Lamentarsi è una perdita di tempo

Daniele Cassioli trova soluzioni, dentro di sé. Prima di tutto. Daniele Cassioli è uno che risolve i suoi problemi trasformandoli in opportunità. Daniele Cassioli non è un compendio di banalità, quanto, piuttosto, un manuale pensante che spiega come vivere. Solo con il proprio esempio. Non è un banale cioccolatino, dentro non trovi una frase stantia sull’amore.
Dentro di lui puoi sentire il pragmatismo dell’uomo primitivo, quello che inventa la ruota e gestisce il fuoco. Anche se lui si occupa di altro elemento. «Inizialmente l’acqua mi dava un senso di protezione: non puoi cadere, non inciampi. Poi è diventata libertà, la possibilità di esprimermi». Esprimersi come sportivo, visti i 22 titoli mondiali vinti nello sci nautico. E i 25 campionati europei e i 35 allori italiani. Insomma, questo la spiega parecchio.






«La libertà che sento va aldilà della competizione. In gara, invece, è tutto diverso: ci si mette in gioco, si sente forte la sfida e l’orgoglio di rappresentare un Paese». Romano di nascita e varesino d’adozione, il ragazzo ha un tono di voce senza riferimenti geografici ma con tonalità molto profonde. Specie nei concetti espressi.
«Le nostre diversità sono le nostre forze, specie oggi che vengono utilizzate per denigrare le persone. Per me la debolezza è stata un punto di partenza e mi ha regalato la possibilità di fare quello che sto facendo. Qualsiasi disabilità è una condizione e non una condanna perché la prima ti permette di vivere mentre la seconda è finalizzata a una situazione passiva». Daniele ha scritto un libro, Il Vento Contro. Lo ha fatto per trasmettere le sue idee. «La gente sa molto bene cosa non vuole ma non sa quello che vuole. Quando capisci cosa vuoi ti rendi conto che la lamentela è una perdita di tempo. A volte ci sentiamo vuoti senza lamentale e quel vuoto lo riempiamo con desideri che rimangono tali».









Parlare con lui è un continuo certificare che le soluzioni esistono quando sono realmente percepite. Un inno al fare piuttosto che al vorrei fare. Un percorso di vita che deve assolutamente essere condiviso con chi, specie in questo periodo storico, ha bisogno di una bussola: i bambini. «Credo che si debba continuamente sperimentare sapendo che sono le paure a paralizzarci. E, cosa più importante, non bisogna perdere il contatto con la felicità, val sempre la pena vivere per essere felice. Io me ne sono reso conto quando ho conosciuto la tristezza, la felicità, alla fine, è un percorso. Le mie giornate con i bambini non hanno una meta ma è la linea retta che percorri che dà il senso della felicità».
Ti senti più leggero, più ottimista dopo una chiacchierata col campione. Di vita, di sport, di buon senso. Uno senza cattivi pensieri. O forse no. «Provo compassione solo verso chi spreca le opportunità». Lui non lo ha fatto. La vecchia storia dei talenti non seppelliti ma cavalcati dietro un motoscafo che trascina i tuoi sogni. Il tutto con un’autoironia che lascia senza parole e che mette sincero buonumore. «La mia idea è quella di dare sostanza sfregiando la facciata». Inutile dire che ci è riuscito benissimo.
P.s. Daniele è cieco dalla nascita. Ma questo è un particolare che si poteva tranquillamente omettere.








Foto: Rise Up Duo
Testo: Francesco Costantino Ciampa
4 maggio 2019
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