Le onde sono attesa, condivisione e introspezione, ci spiega questo artista del longboard

“Per me surfare equivale a danzare, ogni volta che sono in acqua è come se facessi un ballo con le onde. Odio la narrazione tipica del surf: sulla tavola non si cavalca e non si domina il mare. È lui a dominarti. Te lo fa capire molto chiaramente. La natura trova sempre il modo per sottolineare quanto sia incredibilmente potente…”

Edoardo Cartoni è giovane, giovane come la spensieratezza, giovane come la sensazione della tavola a contatto con l’acqua, giovane come la maturità. Suona strano? Non dovrebbe, perché dalle parole di questo poco più che ventenne traspare molto più di un banale approccio alle onde, di una filosofia vacua, fatta di ribellione standardizzata, insipidi video Instagram e luoghi comuni.

C’è una purezza rara nei ragionamenti di Edoardo, già campione junior italiano di longboard e riconosciuto all-arounder del panorama surfistico nazionale, c’è la purezza della conoscenza, dell’interesse, della pratica che sfocia in altri ambiti: come quello letterario, come quello fotografico, come quello educativo. Diramazioni che hanno trovato humus nella terra più underground e affascinante del surf italiano, nella città che fu ‘Superba’: Genova.

“La cultura del surf nella mia Genova ha radici antiche, si dice che già negli anni ’80 le persone uscissero in mare con le tavole. Leggenda narra che a Bogliasco ci fossero i primi surfisti d’Italia e che, attraverso il passaparola, questa pratica sia arrivata in città. Genova ha imparato a conoscere meglio il surf nell’ultimo periodo, grazie alla scuola Blackwave, la più grossa del Paese. Io faccio il maestro lì e mi rendo sempre più conto di quanto il surf rischi di essere una moda. Per me è sempre stato un qualcosa di estremamente personale, d’introspettivo… Per questo ai ragazzi non presento uno sport schematico e standardizzato, ma un elemento culturale. E quando vedo qualcuno che è realmente interessato, è come se un fuoco si ravvivasse dentro di me”

È un fuoco puro, che guarda di cattivo occhio l’eccessiva sportivizzazione di una forma d’arte nata come viaggio sensoriale e non come sequenza di gesti tecnici da valutare. È, soprattutto, uno stile di vita punteggiato di beach break e pensieri condivisi, di lunghe attese e persone preziose: concetti che rimandano a luoghi esotici e distanti, ma che vengono ricreati quotidianamente sul Mar Ligure, là dove Edoardo ha trovato il proprio tempio formativo e spirituale.

“La nostra è una condizione unica. Siamo sempre alla disperata ricerca delle onde, perché nella nostra zona non si trovano tutti i giorni. Credo sia una cosa molto romantica. Chiaro, all’estero è tutto molto più semplice e, ovviamente, strutturato, ma qui in Italia ho avuto la fortuna di conoscere tante persone che mi hanno ispirato e introdotto a questo mondo. Parlo per esempio di Alessandro Demartini, Matteo Fabbri, Davide Onorato e tanti, tanti altri. Praticamente tutti i miei amici hanno a che fare con il surf, tutta la nostra vita gravita intorno alle onde. Finiamo di studiare o di lavorare e andiamo in spiaggia, anche solo per ascoltare un po’ di musica e parlare tra di noi…”

Studente di Philosophy, International and Economic Studies, Edoardo sogna i cinque cerchi di Los Angeles 2028, dove il longboard sarà introdotto nel programma olimpico per la prima volta. Un obiettivo dettato dalla voglia di realizzazione personale, più che di riconoscimento pubblico.

Nel mentre appunta le sue riflessioni sul portale Tuttologic Surf e dà libero sfogo alla propria creatività insieme al collettivo GELOV, dove skate e surf s’incrociano con la produzione multimediale, regalando una nuova prospettiva sulla scena genovese. Esperienze, queste, che stanno ponendo le basi per un futuro professionale che pare già delineato.

“Se nasci e cresci a Genova devi costruirti degli stimoli. Con la community di GELOV creiamo contenuti in analogico e VHS, ritraendo quella che sentiamo come la nostra California. Tutti siamo da sempre appassionati di cinema e fotografia, così ho deciso di comprare una macchinetta a 10 euro in un mercatino e ho iniziato a scattare. Tommaso Pardini, Fabio Palmerini e Filippo Maffei sono dei punti di riferimento per la qualità delle loro composizioni, mi hanno permesso di capire quanto sia importante il timing nella fotografia-surf. Devo ammettere però che preferisco ancora entrare in acqua con i miei amici, piuttosto che fotografarli… Nei prossimi anni proverò ad allenarmi con più costanza, per puntare alle Olimpiadi di LA. È una sfida con me stesso, che va molto al di là di punti e podi. Si tratterebbe di una soddisfazione personale senza paragoni. Contemporaneamente voglio portare avanti il percorso di studi e le varie esperienze lavorative. In futuro voglio restare dentro il mondo del surf: non so se come scrittore, talent scout, promotore di progetti o chissà cosa… So solo che voglio restare a contatto con le onde”

Credits: Edoardo Cartoni
Testi di Gianmarco Pacione