Dalla neve all’acqua: lo shortdocu di Adam Amengual ci fa scoprire un’atipica disciplina sportiva
Se non sapete cos’è il Watercross, non preoccupatevi, non siete i soli. Immaginate veloci motoslitte, create ovviamente per la neve, che fendono l’acqua a quasi 100 km/h. Suona strano, vero? Eppure da tempo questo incrocio di scenari e motori ha creato un microcosmo sospinto dalla pura passione. ‘Watercross’ è anche il titolo dell’intimo cortometraggio diretto da Adam Amengual, un poetico e dinamico viaggio documentaristico tra le parole, i rumori e le emozioni dei giovani rider che stanno evolvendo questa atipica forma di competizione. Dalla neve all’acqua. Dalle montagne ai laghi. Il regista statunitense ci aiuta a scoprire un tanto irrazionale, quanto accattivante cortocircuito visivo e cognitivo, introducendoci una pellicola che parla di fluidità, amore, potenza e, soprattutto, comunità.



“Ho incontrato questo sport quasi per caso una decina d’anni fa. Stavo facendo delle ricerche su internet e ho visto che c’era un evento nel New Hampshire, nella cittadina di mio padre. È stata una pura coincidenza. All’epoca ho scattato solo una serie fotografica, d’altronde non ero ancora focalizzato sulla produzione video. Ora le cose sono cambiate, e ho pensato di tornare a ritrarre questa atipica community sportiva, creando uno documentario. Questa disciplina nasce come hobby offseason per coloro che vanno sulle motoslitte e, nel tempo, si è trasformata in molto più. Quando entri in contatto con questi atleti, percepisci la passione totalizzante che nutrono verso questo sport. Non lo fanno per soldi, social e fama. L’essenza del Watercross risiede semplicemente nell’amore per questi mezzi e nella condivisione di questo legame. È un piccolo mondo, dove i giovani rider sono circondati da genitori, fratelli, sorelle e parenti. Tutti sembrano parte di una grande famiglia, dove la competizione è forte, ma non è tutto. Credo che questo sport sia estremamente estetico per la sua fluidità e intensità, le motoslitte raggiungo velocità molto elevate e i rider devono gestirle tra curve e manovre acquatiche. Non c’è differenza tra ragazzi e ragazze, la partecipazione è eterogenea, così come il desiderio di sporcarsi le mani lavorando su motori e dettagli meccanici. In questo cortometraggio ho provato a ritrarre le caratteristiche e i volti di un microcosmo sconosciuto a molti, sottolineando la tangibilità dell’evento, delle storie che lo popolano e dei rapporti umani che lo circondano”



Credits: Cedric Dasesson
Text by: Gianmarco Pacione