Kyle Harman – Turner racconta perché il calcio e lo sport devono parlare di cambiamento climatico
Il calcio può essere molto più dell’etereo concetto di Beautiful Game. Può essere uno strumento essenziale per elevare tematiche cruciali e trasversali per tutta la società contemporanea, come il cambiamento climatico. Kyle Harman – Turner ha studiato e compreso l’importanza comunicativa dello sport più diffuso al mondo. Davanti alle partite del suo amato West Ham, ha analizzato la possibilità di utilizzare simboli sacri come maglie, stemmi e nomi delle società per diffondere un solo messaggio virtuoso: la Terra deve essere tutelata. Dalla Premier League al calcio e allo sport di tutto il mondo, gli orizzonti del progetto Climate Clubs parlano la lingua della sensibilizzazione virtuosa, una lingua fatta di frasi ironiche e design contemporaneo: il mix ideale per raggiungere ogni generazione di tifosi e appassionati, istruendoli su uno dei più grandi problemi della società presente e futura. Esploriamo meglio Climate Clubs attraverso la testimonianza del suo ideatore.




Com’è nato il progetto Climate Clubs?
Ho lavorato nell’ambito pubblicitario per 20 anni. Avevo la mia agenzia e comunicavo quotidianamente con clienti che spendevano tantissimi soldi per diffondere prodotti che non facevano il bene del mondo. Ho iniziato a pormi una domanda: cosa potrebbero fare le nostre menti se si concentrassero sulla comunicazione del cambiamento climatico? Così ho deciso di abbandonare il lavoro e mi sono iscritto a un corso dedicato alla sostenibilità presso l’università di Cambridge. Durante le lezioni mi ha subito colpito una frase: non è un problema scientifico, è un problema comunicativo. La scienza è chiara su questo argomento, eppure tantissime persone faticano a comprenderlo. E la colpa non è loro. Il calcio è sempre stata la mia passione, sono un abbonato di vecchia data al West Ham, sono stato anche un giornalista specializzato e ho avuto la possibilità di seguire eventi come i Mondiali in Sudafrica. Quando è nato mio figlio ho capito che dovevo fare qualcosa e provare a fondere questi due universi. Sono stato spinto da un istinto interiore, d’altronde sono due cose che ho sempre avuto a cuore…
Ci puoi raccontare alcuni esempi della vostra creatività virtuosa? Quali sono state le reazioni della gente e, soprattutto, dei tifosi?
I tifosi e, in particolare, mio fratello sono le vere guide di questo progetto. Lui è un tifoso vecchia scuola del West Ham e non è mai stato interessato al cambiamento climatico: se riesco a modificare il suo pensiero attraverso il nostro lavoro, vuol dire che sto centrando il mio obiettivo. Chiaro, molti tifosi sono scettici, ma dovete pensare che una vasta parte della nostra società è ancora convinta che il cambiamento climatico sia qualcosa di distante e impercettibile. Per tanti il cambiamento climatico equivale all’immagine esotica di un orso polare, che poco ha a che fare con la nostra quotidianità. Non è così. Il Carlisle United, per esempio, deve pagare annualmente costi altissimi di assicurazione, perché Brunton Park (il loro stadio), è ciclicamente soggetto ad allagamenti. Si stima che 23 dei 92 stadi del calcio professionistico inglese saranno allagati entro il 2050… Per questo abbiamo ideato la serie ‘Close to Home’, rielaborando i kit di tutte e 23 le squadre. Un altro progetto importante è stato quello legato al Brentford FC. Le ‘Bees’ sono la piattaforma ideale per comunicare che 13 specie di questi insetti sono andate perdute nello UK dal 1990. Il progetto ‘Wildflower Workers – Every bang re-wildflowers the square foot of a football pitch’ narra questa drammatica estinzione, conseguenza dell’altrettanto drammatica perdita del 97% dei fiori selvatici britannici dal 1930. Poi abbiamo creato una serie di bandiere per la Royal Academy of Arts, concentrate sulla rielaborazione dei loghi di varie squadre. Abbiamo ricevuto migliaia di mail/messaggi, soprattutto da giovani tifosi. Tantissimi hanno deciso di comprarle, consapevoli che il ricavato sarebbe stato devoluto a realtà che combattono il deterioramento della nostra Terra. Molti di loro hanno comprato bandiere di squadre rivali…




Che ruolo giocano e giocheranno calciatori e società in questo processo di sensibilizzazione?
I calciatori hanno il potere d’influenzare e cambiare il comportamento di migliaia di tifosi in un solo istante. In UK numeri 10 come Lineker e Rashford hanno un impatto superiore rispetto al numero 10 di Downing Street: tra Rashford e un ministro sceglierei sempre il primo come testimonial. Siamo fortunati che giocatori come Bellerin siano molto impegnati sotto questo punto di vista, ma possiamo trovare anche molti altri esempi: Smalling ha una propria azienda green, Bamford ha creato un’esultanza dedicata al cambiamento climatico e Ben Mee ha recentemente dato vita al primo trasferimento ‘carbon neutral’ della storia del calcio inglese… Tanti giocatori sono legati e si stanno legando a ciò che stiamo facendo e, allo stesso tempo, stanno diventando ambassador per la salute del nostro pianeta. La sensazione è che sempre più figure calcistiche siano preoccupate da quello che sta accadendo, e la stessa cosa si può dire di club e istituzioni. C’è un’evoluzione in atto e lo dimostra il fatto che in Premier League stiano redigendo delle leggi ad hoc. Il mondo del pallone sta capendo che non si può essere perfetti, certo, ma si può e si deve fare di più sotto questo punto di vista. Ora starà ai top player internazionali fare un passo avanti e starà ai club seguire esempi virtuosi come quello dei Forest Green Rovers, squadra di League Two (quarta serie inglese) che sta riducendo a zero l’impatto sull’ambiente e sviluppando un sistema di totale autosufficienza energetica. Hanno anche creato una linea di cibo vegano, che inizialmente è stato venduto dentro lo stadio e, in seguito, ha iniziato ad essere distribuita in tutta Inghilterra. È una doppia vittoria ed è la giusta strada da intraprendere.
Come vuoi sviluppare il progetto Climate Clubs in futuro? E come vedi il futuro del nostro pianeta?
Lo sport è più grande della logica, produce emozioni reali e connette la gente. E questo vasto spazio sociale non è ancora stato utilizzato concretamente per diffondere il tema del cambiamento climatico. Non vogliamo che Climate Clubs si limiti al calcio, la nostra volontà è quella di collaborare con tutti i grandi sport del mondo. Penso per esempio ai major sport americani, a organizzazioni come l’NBA e l’NFL, capaci di toccare persone e fan ad ogni latitudine del globo. Più il messaggio sarà condiviso, meglio attecchirà. Lo sport e il calcio mi hanno insegnato che c’è sempre speranza, come nel caso della celebre ‘Christmas Truce’ della Prima Guerra Mondiale. Lo sport ha il potere di unire le persone, soprattutto in momenti di difficoltà. E continuerà a farlo.




Credits: Climate Clubs