Intervista al poliedrico artista californiano capace di rendere unico l’universo acquatico
“Provo semplicemente a visitare luoghi che mi mettano in relazione e mi facciano esplorare la natura. Voglio incontrare persone, vedere animali, convivere con i vari elementi naturali. Non mi fossilizzo nei contesti cittadini, non ci passo troppo tempo. Fondamentalmente lascio parlare la mia macchina fotografica, voglio condividere tutte la bellezza e le curiosità che incontro lungo il mio percorso”
Le produzioni video-fotografiche di Morgan Maassen parlano un proprio idioma. Sono una lingua altamente comunicativa, profondamente estetica, immediatamente comprensibile.
Bellezza esotica ed umana si mescolano in lavori che sprigionano brezza marina, che ricercano l’estasi del momento, che ritraggono la commistione tra cornice naturale e presenza corporea.




Un’indagine visiva che per questo talento classe ’90 è partita dalla mecca di surf e skate, dal paradiso sensoriale di Santa Barbara, California.
“Ho iniziato a fotografare in un momento adolescenziale in cui ero molto impegnato tra scuola e lavoro. Contemporaneamente, però, sentivo crescere la mia passione per il mondo dell’arte e della cinematografia. Ho passato la maggior parte di quel periodo ad approfondire questi argomenti. Ho anche iniziato a portare con me la macchina fotografica: andavo in bicicletta al lavoro o in skate con gli amici e scattavo foto. Naturalmente i miei progressi sono stati molto lenti, ma ho avuto la fortuna di ritrarre ciò che volevo, ciò che mi piaceva, e di sperimentare moltissimo. Tutto questo mi ha aiutato a raggiungere uno stile che mi soddisfa pienamente”

Uno stile fondato su tre colonne portanti: la cura della composizione, l’influenza minimalista e la necessità di argomentare fedelmente lo storytelling visivo. Basi teoriche che si esprimono, anzi che deflagrano dinanzi a scenari meravigliosi, a palme liquide e onde danzanti, ad abissi e cieli tanto corposi, quanto trasparenti.
“Le composizioni sono fondamentali. Scarto tutte le fotografie che devono essere croppate, amo rispettare prospettive e scatti originali. Gravito sempre attorno al concetto di composizione minimale e condivido unicamente le foto che raccontino una storia. In fondo credo che ognuno abbia una propria visione della fotografia, questo è semplicemente il mio modo di vedere le cose ed è ciò che penso possa essere apprezzato maggiormente dal pubblico”


L’arte del surf, dell’equilibrismo acquatico, è sicuramente il tema principe all’interno della multiforme opera di Maassen. Un surf inteso come tangibile opera teatrale, come intimo gesto scenico. Un surf in cui il palcoscenico naturale risulta tutt’altro che accessorio, diventando spesso primo protagonista.
L’oceano per la lente di Maassen è movimento e stasi, è uno specchio animato che divide le sue visioni, che le stimola. Il mosaico acquatico diventa un quadro che può essere dipinto e studiato da ogni angolazione, da ogni altezza, da ogni strumento tecnologico.
“Fotografia aeree e subacquee, video normali e in Super8… Si tratta solamente di strumenti e dispositivi. Chiaro, cerco sempre di scegliere quello che è più adatto per catturare il momento, ma amo provare anche nuove fotocamere e videocamere per capire se valga la pena utilizzarle. Spesso, però, mi ritrovo ad utilizzare la mia Red camera: mi piace così tanto ritrarre il movimento… Se devo pensare a un dettaglio che amo fotografare, penso alle texture subacquee. Il modo in cui luce, bolle e idrologia lavorano insieme è surreale. A volte resto semplicemente immobile ad osservare!”



Di continente in continente, di spiaggia in spiaggia, di avventura in avventura. La vita di Morgan Maassen è un Grand Tour della bellezza, è un perpetuo viaggio sospinto dalle brezze marine, è un pellegrinaggio alla ricerca della stupefazione.
Ricerca che non viene minata o condizionato dai lavori a lui commissionati da multinazionali e colossi dell’editoria internazionale.
“Tahiti è sempre la prima meta che mi viene in mente, lì montagna e mare sono così potenti e incontaminati… Le onde a Tahiti sono incredibilmente massicce e l’acqua è la più chiara che abbia mai visto. La Groenlandia e la parte settentrionale dell’Australia sono appena dietro nella mia classifica personale. Per quanto riguarda la mia condizione lavorativa, mi sento molto fortunato nel poter collaborare con aziende di alto profilo. So di avere uno stile unico e, per questo motivo, non adatto a tutti. La realtà è che durante un lavoro non penso al fatto che sto fotografando per un brand, sono sempre irremovibile riguardo le mie scelte stilistiche e la mia metodologia di lavoro viene rispettata. A volte capita di non ottenere lavori, ma agire così mi permette di fotografare nella maniera che mi rende più felice”


Nel prossimo futuro Maassen troverà ancora la felicità personale. Ci riuscirà grazie ad alcuni progetti video già organizzati. Tra questi spiccano un documentario dedicato al free-diving in laghi ghiacciati, un cortometraggio sul fotografo acquatico Ben Thouard e un nuovo film oceanico per il momento segreto. Non possiamo che attendere.

