Grazie a GOALS il calcio e la società del Qatar vengono raccontate da chi vive all’interno del Paese
Critiche, dibattiti, atti dimostrativi e conferenze stampa. I Mondiali di Qatar sono tra gli eventi sportivi più chiacchierati della storia, sono diventati un centro catalizzatore per l’opinione pubblica internazionale, impegnata a sviscerare e sezionare contraddizioni sociali, intrecci politici, giochi di potere e lati oscuri del rapporto tra la FIFA e un Paese di cui si conosce ancora troppo poco.
Grazie a GOALS – una collaborazione tra Goal Click, The Sports Creative, Qatar Foundation, e Generation Amazing, abbiamo la possibilità di ascoltare le parole e osservare le foto scattate da più di 40 contributor provenienti da 20 nazioni diverse, uomini e donne che oggi vivono proprio in Qatar. Il programma di storytelling GOALS unisce studenti, artisti e community capaci di rappresentare il tessuto sociale del Qatar e la sua connessione con il calcio: un progetto che spalanca orizzonti differenti su temi fondamentali come il progresso femminile e che ci permette di avere una visione più articolata e approfondita del Paese affacciato sul Golfo Persico.
Abbiamo chiesto a Matt Barrett, Fondatore del Progetto Goal Click e content partner del progetto, di raccontarne la genesi, i significati e le sfumature. Buona lettura.


Come nasce il progetto GOALS e come siete riusciti ad entrare in contatto con collaboratori qatarioti?
Il progetto GOALS è stato concepito e realizzato nel 2021 grazie alla collaborazione tra Qatar Foundation, The Sports Creative, Goal Click, Generation Amazing e Salam Stores. GOALS è un programma di sviluppo focalizzato sulle capacità di leadership e di narrazione. GOALS ha preso formalmente il via nel novembre 2021, riunendo più di 40 persone, la maggior parte delle quali donne, in rappresentanza di 20 nazionalità.
Da lavoratori e studenti ad artisti e allenatori della comunità, tutti hanno deciso di raccontare le loro prospettive sul calcio, la comunità, la cultura e la vita del Qatar nell’anno della Coppa del Mondo, attraverso fotografie analogiche e digitali, parole e video. Gli storyteller di GOALS sono stati reperiti principalmente attraverso candidature e persone collegate ai nostri partner.


Cosa volevate mostrare e dimostrare attraverso queste immagini e testimonianze?
Si è scritto e si scrive moltissimo sul Mondiale FIFA in Qatar, ma raramente si sentono le voci di coloro che vivono e lavorano nel Paese. GOALS vuole cambiare questa narrazione e dare a quelle persone la possibilità di esprimersi e una piattaforma globale per condividere opinioni sul calcio, la comunità, la cultura e la vita in questo speciale momento storico. È importante notare che GOALS offre una rappresentazione autentica e diversificata del vero Qatar: donne e uomini di 20 nazionalità diverse hanno condiviso le loro storie.
Lo scopo di Goal Click è quello di ispirare la comprensione reciproca attraverso il linguaggio universale del calcio. In ogni progetto che sosteniamo, speriamo che le persone leggano le storie ed esplorino le immagini dei narratori, maturando una prospettiva più ampia riguardo un particolare gruppo di persone, un Paese o un’iniziativa. GOALS ne è un brillante esempio e il feedback che abbiamo ricevuto finora indica che le persone sono uscite dalla lettura di queste storie con una nuova idea del Qatar, della sua gente e dell’effettivo impatto che sta avendo la Coppa del Mondo.


Che tipo di rapporto c’è, a vostro avviso, tra Qatar e pallone?
Basta leggere le storie per capire quanta passione ci sia per il calcio e quanto sia stato importante nella vita di molti contributor. Avendo pubblicato oltre 300 storie ed essendo stati attivi in più di 100 Paesi, sappiamo che ogni Paese ha le proprie abitudini calcistiche e il Qatar non è da meno.
Come spiega Abdulrahman, che dal 2011 gioca a futsal per la Nazionale del Qatar: la cultura calcistica del Qatar è unica. Abdulrahman racconta di famiglie che si riuniscono ogni settimana e giocano a calcio per ore e ore, a volte senza scarpe, perché vengono usate per costruire le porte. Mahboobeh Razavi è un’allenatrice di calcio iraniana che si è trasferita in Qatar per conseguire un master in Exercise Science. Descrive una cultura calcistica “così piena di energia” e quando gioca nei tornei vede quanto la gente, e soprattutto le ragazze, amino giocare a calcio.
E non è solo la passione per il gioco ad emergere dalle storie di GOALS, ma anche il fandom, la base di appassionati e tifosi. Khalid Al-Ghanim è un superfan della squadra nazionale e spera che la Coppa del Mondo FIFA in Qatar possa essere un catalizzatore per cambiare visione e percezione della cultura del calcio nel Paese. È fiducioso che i turisti del Mondiale possano incontrare un luogo in grado di dare effettivo valore al gioco. Osserva che: “Non è la stessa cultura dell’Europa o del Sud America, ma è una cultura speciale a modo suo”.


