Esplosioni di colori, icone sportive e DNA argentino: benvenuti nel magico mondo di questo artista sudamericano
L’Argentina è un Paese enorme, viaggi tra luoghi sovrappopolati e confusionari come la mia città, Buenos Aires, e scenari naturali incontaminati. Caos e quiete si alternano. Bellezza e cambiamento si fondono. Devi adattarti per sopravvivere e trovare un giusto equilibrio. Questi dualismi si traducono nel mio lavoro, dove le immagini sono statiche, ma sembrano muoversi. Ecco perché mi piace lavorare su temi e soggetti sportivi, perché mi permettono di sublimare questi pensieri”


La creatività di Bernardo Henning supera le leggi della fisica, viaggiando tra colori sudamericani e icone sportive. Nelle opere grafiche di questo artista argentino la staticità si trasforma magicamente in dinamismo, sprigionando la forza cinetica di ogni ritratto fotografico. WNBA, Selección argentina, Nike e Giannis Antetokounmpo sono solo alcune delle tele visuali che la mente di Bernardo ha deciso di animare: processi che questo nativo di La Plata, ma abitante di Buenos Aires, ha coltivato tra loghi calcistici, street art e passioni sportive.

“Ho sempre amato disegnare. Ricordo che con alcuni compagni di classe passavamo ore a tratteggiare macchine e a ricreare loghi di brand connessi alla skate culture. Poi ho scoperto la storia dell’arte e la mia mente si è aperta: durante quegli anni ho capito che il graphic design sarebbe stata la mia strada. Sono sempre andato in skate, ma anche il calcio è una mia eterna passione. Da piccolo ero ovviamente affascinato dai loghi delle squadre. Nonostante fossi tifoso del Boca, ero innamorato del logo del Lanús e delle sue caratteristiche tipografiche. Queste influenze si sono poi traformate in street art e nella produzione di stickers che ho iniziato ad esporre in giro per la città. A Buenos Aires tutto è comunicazione e io ho iniziato a comunicare con personaggi stilizzati, non con i graffiti. Il lavoro nelle strade mi ha permesso di entrare in contatto con lo studio di graphic design Dogma, dove ho iniziato la mia carriera, e con alcuni street artist incredibili: penso per esempio ai London Police, a Pes e a Julian, conosciuto come Chu. Questi artisti per me erano vere e proprie stelle, avevo costantemente la sensazione di trovarmi nel posto giusto al momento giusto… Quello è stato un perfetto punto di partenza”


Se la produzione grafica è un divertissement divenuto professione, lo sport nella quotidianità di Bernardo è una pietra angolare divenuta terapia. Partite di basket, tennis, rugby e futsal scandiscono le giornate di questo argentino, regalandogli, tra un’ispirazione e l’altra, influenze estetiche e sollievo mentale. L’elemento sportivo è un qualcosa di cui puoi godere in ogni step della tua vita, confida Bernardo parlandoci anche del legame innato tra l’universo atletico e il design, e introducendoci una filosofia artistica dipinta di colori sgargianti e immagini iconiche.

“Tutto per me ruota intorno allo sport, anche la mia filosofia artistica. Il design è lì, in ogni maglia, in ogni cappellino connesso ai major sports americani. Il movimento è lì, in ogni azione, in atleti come Facundo Campazzo, il mio giocatore di basket preferito. Provo a creare illustrazioni che le persone possano amare, uso colori vividi e potenti per aumentare l’impatto di ogni immagine. Negli anni ho imparato cosa vuol dire produrre un qualcosa d’iconico. Faccio quello che mi piace, perché so che anche il pubblico, i brand e le aziende possono apprezzarlo. Quando ho tempo e non sono impegnato in incarichi commissionati, faccio cose che amo, perché so che possono essere funzionali per il mio lavoro, possono attirare l’attenzione altrui. Lavorare sulle fotografie non è difficile, le immagini mi chiamano e so che devo fare qualcosa. Vedo un ritratto e istantaneamente l’opera compare nella mia mente e dopo poco tempo ho già finito di realizzare il collage digitale. È un processo naturale, che mi sta dando la possibilità di lavorare con varie realtà e istituzioni sportive, come la WNBA e ESPN, o la Nazionale femminile argentina, che mi ha contattato per produrre dei contenuti relativi all’away kit del prossimo Mondiale. Sono orgoglioso di aver lavorato per la Selección e sono felice di aver animato una maglia ispirata alle nostre montagne e alla nostra natura. Ora sono impegnato in un altro grande progetto calcistico, che scoprirete tra poche settimane…”
E tra qualche anno, invece, scopriremo il destino di Bernardo. È una sua recente opera a introdurre questo tema, la scritta “La cosa peggiore che mi sia capitata come artista è essere un graphic designer”. Parole che uniscono l’ironia e la frustrazione di una condizione ibrida, di un equilibrio precario, eppure consolidato da logiche di mercato, fama ascendente e collaborazioni con grandi brand internazionali. Perché il graphic design ha plasmato i pilastri estetici di questo creativo argentino e la sua carriera lavorativa, ma oggi la dimensione artistica sta prepotentemente rubando la scena, delineando un futuro dedito alla più pura delle muse.


“This sentence started as a simple note on IG and immediately elicited so many reactions among my colleagues. A few months ago I had my first solo exhibition in Madrid and decided to display it. That catchphrase starts a conversation every time because it’s shocking, ironic and realistic. I’d like to make 100 percent artistic works, but I feel like I can’t do that because of all the theoretical notions I learned with graphic design. I’m not really free. At the same time graphic design forces you to communicate something, it’s a professional necessity. Art doesn’t impose that. I find myself in the middle, and it’s a complex condition. I’ve learned that I’ve to compromise and, at the same time, stay true to my artistic vision, even in commissioned work. It’s not easy. That’s why I see my future directed toward the artistic universe. I know that there will come a point when I’ll get tired of working for brands and, above all, I will not want to repeat myself: that will be the moment when I’ll have accomplished all the collaborations I’ve always dreamed of. I’m young and I still have a lot of energy, but as an old man I imagine myself painting huge canvas in a vast, brightly lit room…. I just hope to do what will make me feel good.”
Photo Credits: Bernardo Henning
Testi di Gianmarco Pacione