Viaggio nelle visioni oniriche del fotografo indonesiano

Metafore surreali, visioni oniriche, ritratti concettuali. Quando si osservano i lavori del visual artist Hardi Budi, ci ritrova a passeggiare su terreni sensoriali sconosciuti, altamente destabilizzanti, inondati di colori irreali, linee pure, inespressività dei soggetti ed estetica kafkiana.

Le sue sono opere ibride, frutto di una fotografia altamente sperimentale e avanguardista. Gli scatti editati diventano quadretti sospesi nel tempo, in bilico tra ironia e inquietudine, tra denuncia sociale e potenza figurativa.

Abbiamo chiesto al creativo indonesiano di parlarci della sua visione artistica, una visione profondamente connessa e ispirata dalla sfera sportiva.

La tua produzione artistica è ibrida: combina fotografia e arte grafica, creando immagini surreali e distopiche. Come è nato questo stile così unico nel suo genere e cosa vuoi comunicare attraverso di esso?

La mia vita trabocca di creatività e arte. Ho sempre amato disegnare e dipingere. L’arte mi dà la libertà di creare qualsiasi cosa io voglia, che sia essa fantasia o realtà. Le idee e le ispirazioni nascono da sole. Mi piace molto ogni singolo processo creativo, indipendentemente dal risultato. Oltre alla fotografia amo anche le poesie, se date un’occhiata al mio profilo Instagram vedrete che accompagno con delle poesie ogni singola foto che pubblico: cerco di trasmettere i miei messaggi attraverso le immagini e la scrittura.

Potresti descrivere il processo che porta alle tue creazioni?

Quando mi vengono le idee, le registro sempre con il mio smartphone. Se penso che sia possibile concretizzarle, prima di tutto stilo uno storyboard del concetto, faccio la lista di ciò di cui ho bisogno, come abiti, oggetti, modelli, luoghi, make up artist ecc. Quando tutto è pronto, eseguo il servizio fotografico e poi edito tutto.

Nella tua galleria visiva lo sport è una presenza costante. Qual è il tuo rapporto con questo universo e quanto influenza le tue creazioni?

Amo lo sport e ringrazio Dio per questo! Nuoto, gioco a basket, a tennis e soprattutto a ping pong. Da ragazzo ero un giocatore di ping pong per il club della mia città. Sapete, si dice che fare ciò che si ama sia libertà e che amare ciò che si fa sia la felicità…

Basket, ping pong, tennis, nuoto e danza sembrano assumere un valore metaforico nella tua visione artistica. Cosa simboleggiano tutte queste entità nel tuo pensiero?

Le mie opere sono come un viaggio nella mia vita. Si tratta dell’espressione delle mia immaginazione, delle mie emozioni e delle esperienze quotidiane.

Ci descriveresti il valore dello sport nella società indonesiana? A quali sport (o giochi tradizionali) sei più legato?

Beh, qui in Indonesia sono due gli sport più popolari: badminton e calcio. E sono anche i miei due sport preferiti. Vi dirò di più, seguo spesso la Juventus.

Qual è la tua opinione sulla fotografia sportiva contemporanea, su cosa pensi si dovrebbe concentrare?

Einstein disse che “La follia sta nel fare la stessa cosa più e più volte e aspettarsi un risultato diverso”. Per quanto tempo ancora vedremo lo stesso stile di fotografia sportiva? Io cerco di andare oltre, di scardinare questa visione tradizionalista e di portare qualcosa di diverso sia nei concetti, sia nello stile della fotografia sportiva.

Credits
Hardi Budi
IG @hardibudi

Testi di Gianmarco Pacione