Quali sono i dettagli e le storie che vi hanno colpito maggiormente?
L’aspetto più importante è l’evoluzione del calcio femminile nei 12 anni trascorsi da quando il Qatar è stato selezionato come Paese organizzatore del torneo, ma anche i piani già in atto per far crescere lo sport femminile dopo la Coppa del Mondo. Molte delle donne che hanno partecipato a GOALS parlano di questo cambiamento. Dowana Ismail Khalifa, 30 anni, rappresenta la squadra nazionale femminile del Qatar. Parla di un Qatar diverso da quello in cui è cresciuta. Un Qatar dove può giocare a calcio ovunque e dove ci sono academy, tornei e campionati dedicati alle ragazze.
Dal suo punto di vista è incredibile osservare come la mentalità stia cambiando. “Abbiamo così tanto sostegno e sono così orgogliosa di viaggiare e rappresentare il Qatar. La mia esperienza mi fa venire voglia di dare una mano alle ragazze del Qatar, perché sono loro il futuro del calcio”, dice. Anche l’estrema passione e la fiorente cultura calcistica in Qatar e in tutta la regione sono dettagli degni di nota. Non si sapeva che esistesse anche qui, ma è evidente che il calcio, e lo sport in generale, sono assolutamente centrali per lo sviluppo e il progresso del Paese.
Infine, la diversità del Qatar è stata fonte di ispirazione. Abbiamo lavorato con 40 partecipanti che rappresentavano 20 nazionalità diverse. In Qatar sono presenti molte identità e culture nazionali distanti tra loro. Questo Paese rappresenta davvero il mondo in un unico luogo e ognuno porta il sapore della propria terra d’origine. Come sottolinea Joris Laenan, belga, trombettista principale dell’Orchestra Filarmonica del Qatar: “È un crogiolo di idee e le persone convivono pacificamente e nel rispetto reciproco. Apprezzo molto la loro gentilezza e ospitalità”.


Cosa rappresenta, a vostro dire, il fatto che la maggior parte dei contributor sia di sesso femminile?
I diritti delle donne e delle ragazze sono stati un tema fondamentale nella preparazione di questo torneo e siamo lieti che oltre la metà degli storyteller siano donne. Leggendo la storia di Reem Al-Haddad, scopriamo che: “Il Qatar ha molte leggi a favore delle donne, le donne prendono le proprie decisioni, molte donne assumono ruoli di leadership e hanno un’istruzione di alta qualità”.
Mahboobeh ci dice che il calcio femminile è fiorente nel Paese e che “c’è un futuro brillante davanti a noi”. Forse non siamo troppo lontani da una candidatura del Qatar alla Coppa del Mondo femminile FIFA. Mehreen Fazal, una donna britannico-pakistana che ha avuto esperienze negative con il razzismo calcistico quando è cresciuta nel Regno Unito alla fine degli anni ’80, si è trasferita in Qatar nel 2020 e ha potuto assistere alla sua prima partita di calcio in assoluto durante la Coppa araba, capace di regalarle un’atmosfera incredibile e “scene di gioia in tutto il Paese”. L’impatto del calcio sulla vita delle donne che partecipano a GOALS è stato indubbiamente positivo.




All’interno delle varie testimonianze esce questa forte idea di multiculturalismo. Che tipo di rilevanza ha questo tema nella cultura e nel calcio qatariota?
Il Qatar è un Paese estremamente vario e questo spiega perché tra i partecipanti di GOALS sono rappresentate 20 nazionalità diverse. Molti narratori hanno parlato della diversità del Paese e di come questa stia plasmando la società moderna. Haya Al Thani lavora per Teach For Qatar e si concentra sui cambiamenti culturali in Qatar, su come il Paese contemporaneo sia “diverso nelle persone, nell’architettura e nella cultura” e su come, nel corso delle ultime generazioni, “le persone parlino lingue diverse, abbiano un aspetto diverso”.
Joris si è trasferito in Qatar 14 anni fa. Dice che il Qatar è sempre stato un luogo di incontro tra culture diverse: “Ci sono così tante nazionalità in questo Paese, persone provenienti da ogni angolo del mondo, con religioni, abitudini e background culturali diversi… Credo che il Paese debba essere orgoglioso di questo”.
Dai racconti emerge chiaramente come il calcio abbia svolto un ruolo importante nell’unire questa società diversa e multiculturale. Come spiega Ahmed, un egiziano espatriato: “Grazie al calcio ho conosciuto tanti amici di tante nazionalità. Ho amici dalla Tunisia, dal Ghana, dalla Giordania e, naturalmente, tanti egiziani! Attraverso il calcio si gioca con persone che altrimenti non si incontrerebbero mai. Si incontrano amici provenienti da luoghi e culture diverse. Questo è il potere del calcio”.
È un luogo comune, ma innegabilmente vero, che il calcio sia un linguaggio globale e che lo sport abbia il potere di unire le persone. Fahad, 19 anni, è nato e cresciuto in Qatar da genitori indiani. Era l’unica persona di origine indiana nel complesso abitativo in cui è cresciuto e non parlava arabo. Racconta: “Mi sembrava quasi impossibile avvicinarmi agli altri bambini e fare amicizia con loro. Ma c’era una lingua che parlavamo tutti, una lingua che poteva superare tutti gli ostacoli e le barriere della comunicazione, ed era la lingua del calcio! Il nostro comune amore per lo sport del calcio era sufficiente a superare tutti i confini linguistici. “Il calcio in Qatar ha avuto un ruolo importante durante la mia infanzia e ancora oggi. Per molti residenti e cittadini del Qatar, il calcio è uno stile di vita. Fa parte della nostra cultura ed è centrale nelle nostre vite”.
Stando a queste testimonianze pare chiaro, dunque, come la multiculturalità e la diversità del Qatar giochino un ruolo enorme nel delineare l’identità del Paese, sia in ambito sociale che sportivo.

