Alla scoperta della nuova, giovanissima speranza delle MMA italiane

La zona industriale di Brugine è il tipico scenario di passaggio, calcestruzzo e capannoni si alternano, si mescolano anonimi, si scaldano insieme sotto il tenue sole della Pianura Padana. Transizione lavorativa, cartellini da timbrare, viavai di camion diretti nei vicini centri di Padova e Venezia. 

Un panorama antitetico rispetto al sacrificio atletico, alla ricerca dell’eccellenza marzialista. Antitetico, sì, ma solo all’apparenza. Basta varcare la soglia della Combat Academy per respirare un’aria inattesa, per inebriarsi di dan, di allenamenti silenziosi e mistico rispetto per il tatami. 

Jasmine Favero ci introduce a quest’oasi del contatto fisico. È una ragazza del 2000, ha gli occhi schivi e profondi, è ricca di timidezza, quella timidezza che lascia intravedere un ampio e colorato spettro emotivo. Strano per una giovanissima soprannominata ‘The Bull’, il ‘Toro’, strano per una fighter che sta scuotendo l’IMMAF, Internation Mixed Martial Art Federation, con la sua impressionante forza fisica, levigata da una sempre maggiore consistenza tecnica.

“Ho iniziato all’età di cinque anni, mio cugino mi aveva chiesto di provare, all’epoca non si parlava di arti marziali miste. Da quel momento la passione è cresciuta sempre di più: tutto questo è entrato prepotentemente nella mia vita”

Jasmine racconta emozionata la propria genesi, dietro ai suoi capelli raccolti prende posto Simone Palazzin, fondatore dell’Academy e maestro-mentore di ogni fighter passato dentro queste mura. Appoggiato alla parete, imponente e sorridente, il maestro pare una sorta di moderno saggio, di filosofo dell’ironia e del combattimento. 

Solo la sua presenza infonde sicurezza alla tre volte campionessa italiana, permette alle sue parole di librarsi disinvolte, illuminate dai tanti trofei esposti al suo fianco. 

“Sia dentro che fuori dalla palestra è un padre, mi ha cresciuto da quando avevo cinque anni, senza di lui non riesco ad essere concentrata, focalizzata, la sua presenza pesa molto sia sul mio essere atleta, sia nella mia vita in generale. Durante il periodo adolescenziale ho avuto un momento buio e ho smesso a causa di persone che mi hanno portato fuori strada, poi mi sono come svegliata. In palestra mi hanno accolto nuovamente come se non fosse successo nulla, un ritorno in famiglia, è stato bellissimo. In quel momento ho capito che le arti marziali miste sarebbero state il mio futuro”

Il presente di Jasmine, invece, vede questa ventenne lottare non solo nell’ottagono, ma anche nell’organizzazione giornaliera, obbligata ad entrare in palestra dopo ore ed ore lavorative.

Perché se la UFC è un obiettivo a lungo termine, posto in un futuro etereo e non ben precisato, il cammino per raggiungere il paradiso delle MMA è una scalata quotidiana, materiale, tangibile. 

“Per ora sto lavorando in ufficio otto ore al giorno, ho trovato un accordo con i miei responsabili: il martedì e il giovedì, quando abbiamo gli allenamenti pomeridiani, non faccio pause ed esco prima. Con loro si è stretto un bel rapporto, sono fortunata, mi seguono sempre alle gare. Gli altri giorni fortunatamente mi alleno la sera. Sabato e domenica cerco di lavorare da altre parti, impieghi saltuari, e provo a presenziare nelle varie sessioni di sparring in giro per l’Italia. Ogni sera arrivo distrutta a casa, ma nulla viene gratis”

Nulla viene gratis. Gli occhi di Jasmine si fanno più seri davanti a queste parole, si tingono di sogni e speranze dal sapore di fatica, di consapevolezza di un mondo che nulla regala, chiedendo tantissimo, forse troppo, in cambio. 

Lei, chiamata ‘Toro’ perché già da piccolina non faceva caso al proprio avversario, limitandosi a pressare senza sosta maschi e femmine, caricandole  con un cardio e un’intensità fuori dal comune; lei, che s’ispira a Rose Namajunas per la capacità di battagliare demoni interiori, pensieri opachi e una mente di complessa gestione: lei, oltre la timidezza, mostra la sicurezza di chi crede in una predestinazione, di chi nell’ottagono ha il bisogno di trovare l’unica casa. 

“Tra qualche anno voglio entrare in UFC, voglio far salire sempre più in alto il mio nome e quello della mia palestra. Qui ci sono ragazze giovanissime che hanno intrapreso la mia stessa strada, per loro voglio essere un esempio”

Jasmine comincia a fasciarsi, le prossime ore dipingeranno la zona industriale di Brugine di grappling e calci, di ripetizioni e novità, di consigli e perfezionamento. È qui che si forgia il suo destino, è qui che si forgia un pezzo di futuro delle MMA italiane.

Credits

Jasmine Favero
IG @faverojasmine

Photo by Riccardo Romani

Testi di Gianmarco Pacione