Cultura, razzismo e classismo in una vita da quarterback, quella di Colin Kaepernick

Creata da Ava DuVernay, prima donna afroamericana a ricevere una nomination al Golden Globe per ‘Selma – La strada per la libertà’, e Colin Kaepernick, ex quarterback NFL dei San Francisco 49ers, passato alla storia come primo atleta dei majors sports USA ad inginocchiarsi durante l’esecuzione dell’inno nazionale, ‘Colin in Bianco e Nero’ è una nuova, stimolante miniserie biografica disponibile su Netflix.

All’interno dei 6 episodi, la voce narrante dello stesso Kaepernick accompagna scene della propria adolescenza e profondi ragionamenti sociali. Il quarterback, ostracizzato dai campi NFL per il gesto di ‘kneeling’, forma di protesta contro la repressione delle minoranze statunitensi, mette a nudo la genesi del proprio pensiero, dei propri ideali, descrivendo una parabola cominciata con l’adozione infantile.

Cresciuto da agiati genitori bianchi, Kaepernick elenca una lunga serie di episodi di razzismo, più o meno evidenti, subiti in tenera età e in fase adolescenziale da persone a lui vicine, come allenatori e membri della piccola comunità californiana di Turlock. Episodi che, solo dopo l’acquisizione di una determinata consapevolezza culturale e sociale, hanno permesso a Kaepernick di formulare un lungo viaggio introspettivo e di porre le basi per il suo attivismo ormai noto in tutto il mondo.

Interpretato da Jaden Michael, Kaepernick descrive la sua lunga battaglia per diventare quarterback, una battaglia ostacolata da stereotipi razziali e, paradossalmente, dalla sua fenomenale predisposizione per un altro sport, il baseball. Durante questa difficile trafila sportiva, Kaepernick scopre e abbraccia la ‘black culture’, ispirato da personaggi come Allen Iverson e Spike Lee.

I diversi quadri narrativi ambientati tra casa Kaepernick e la Pitman High School, vengono intervallati da monologhi dello stesso Kaepernick che, impegnato ad osservare il suo percorso umano, crea connessioni tra il suo vissuto ed episodi che hanno segnato la storia afroamericana, non solo a livello sportivo. Le frasi di Kaepernick sono coltelli che s’infilano nelle piaghe della società americana, annotazioni di stampo antropologico dirette ed efficaci, che arrivano a proporre metafore significative, come quella tra lo schiavismo e le condizioni dei giocatori di football attuali.

“Non potevo ribellarmi perché non sapevo come fare. Ora lo so, e lo farò”. La ribellione di Kaepernick è passata dai campi NFL al piccolo schermo. Una ribellione che deve essere guardata, che deve essere compresa.