Il fotografo che tratta la montagna come una tela e gli sciatori come pennelli

“Le immagini che più rappresentano la mia visione artistica prevedono la presenza di ombre. Grazie al contrasto bianco-nero la neve delinea delle forme precise: senza le ombre queste forme non risulterebbero così marcate. La presenza umana, nello specifico quella dello sciatore, aggiunge poi dinamismo e azione alla composizione, dandole vita”

Ombre e luci, neve e composizioni. Oskar Enander è un’artista delle montagne, le sue fotografie sono sonetti cromatici, sono rispettosi omaggi al sublime emanato da vette e fenditure, da declivi e canaloni. Svedese di nascita, ma svizzero d’adozione, tra le alture elvetiche Oskar ha trovato il proprio Eldorado, unendo le sue più grandi passioni e rendendole un prolifico lavoro.

“Ho sempre sciato e mi è sempre piaciuto fotografare, così nel 2002 ho deciso di unire le due cose. Alcuni anni di gavetta mi hanno permesso di rendere riconoscibili il mio stile e il mio nome, di creare connessioni nell’ambiente: questi fattori sono stati fondamentali per plasmare la mia carriera lavorativa. Combinare la fotografia con sci ed escursionismo credo sia una sorta di privilegio, poche persone hanno la fortuna di farlo. Non si tratta però di un lavoro facile, non ci si può permettere momenti di superficialità, il rischio è sempre alto…”

L’esperienza di Oskar si fonda su oltre un ventennio di relazione con le montagne: luoghi sacro-naturilistici di cui ha studiato ogni metro, ogni angolazione, ogni alba e tramonto.

“In montagna passo quasi la totalità del mio tempo. Ho iniziato a farlo oltre un ventennio fa, all’epoca fotografavo con la macchinetta analogica e avevo la mia camera oscura. Erano altri tempi… Per ottenere i giusti scatti penso bisogni maturare una grande conoscenza del territorio, ma non basta solo questo. Il sole, per esempio, è un altro elemento cruciale. Io scatto sempre all’alba o al tramonto, nel cuore della giornata il sole non ha una resa interessante e funzionale al mio tipo di fotografia. Le linee e la morfologia della neve sono altrettanto importanti. È impossibile stabilire a priori dove poter trovare la neve perfetta: per definizione, d’altronde, la neve è in costante cambiamento, non è mai la stessa… Ho modellato il mio stile tra le montagne di Engelberg, è qui che vivo e trascorro le mie giornate, la forma di queste vette disegna delle ombre uniche”

Questa ricerca quasi eremitica del perfetto scorcio innevato ha reso Oskar una sorta di guru della fotografia di montagna. Uno status che si carica di ulteriore fascino pensando alla patologia che lo affligge dalla nascita, il daltonismo.

“Non sono completamente daltonico, ma ho alcuni problemi con i colori, tendo a mischiarli. Il viola, per esempio, lo vedo come blu. Lungo la mia carriera mi sono abituato a questo parziale daltonismo, quindi non ho mai vissuto la patologia come una limitazione alla mia sensibilità artistica. Tra l’altro uso molto il bianco e nero, questa scelta estetica da un lato mi mette al riparo da problemi cromatici, dall’altro mi permette di dare alle mie opere una resa sensoriale diversa, a mio avviso più incisiva”

L’incisività degli scatti di Oskar non è figlia dello sforzo sportivo, ma dell’istante incantato. All’interno delle sue composizioni s’intersecano natura e geometria, vastità e piccolezza.

L’uomo, o meglio, l’atleta-sciatore diventa uno strumento propedeutico per impreziosire scorci montuosi, fuoripista e bianchi muri verticali. Con i suoi sci interpreta il ruolo del pittore interno al quadro, disegnando schizzi e traiettorie.

“Non mi è mai particolarmente interessato fotografare le gare perché sciatori e fotografi non hanno libertà, sono limitati da una lunga serie di restrizioni. Nelle competizioni ufficiali non ritrovo la stessa bellezza che osservo in uno sciatore solitario, impegnato ad affrontare la neve fresca e un tracciato vergine. Detto questo, ritengo che la fotografia sportiva debba immortalare emozioni. Io provo a farlo attraverso la cristallizzazione di un preciso momento. È fondamentale essere dentro il momento e mostrare quel momento, anche durante le gare: in quel caso bisogna focalizzarsi su ciò che sta provando e vivendo l’atleta, l’essere umano”

Nel prossimo futuro la ricerca artistica di Oskar Enander continuerà a concentrarsi sull’esaltazione del momento montuoso. Un momento che ricercherà anche all’esterno di Engelberg, come è solito fare grazie ai seriali lavori commissionati da rinomate aziende internazionali.

“Ora viaggerò un po’, le tappe di questo inizio 2021 saranno Canada e, probabilmente, Giappone. Va detto che la fortuna di vivere in montagna mi dà spesso la possibilità di lavorare da casa: cosa che farò anche in questi mesi. I brand ormai mi conoscono, sanno qual è la mia visione artistica e sono consapevoli che possa portare tutto a compimento anche restando qui, tra le montagne svizzere”

Oskar Enander
IG @oskar_enander
oskarenander.com

Testi di Gianmarco Pacione