L’artista digitale che ricerca il significato della realtà con le proprie composizioni

Benvenuti nell’Invisible Realm di Felipe Posada: dove la profondità diventa superficie, dove il pensiero diventa paesaggio, dove il sogno diventa verità. E viceversa. L’universo studiato e creato da questo artista digitale è colmo d’ispirazioni, di sensazioni, di figure retorico-visuali. Le sue visionarie composizioni grafiche sono frutto di un singolo, complessissimo obiettivo: dare un significato, il proprio significato, alla realtà.

“Making the invisible visible: questa è la frase che accompagna i miei lavori. Riassume la volontà di comprendere la realtà, di renderla manifesta. Con la mia arte mi tuffo nel subconscio, prendo le cose che trovo lì e provo ad assemblarle in questo mondo magico: lo faccio mescolando riflessioni, intuizioni e humour, per lo più creando metafore visive. Tanti dei soggetti ritratti non seguono le usuali regole della realtà, d’altronde il concetto di Invisible Realm va oltre i sensi: non è un qualcosa che vediamo, ma che sentiamo”

Felipe è un creativo diviso tra la Colombia, sua terra d’origine, e New York, città adottiva del suo estro, tra un passato nella pubblicità e un presente nella produzione artistica. In origine era un ingegnere in cerca d’autore, un giovane migrante in cerca della giusta strada accademica, trovata grazie ad un master in computer art.

“Ho sempre saputo di avere un lato artistico. A 19 anni ero un ingegnere confuso, non mi sentivo realizzato, così ho deciso di andare negli USA e scoprire nuovi orizzonti. Ho fatto richiesta ad un’Art School di Savannah, Georgia, lì ho iniziato un master in computer art e, di fatto, ho iniziato anche il secondo capitolo della mia vita: quello che poi si sarebbe evoluto in una carriera nel motion design e nella creatività digitale”

Erano i primi anni del nuovo millennio, era un periodo di febbricitante fermento tecnologico, di studio embrionale delle potenzialità grafiche, dei loro limiti e delle loro complessità… Un far west in cui Felipe diventa presto nome noto, maestro ambitissimo da studi e compagnie.

Il cuore del suo lavoro anticipa quella che poi sarebbe divenuto il suo modus operandi artistico. Durante la preparazione di storyboard pubblicitari, Felipe crea rapidi collage, unisce idee e visioni, si lascia guidare dal gusto personale, da magazine e letture, per poi unire i puntini e proporre i progetti alle aziende. Processi che, dopo l’epifania creativa, avrebbe ripercorso con finalità puramente artistiche.

“Sono arrivato ad un punto in cui mi sentivo realizzato, ma anche vuoto. Guardavo il mio portfolio e vedevo tutti quei mondi magici… Li avevo creati solo per fare pubblicità, nulla era realmente personale. Così mi sono posto una domanda: perché non fare arte? Mettere insieme dell’arte per me stesso, e non per altri, è stata un’esperienza catartica e ho iniziato a pubblicare le mie opere sui social. Tutto è accaduto molto velocemente, d’improvviso sono arrivati follower e attenzioni, è stato incoraggiante. Grazie al mio background, poi, sapevo bene come gestire le varie serie ed edizioni, così ho continuato il progetto”

E il progetto Invisible Realm ha portato Felipe a concedersi unicamente all’arte. Oggi le sue opere vengono osservate da migliaia di occhi curiosi, stanno compiendo la transizione in NFT e, contemporaneamente, continuano a porre interrogativi sul significato di realtà. Per farlo si affidano anche all’immaginario sportivo, come dimostra la galleria d’immagini qui pubblicata.

“L’atto sportivo è sicuramente una fonte d’ispirazione. In particolare sono affascinato dall’anatomia umana in movimento, da giganti come El Lissitzki e Moholy Nagy, artisti che si concentravano su questo tema, così come la scuola Bauhaus. Grazie a queste varie influenze troverete sempre elementi parasportivi nelle mie opere”

Felipe Posada
IG @the_invisible_realm
theinvisiblerealm.com

Testi di Gianmarco Pacione