Netflix ci porta alla scoperta del legame infinito tra l’uomo e il gioco
“Noi umani amiamo giocare, fin dagli albori della nostra esistenza. I nostri campi da gioco sono come specchi che ci aiutano a scrutare noi stessi e il mondo che ci circonda. Lo sport è il modo migliore per conoscere il proprio corpo e la propria mente. E sono gli sport più pericolosi a farci superare i nostri limiti. Sport impegnativi, dolorosi, addirittura letali, ci aiutano a scoprire ciò di cui siamo veramente capaci. Ognuno ha un motivo personale per sottoporsi a queste sfide”
Comincia con questa frase, pronunciata dalla profonda voce di Idris Elba, questo viaggio dedicato all’evoluzione del gioco e dello sport nel mondo. Antiche tradizioni e moderne diramazioni, deserti bollenti e rituali atavici, dolore e redenzione, asfalto e neve. In questa galleria antropologica ideata da Hannelore Vandenbussche e prodotta da Netflix, trovano spazio tutti i significati dell’elemento sportivo, tutti i suoi scenari, tutti i suoi più disparati protagonisti.

La docuserie, girata praticamente in tutto il globo, è una gustosa definizione visiva dell’Homo Ludens huizingiano divisa in 6 episodi. Ci racconta dei tuffatori di Acapulco, pubblicati nella Issue 7 del nostro magazine, come dei wrestler senegalesi, dei falconieri del Kirghizistan come della Parigi-Roubaix femminile, dei motorsport come delle arti del sumo e del kung fu, stilando una vasta enciclopedia del gioco in tutte le sue forme e derive.

Le testimonianze dei vari atleti/giocatori rendono questo prodotto ancora più rilevante e godibile, penetrando l’esperienza soggettiva e facendo comprendere cosa spinga un essere umano a perseverare nella sfida a sé stesso, all’avversario (anche animale) e all’elemento naturale. Per tutti questi motivi ‘Human Playground’ entra con grande merito nella nostra Watch List. Non perdetelo.


Testi di Gianmarco Pacione
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