Il ping-pong, le conquiste sociali, Wimbledon, la polo. Fred Perry è ben più di un marchio d’abbigliamento
Inghilterra, primi anni del ‘900. Dopo la tragica morte della regina Vittoria, è il figlio Edoardo a salire al trono. La società che si sviluppa durante il suo regno ha una forte impronta gerarchica, si è sostanzialmente obbligati ad accettare il proprio status economico e sociale. L’élite britannica inizia a provare un interesse sempre maggiore per lo sport, facendo scaturire, di conseguenza, una piccola ma significativa rivoluzione nel mondo della moda.
A Stockport, qualche chilometro fuori Manchester, lontano dalla nobiltà londinese e dai loro nuovi loisirs, viene al mondo il futuro astro nascente del tennis inglese, Fred Perry. La famiglia da cui proviene ha origini piuttosto modeste: il padre, filatore di cotone ed è politicamente attivo come sindacalista e socialista. Far praticare al figlio uno sport come il tennis, riservato solo all’alta società inglese, è quindi fuori discussione.
Con il passare degli anni, la carriera politica del padre prende una piega piuttosto positiva, tanto dal trasferire la famiglia a Brentham, piccolo sobborgo non distante da Londra costruito dal Co-Operative party. Proprio durante gli anni passati nella città-giardino londinese, Fred viene stregato dal tennis. Vedere le persone più ricche ed influenti d’Inghilterra divertirsi con una racchetta in mano, lo porta a pensare che il tennis potrebbe dargli la possibilità di dare una vera e propria svolta alla sua vita.

BARRIERE E TRIONFI: IL TENNIS TAVOLO
Essendo i circoli tennistici riservati esclusivamente all’aristocrazia, Fred Perry inizia con la versione più umile e popolare del tennis, quella da tavolo. Sembra avere un talento innato, sente il ritmo della pallina come nessun altro. Praticare uno sport individuale, inoltre, dà la possibilità di avere piena padronanza del proprio destino: una sfumatura non trascurabile per chi nasce in un contesto sociale dove la libertà personale viene spesso limitata.
Nonostante si alleni con poca regolarità ed abbia partecipato solo ad un torneo locale, nel 1927 Ivan Montagu – allenatore della squadra nazionale di tennis tavolo inglese – decide di includerlo nella selezione che partecipa ai mondiali.
Un dritto potente e preciso. Colpi ad effetto che disorientano l’avversario. Il ragazzo di Stockport sconfigge con una facilità disarmante tutti i migliori atleti presenti, salendo sul gradino più alto del podio non ancora ventenne. Dopo la vittoria dell’ultimo mondiale nel 1929, comunica il proprio ritiro dal tennis tavolo, promettendo di vincere la Coppa Davis entro i successivi quattro anni.

COME RIVOLUZIONARE LA SOCIETÀ TENNISTICA INGLESE: COPPA DAVIS E WIMBLEDON
Nel 1929, il tennis è ancora appannaggio di pochi eletti, nonostante questo Fred Perry è determinato a mantenere la sua promessa. Forte del sostengo paterno, che nel potenziale successo tennistico vede trionfare i suoi ideali politici di meritocrazia ed equità sociale, Fred inizia a partecipare a numerosi tornei in tutto il Regno Unito. Vuole affermarsi come sportivo e come uomo, dimostrando a tutti che la ricchezza economica è seconda alla voglia di emergere.
1933, Parigi, Stade Roland Garros. Il Regno Unito sfida la Francia nel challenge round. A più di vent’anni dall’ultimo successo inglese, Fred Perry tiene fede alla sua promessa, mettendo in bacheca la sua prima Coppa Davis. Nello stesso anno, sempre sotto la Tour Eiffel, un altro tennista fa notizia con un’idea imprenditoriale dal successo secolare. Dopo i primi prototipi indossati nel 1927 a Forest Hills, René Lacoste lancia ufficialmente il suo iconico marchio d’abbigliamento.

