuscire portare a termine una salita così complessa in così poco tempo. Al terzo giorno, con un po’ di stupore, ho capito che potevo veramente farcela e da lì in poi è stato un crescendo di tentativi e ansia accumulata. Arrivare alla fine è stata una grande liberazione, una soddisfazione impareggiabile”
Una soddisfazione che ha fatto rapidamente il giro del mondo, consegnando Laura a tutte le prime pagine dei più grandi portali di riferimento dell’arrampicata.
Dopo aver raggiunto questo traguardo, l’obiettivo prossimo dell’Azzurra è tornato a prendere la forma dei cinque cerchi giapponesi. In una situazione socio-ambientale altamente precaria, Laura sta continuando ad allenarsi in vista di Tokyo 2021, in vista di quelle gare che potrebbero certificare la lunga serie di ori inanellati nelle manifestazioni giovanili.
Preparazione che, in modo ammirevole, si alterna agli studi universitari. Perché, tra una via e l’altra, Laura trova anche tempo per i libri, o meglio, per numeri e problemi da risolvere, studiando Matematica all’Università di Trento.
“Non è facile rimanere motivati in questo momento così particolare, inoltre le palestre sono nuovamente chiuse ed è complesso allenarsi. L’arrampicata sotto questo punto di vista rimane uno sport ‘fortunato’, perché permette di compensare questa carenza con la roccia. In questo periodo di preparazione sto lavorando tanto all’esterno, nell’attesa che si chiarisca qualcosa in più riguardo Tokyo. Contemporaneamente sto dedicando il mio tempo allo studio della Matematica, ho scelto quest’indirizzo perché credo che ricalchi in un certo senso la mia più grande passione. In fondo tutte e due le discipline sono mosse da una comune necessità di fondo: trovare una soluzione ad un problema”

Dietro la sua timidezza, tipica per una ragazza poco più che adolescente, Laura cela un carattere forte, una mente fine, capace di alternare concrete equazioni a immaginarie strade verticali, un fuoco ardente, che continua a necessitare di nuovi obiettivi, di nuove sfide.
Dietro la sua timidezza, Laura cela le pietre miliari tipiche di una campionessa, quei capisaldi comportamentali e intellettivi che permettono a uno sportivo di ergersi sugli altri, di consegnare le proprie conquiste alla storia della propria disciplina.
Una storia scritta attraverso sforzi e sacrifici. Una storia scritta mano dopo mano, piede dopo piede. Danzando sopra il vuoto.
20 novembre 2020
Related Posts

Floriano Macchione, il running è multidimensionale
La corsa è il punto d’incontro tra passione, lavoro e progresso individuale, spiega il Global Running Brand Manager Diadora

Leo Colacicco, il calcio come origine di tutto
Non esiste calcio senza fashion e fashion senza calcio, insegna il fondatore di LC23

Behind the Lights – Teo Giovanni Poggi
Il fotografo romano che vive il mondo outdoor come propria casa e filosofia personale

Nick Turner, un flusso di coscienza tra arte e sport
Onde e cavalli, insicurezze ed evoluzioni, l’artista americano che ritrae universi individuali e collettivi

Hansle Parchment, gli ostacoli sono la vita
Dalla Giamaica a Tokyo, dal corpo alla mente, l’arte scientifica di un campione olimpico

Il Sunshine Criterium secondo Magnus Bang
Dall’Austria al Regno Unito, dal football americano a Netflix, la vita per ‘Kelz’ è sinonimo di sfida e crescita

Left A Boy And Returned A Viking: storia di Kelechi ‘Kelz’ Dyke
Dall’Austria al Regno Unito, dal football americano a Netflix, la vita per ‘Kelz’ è sinonimo di sfida e crescita

Safiya Alsayegh, il ciclismo ha bisogno di eroine
Giovane pioniera, giovane rivoluzionaria, intervista al volto-simbolo del Team UAE

Gemma Triay, il padel è questione di tempo
Dall’inattesa epifania alla vetta del ranking mondiale, storia e pensieri della regina del padel

Behind the Lights – Louis Bever
Il fotografo inglese che, nei suoi ritratti, unisce meraviglia calcistica e identità umana