Il paraglider austriaco che con le sue imprese vuole meravigliare gli occhi e smuovere il coraggio altrui

“Una volta che abbiate conosciuto il volo, camminerete sulla terra guardando il cielo, perché là siete stati e là desidererete tornare”, scriveva Leonardo Da Vinci, genio immortale che del volo riuscì a fare la propria arte scientifica. Una frase che, a secoli di distanza, pare vestire perfettamente l’anima e le azioni del paraglider austriaco Paul Guschlbauer.

Conosciuto in tutto il mondo per le sue imprese aeree, atleta di spicco Red Bull e prossimo ospite dell’ONA Short Film Festival grazie alla partnership con il brand Salewa, il nativo di Graz è quello che si può definire un pioniere contemporaneo, un “normale” superuomo in grado di rimodulare limiti preesistenti, di crearne di nuovi, soprattutto tra nuvole e correnti, con l’unico obiettivo d’infrangerli.

“Si tratta di mostrare e dimostrare qualcosa. Non ho mai battuto dei record, non mi è mai piaciuta l’idea di competizione. Semplicemente penso ad una sfida e, se mi piace, la affronto. Provo sempre a fare qualcosa di nuovo. Il mio desiderio è quello di motivare le persone, di far capire loro che ogni sogno può essere realizzato e che l’importanza educativa dello sport è infinita, così come la sua capacità di farti crescere come essere umano. Credo che a volte sia necessario andare oltre le regole e i limiti imposti da altri, guardare un po’ più in là e scoprire nuove strade, nuovi modi per sentirsi appagati. Per me è particolarmente importante farlo attraverso la connessione con la natura. Tutti noi veniamo dalla natura, tutti noi ci ritorneremo e continueremo ad appartenerle”

E nella natura Paul ha trovato il più ideale dei partner, prima grazie all’ondulazione collinare dell’Austria centrale, poi volando attorno e attraverso le vette di tutto il mondo. Un adrenalinico e vertiginoso itinerario iniziato a bordo di una mountain bike e proseguito sul tanto semplice, quanto complesso mezzo di trasporto aereo inventato da Dave Barish quasi mezzo secolo fa, il parapendio.

“Mio padre mi ha fatto scoprire la bellezza della natura. Nei pressi di Graz c’è una collina piuttosto alta, amavo arrivare in cima con la mia MTB e guardare il panorama dall’alto. Poi mi sono appassionato all’arrampicata e, infine, mi sono approcciato al paragliding. È ovvio, tra mountain bike e parapendio ci sono delle differenze enormi: in uno sport sei a contatto con la terra, nell’altro sei sopra di essa. Ma ci sono anche delle somiglianze. Alla fine si tratta di seguire l’elemento naturale e di superare degli ostacoli: da una parte possono essere alberi o pietre, dall’altra invece sono per lo più invisibili, come le correnti”

Per comprendere la portata delle imprese di questo 39enne equilibrista dei cieli e poliatleta, basta pensare al volo completato tra il punto più settentrionale e quello più meridionale del continente americano; basta, soprattutto, osservare i contenuti proposti sui suoi profili social: video e immagini che raccontano in realtà solo una piccola parte del vortice di emozioni e fatiche vissuto quotidianamente.

“Non sono un cameraman o un fotografo, ma già da giovane mi divertivo con questi strumenti. Questa passione artistica è poi maturata in qualcosa di diverso. Ad un certo punto della mia carriera non ottenevo abbastanza budget o finanziamenti per portare con me dei content creators e così ho deciso di fare da solo. Devo dire, però, che non posso pensare sempre a fare foto o video, devo trovare un equilibrio corretto tra la performance e il suo racconto, spesso non ho il tempo materiale per sedermi ed editare…”

Paul ha però il tempo di sedersi, che sia in cima a una vetta o durante una planata nel vuoto, e ammirare la magnificenza naturale. È proprio la comunione con questa forza esterna e, contemporaneamente, interna all’essere umano che pare sospingere e in qualche modo indirizzare le sue stupefacenti gesta: un nesso primordiale che il paraglider austriaco celebra attraverso l’irrazionale coraggio, la razionale semplificazione e un tipo di ispirazione che vuole essere sia personale, che collettiva.

“Lungo i miei viaggi e le mie sfide ho imparato che, molte volte, la semplificazione è necessaria per essere efficaci. Ci vuole un’enorme esperienza per fare determinate cose, è chiaro, ma pensare eccessivamente ai dettagli o piegarsi al pensiero altrui non ti permette di raggiungere ciò che si pensa essere impossibile. Tutto parte da una semplice domanda: posso farlo? E questa domanda ti porta a vivere situazioni e circostanze inimmaginabili. Provate, per esempio, a pensare di ritrovarvi all’alba sulla cima di una montagna, con le nuvole che si aprono e la possibilità di volare in mezzo a tutta quella meraviglia… È una sensazione incredibile”

Credits: Paul Guschlbauer
IG @paulguschlbauer
Testi di Gianmarco Pacione