L’evento tennistico più antico al mondo. L’unico ad essere giocato sull’ erba. Il verde ed il viola. Le divise bianco candido. Wimbledon non sarà mai un torneo come gli altri. La pressione che si percepisce in quel rettangolo verde non è comparabile con quella di nessun altro stadio al mondo. Aggiungiamoci il fatto di essere un atleta inglese che cerca di conquistare un trofeo assente nel Paese di Sua Maestà dal 1909. Ironia della sorte, lo stesso anno in cui nasce Fred.
La finale di Wimbledon quell’anno vede affrontarsi il campione in carica Jack Crawford, australiano molto apprezzato dal pubblico inglese, e Fred Perry, atleta britannico ma spesso criticato dal suo stesso pubblico vista la sua estrazione sociale ed uno stile di gioco ritenuto poco raffinato. 6-3, 6-0, 7-5. Perry zittisce i suoi detrattori e viene incoronato vincitore. Il trionfo della classe operaia in uno degli eventi che più rappresenta la nobiltà inglese.
Nonostante un record di vittorie impressionante, anche in campo internazionale, la Federazione Britannica stenta a riconoscerlo come atleta professionista. In quegli anni la distinzione tra professionisti ed amatori è netta. Dal momento che il tennis è considerato una forma d’arte e non un lavoro da cui poter ottenere un tornaconto economico, l’unica ricompensa prevista è la gloria sportiva. Perry, che nel denaro vede non solo successo, ma anche indipendenza, decide di trasferirsi negli Stati Uniti. La cultura americana, dove meritocrazia e fama vanno a braccetto, è decisamente più affine agli ideali di Perry.

DAL GRANDE SLAM AL SUCCESSO AZIENDALE: LA NASCITA DEL BRAND FRED PERRY
Acquista il Beverly Hills Tennis Club e qualche anno dopo viene contattato da Tibby Wegner, ex calciatore austriaco con un’idea imprenditoriale simile a quella di Lacoste. I due apportano le opportune modifiche al modello transalpino, dando vita alle prime polo firmate Fred Perry nel 1952.
Il logo, una coroncina d’alloro ricamata sul petto, è l’emblema della vittoria. L’effige di chi, partendo da uno dei livelli più bassi della piramide sociale inglese ha ottenuto un doppio successo: sportivo ed economico. Con almeno sessant’anni di anticipo, Fred Perry si dimostra precursore delle moderne campagne di marketing. Presenta a Wimbledon le sue polo e le regala a tutti i presenti. Il pubblico risponde positivamente, tanto che anche alcune celebrità come John Fitzgerald Kennedy saranno viste indossare la corona d’alloro sul petto. “Ormai so benissimo che mi conoscono più per le mie polo, che per la mia carriera da tennista”. In pochi anni, il successo del suo brand è sotto gli occhi di tutti, Perry stesso ne percepisce la fama mondiale.




Sebbene sia diventato ormai un’icona del mondo fashion, l’universo tennistico non ne dimentica le gesta. Viene invitato ad incoronare la vittoria di Bjorn Borg a Wimbledon nel 1978 e, qualche anno dopo, all’All England Club, viene inaugurata una sua statua a grandezza naturale affinché tutti possano ricordarne le gesta.
Il giorno dell’inaugurazione dichiara “Quella con Wimbledon è stata la storia d’amore più importante della mia vita”.
Nel 1995, Fred Perry viene ricoverato a Melbourne in seguito ad una brutta caduta rimediata durante il periodo dell’Australian Open, torneo da lui vinto nel 1934. Si spegne qualche giorno dopo all’età di 85 anni.
Ha ispirato e continua ad ispirare generazioni intere. Le sue polo, iconiche almeno quanto quelle di René Lacoste o le scarpe firmate Stan Smith, sono l’ultimo, eterno regalo di un uomo che ogni giorno ci ricorda l’importanza di essere artefici del nostro destino.
Text by: Filippo Vianello