La voce di LeBron, la voce di un Re

L’importanza umana e sociale di LeBron James
La voce di un Re può essere preziosa, può essere profonda, può scandire epoche, periodi storici, può arrivare ad influenzarli e, nel migliore dei casi, cambiarli positivamente.
L’impegno sociale di LeBron James, il sovrano della pallacanestro mondiale, ha raggiunto vette difficili da immaginare. Quello del ‘Chosen One’ di Akron è stato un crescendo rossiniano di nette prese di posizione, dichiarazioni significative e azioni pratiche.

Ultima, ma non per importanza, la volontà di boicottare i Playoffs NBA, capeggiando in prima persona la rivolta della scorsa notte, trasferendo le generiche proteste dei giorni precedenti su tutto un altro livello: quello dello sciopero generale ed esemplare.
Avrebbe voluto finire la stagione, LeBron, l’avrebbe dichiarato durante il meeting carbonaro tenuto nelle segrete del Disney World Resort. Una rinuncia alla corsa al titolo con i Lakers, una rinuncia alle eventuali Finals, una rinuncia alla grandezza regalata da un ennesimo anello.
L’avrebbe fatto per sensibilizzare il panorama statunitense e internazionale, per schierarsi, con un gesto senza precedenti, al fianco del popolo afroamericano.
La voce di un Re può essere dura, può tuonare, può colpire figure apparentemente intoccabili, incidere su datati equilibri storico-politici.
Nella notte è anche giunta l’aggressione frontale del numero 23 dei Lakers a Donald Trump. Un tweet violento, “Fanculo quest’uomo! Chiediamo il cambiamento. Siamo stufi di tutto questo”.
Uno sbotto che ha fatto seguito a quello di qualche settimana fa, quando ad un Trump indignato per il ‘kneeling’, l’inginocchiamento dei giocatori NBA durante l’esecuzione dell’inno, James aveva risposto: “Non credo che alla comunità dei tifosi NBA interessi qualcosa se Trump non guarderà le nostre partite. Penso di poter parlare a nome di tutti quelli che amano questo gioco: non ce ne può fregare di meno”.

Il messaggio di questa notte, però, funge da definitivo punto di non ritorno per LeBron. Un balzo nel vuoto che il pluri MVP deve aver compiuto con un’idea precisa: quella di girare sul tavolo ogni singola carta, affinché le condizioni della sua comunità possano effettivamente cambiare.
“Non ho mai avuto paura di cose di cui ero informato, di cui avevo una visione approfondita. È straziante, voi non potete capire. Potete essere solidali, ma non potete capire veramente cosa significhi essere neri in America”, aveva dichiarato poche settimane fa, tornando sui tragici episodi legati a Trayvon Martin, George Floyd e Breanna Taylor.
Nella visione di LeBron il ‘Black Lives Matter’ non rappresenta un semplice movimento, ma uno stile di vita, una filosofia che non può e non deve fermarsi al lato teorico, ma concretizzarsi in iniziative, in soluzioni reali.
La voce di un Re, se accompagnata dalle azioni, può regalare opportunità, può dare speranza, può reindirizzare esistenze destinate all’oblio, alla sofferenza obbligata.
Il 35enne di Akron da anni, ormai, fa combaciare l’impegno cestistico con quello filantropico. Progetti incentrati sulle generazioni future, sulla loro istruzione, sulle loro condizioni economiche e sulla loro consapevolezza della sfera pubblica e collettiva.
Nulla di più distante dal mantra “Shut Up and Dribble”, “Zitto e palleggia”, scuola di pensiero in voga tra coloro che, tristemente, ritengono i giocatori NBA e gli sportivi in generale dei semplici pupazzi da intrattenimento.
Un’idea meschina, bigotta, specialmente in un mondo contemporaneo dove le stelle sportive possono essere uomini e cittadini pensanti, influenti, acculturati. Non è quindi un caso se, seguendo l’esempio di James e colleghi del parquet, anche tanti altri sport a stelle e strisce hanno deciso di unirsi al coro di protesta delle ultime ore.
Baseball, calcio, tennis: uno stop congiunto, drastico, senza possibilità di mediazione. Un segnale chiaro di quanto l’elitario spettacolo sportivo possa essere vicino al mondo esterno, di quanto l’oasi felice di divinità multimilionarie possa interessarsi al melmoso panorama da cui è circondata.
“Voglio che gli atleti sentano di avere un potere. Un potere che va oltre il proprio sport”
E la voce di un Re, la voce di LeBron James, può ispirare un’intera nuova generazione di atleti, consegnando loro ben più della semplice grandezza sportiva.
Gianmarco Pacione
Sources & Credits
Photos sources: https://www.aroundthegame.com/post/float-like-a-butterfly-sting-like-a-bee-sport-e-attivismo-ai-tempi-di-lebron-james https://www.businessinsider.com.au/lebron-james-endorses-hillary-clinton-president-2016-10 https://www.nba.com/?24 https://www.bostonglobe.com/sports/celtics/2016/07/29/the-activist-athlete-revived/psAkjM2KcK1zm00M2seNvL/story.html
27 agosto 2020
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