I diritti umani sono un tema bollente di questo Mondiale. Che idee vi siete fatti a riguardo?
Tutti noi abbiamo un’opinione sui problemi che il Qatar deve affrontare. Ma senza le voci delle persone che vivono nel Paese, la conversazione è incompleta. È chiaro che c’è ancora molto da fare, ma da quello che dicono molti dei testimoni, l’impatto della Coppa del Mondo è stato incredibilmente positivo. Mehreen, ad esempio, che ha visitato il Qatar per la prima volta nel 2007 e vi si è trasferita nel 2020, vi dirà che la trasformazione è stata fenomenale, non solo in termini di infrastrutture, ma anche per quanto riguarda la coesione comunitaria, le riforme del lavoro e le politiche sui diritti umani.
For Mehreen, the tournament has enabled the development of an enduring human rights legacy, which should in turn influence positive social reform in the entire region. Much has been said about the treatment of migrant workers – and clearly there have been (and still remain) issues – but if you ask Richmond Etse, an Electrical Technician working at EMCO, he has felt welcome in Qatar and is able to pursue his dream to buy a home for his family in Ghana, while rediscovering his passion for football. Likewise, Sirajul Islam – a Bangladeshi who moved to Doha in 2015 as a construction labourer – found new opportunities to gain a coaching qualification and is now training a team in the Bengali Community League.

Dopo questo scambio di informazioni visive e testuali, la vostra percezione di questa Coppa del Mondo è cambiata? Se sì, in che modo?
Credo che Haya, a cui abbiamo fatto riferimento prima, riassuma tutto perfettamente quando dice: “A tutti piace credere che il proprio mondo sia quello corretto; ma chi può dire quale sia il mondo giusto?”.
Questa Coppa del Mondo sarà molto diversa dalle edizioni passate, non solo per il momento, ma soprattutto per la cultura del Paese che la ospita. Da ciò che raccontano i contributor pare chiaro che stia avvenendo un vero cambiamento e che molte opportunità stiano diventando più accessibili. Alcuni cambiamenti sono lenti, ma si stanno facendo progressi. Le donne e le ragazze del Qatar sono spesso alla guida del cambiamento e questo sarà uno dei maggiori lasciti del torneo. La verità è che leggendo la serie GOALS ci si può rendere conto di quanto l’impatto e l’eredità della Coppa del Mondo siano già molto più grandi di quanto molti si rendano conto. In molti dei precedenti Paesi ospitanti, il discorso sull’eredità tende a essere legato alle strutture o alla partecipazione. In Qatar, invece, stiamo parlando di un vero e proprio cambiamento sociale che è stato formalmente riconosciuto da Amnesty, Human Rights Watch e dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Si tratta di un dato incredibilmente forte, su cui bisogna riflettere.

Creerete anche contenuti o eventi legati all’evento nelle prossime settimane?
Assolutamente sì. La mostra GOALS si terrà dal 16 novembre al 10 dicembre presso la Education City della Virginia Commonwealth University School of the Arts in Qatar. La mostra presenterà 120 immagini, oltre a audio, video, poesie e testi scritti ai tifosi che visiteranno il Qatar durante il torneo, ai media e alle persone che lavorano a tutti i livelli nell’industria dello sport.
Le storie di GOALS continueranno nel 2023 attraverso un programma rivolto allo sviluppo degli allenatori qatarioti. Il programma, della durata di un anno, sarà realizzato da The Sports Creative, che collaborerà con gli allenatori per co-creare attività calcistiche inclusive, supportate dallo storytelling. Attraverso il calcio, i partecipanti esploreranno temi chiave come l’identità, il patrimonio, la parità di genere e la diversità.
Credits: @Goal Click
Testi di Gianmarco Pacione