Dall’hip hop al calcio internazionale. Intervista al celebre fotografo americano

“La mia visione di fotografia si basa sul creare contemporaneamente un’opera d’arte e una storia. Penso che ognuno nel suo ‘gioco’, nella sua professione, debba avere un certo range, debba dimostrare di sapere e potere fare più di una sola cosa. Non voglio limitarmi ad essere un fotoreporter o un fotografo di musica e sport, voglio essere bravo nel maggior numero di cose possibili”

Sicurezza. Il body language e la rapida parlata di Mel D. Cole lasciano trapelare una genuina, inscalfibile, sicurezza. Insieme ad essa irrompe una consapevolezza che non necessita di filtri zuppi di politicamente corretto e artificiosa umiltà. Una palese qualità, d’altronde, non può essere camuffata da modesta mediocrità.

Il range visivo di questo fotografo statunitense è enorme, così come il suo pedigree. Un pedigree che, solo negli ultimi anni, ha visto unire l’elemento calcistico ad una ricerca artistica inizialmente coltivata nella scena hip hop underground, poi proseguita al fianco dei migliori interpreti del panorama musicale d’oltreoceano e costantemente punteggiata da reportage a sfondo sociale, come quelli legati alle proteste BLM di pochi mesi fa.

Un seme, quello dell’immaginario sportivo, che nella mente e negli occhi del nativo di Syracuse, New York, era in realtà da sempre pronto a germogliare, innaffiato da tradizioni familiari e da anni di pratica e passione.

“Non riesco nemmeno a ricordare a quando risalga la genesi del mio rapporto con lo sport. Mio padre ha giocato a lungo a football, anche al college, e da ragazzino ho seguito il suo esempio. In generale sono sempre stato appassionato di tutte le discipline, dall’atletica al basket, e quando mi capitava di presenziare ad eventi sportivi, portavo sempre con me la macchina fotografica. Poi, una decina d’anni fa, il calcio, il ‘Beautiful Game’, ha fatto irruzione nella mia vita”

Il ‘Beautiful Game’. Uno strano incrocio, una strana fascinazione, una strana transizione, che hanno condotto Mel D. Cole dagli esplosivi concerti di Beyoncé, Kid Cudi, Jay Z e Kanye West, al religioso tumulto delle gradinate dello Stadio Olimpico e al polveroso calcio praticato sulle strade cubane e nei villaggi etiopi.

Il calcio è l’elemento sociale unificatore per eccellenza. In tutto il mondo. Qui negli USA non è popolare, ma osservando campionati come la Premier League, la Serie A e la Liga ho capito quanto fosse rilevante: è un fenomeno molto più grande di qualsiasi major sport americano. Il rapporto tra città e squadre, in molti casi tra quartieri e squadre, è così romantico… Ovunque sia stato ho visto calciare un pallone: a Cuba i bambini giocavano scalzi sull’asfalto, in Angola ho rivissuto la stessa situazione, in un villaggio etiope disperso nel nulla c’era una sola cosa, un pallone che rotolava, inseguito da cani e ragazzini. Sono stato fortunato, l’essere un fotografo conosciuto, anche se a livello musicale, mi ha dato chiavi d’accesso per assistere ad eventi calcistici incredibili: per esempio sono stato ad Anfield a vedere il Liverpool, in questo iconico stadio letteralmente incastrato tra case e cortili, oppure ho vissuto un match della Roma a bordo campo, nel magico Olimpico…”

Ritmi e scivolate. Microfoni e cori. Al mutare degli scenari non è corrisposto un mutamento dell’approccio fotografico di questo artista newyorchese. Mel D. nel prato verde e nei battimani degli ultras cerca le stesse vibrazioni propagate da cantanti e fan hip hop, provando ad immortalare corpi che si muovono armoniosamente, sospinti da suoni e agonismo atletico.

“Fondamentalmente tratto il campo come un palco: un luogo dove posso ritrarre emozioni e corpi in movimento, un luogo circondato da fan che investono anima e cuore, voce e corpo per un’ideale. Con la macchina fotografica provo a concentrarmi su tutto, non solo sui calciatori. Credo che ogni dettaglio sia importante: dagli uomini della security alle bandiere che sventolano, da un calcio di rigore a un contrasto aereo. Nel mio archivio visivo non ho punti di riferimento specifici per la fotografia calcistica, non mi sento ispirato da un fotografo in particolare, ho tutta una serie d’immagini fisse che, in un certo senso, guidano il mio istinto”

Mel D. Cole sta provando, a sua volta, a guidare una sorta di rivoluzione culturale. Da poco ha fondato la Charcoal Pitch F.C., agenzia fotografica calcistica (la prima in questo ambito diretta da un professionista afroamericano) animata dalla volontà di setacciare il dio pallone attraverso un’innovativa lente multirazziale.

Una visione che si sposa perfettamente con l’altro nobile obiettivo del fotografo della Grande Mela: spargere il verbo del ‘Beautiful Game’ tra le nuove generazioni nere americane. Un passaggio, a suo dire, necessario per fare evolvere l’intero movimento del ‘soccer’ statunitense. 

“Voglio usare la mia piattaforma e le mie fotografie per influenzare la comunità afroamericana. Quando ero piccolo solo i bambini bianchi giocavano a calcio: questa mentalità deve cambiare. Se vogliamo progredire a livello internazionale, i nostri migliori atleti devono affacciarsi a questo sport. E quando parlo di migliori atleti, mi riferisco ai giovani neri americani. Pensate per esempio se LeBron James avesse preso in considerazione il calcio da bambino… Attraverso l’arte provo ad ingaggiare, a stimolare, a fornire nuove e differenti prospettive a queste nuove generazioni”

Prospettive che hanno generato l’interesse di celebri club e brand nei confronti di Mel D. Cole. Una visione distante da convenzioni e ortodossie che ha già portato questo fotografo a collaborare con Chelsea, Manchester City, Nike, Adidas e Umbro, a dividere il proprio impegno tra progetti visivi e linee d’abbigliamento.

Investiture multiformi, di altissimo livello, che hanno caricato di responsabilità e pressioni il lavoro di Mel D., ma che, contemporaneamente, ne hanno rafforzato la voglia di incidere nello storytelling calcistico, di evolverlo, di progredire in un significativo percorso personale.

“Poter collaborare con queste realtà significa tantissimo. Sedermi a tavola con i migliori club del mondo, realizzare progetti con brand enormi è estasiante. La pressione mi fa performare. E per continuare a performare devo costantemente mettermi alla prova, lavorare duro e crearmi opportunità: non voglio retrocedere, mettiamola così”

Credits

Mel D. Cole
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Soccer
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Testi di Gianmarco Pacione