La serie Netflix che danza tra storia e presente del leggendario Club América
“En momento como este es cuando dices: ah que bonito es el fútbol, porque es un deporte donde la imaginación justifica los resultados”. Immaginazione e risultato. Mistica e razionalismo. Elementi apparentemente così distanti, eppure così compenetranti nell’universo calcistico messicano. Per osservare la serie Netflix ‘América vs América’ bisogna essere consapevoli di questo concetto, soprattutto bisogna essere consapevoli di non trovarsi di fronte ad un semplice documentario sportivo, ma a qualcosa di più complesso.

Questa produzione è difatti un viaggio nella società messicana, nella sua evoluzione lungo il XX secolo, è una lente d’ingrandimento sul formichiere umano di Città del Messico, terra di equilibri politici ed economici, d’istrionici imprenditori e tifosi passionali, è l’insieme di folcloristiche biografie e geniali soprannomi: filoni narrativi che convogliano continuamente e irrimediabilmente nella mitica divisa azulcremas del Club América.
Da ‘Canarios’ a ‘Aguilas’, da squadra minore a top club continentale. Grazie ad un convincente dualismo tra passato e presente, le sfaccettature del Club de Fútbol América vengono rappresentate in quella che pare una novella uscita dalla penna di Osvaldo Soriano. O meglio, una telenovela. Già, perché la moderna grandezza delle ‘Aquile’ deve tanto, se non tutto, al re delle soap opera e delle televisioni messicane: Emilio Azcárraga Milmo, affarista che nei primi anni ’60 raccolse il Club dai bassifondi della Primera División, cambiandone per sempre la storia.

Saltando tra la costruzione del monumentale Estadio Azteca, anch’essa finanziata e voluta dal ‘Tigre’ Emilio Azcárraga Milmo, e focus contemporanei dedicati alla turbolenta panchina dell’elegante Santiago Solari o a quella dell’irascibile ‘Piojo’ Herrera, ‘América vs América’ è un gustoso compendio di un’esotica e folle storia di calcio, un romanzo visivo che merita di far parte della nostra Watchlist e di essere assaporato in tutte le sue sfumature.

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Testi di Gianmarco Pacione