Heritage e radici culturali, grazia e potenza femminile: il mondo variopinto della fotografa andina
“Le mie origini, la mia cultura e il rapporto con mia madre formano il background sia della mia identità artistica, che della mia identità umana. Sono tutti fattori veramente importanti. Mi considero una donna andina e tropicale, perché sono arrivata a Miami dal Perù. Sono due mondi che hanno in comune tanti colori. Il mondo andino e la sua gente, però, hanno subito e continuano a subire discriminazioni e forme di razzismo. Ecco perché attraverso il mio lavoro voglio modificare il rapporto con le unicità di questa cultura. Voglio mostrare la diversità e i valori di questa gente, voglio che smettano di vergognarsi delle loro radici”




Se volete immergervi in un uragano di colori ed echi culturali, osservate gli scatti di Celia D. Luna. Nella produzione fotografica di quest’artista andina, ormai adottato dalla Florida, si fondono antiche tradizioni, moderno folklore e contemporanee rivoluzioni. Perché le radici non possono essere dimenticate. Perché le radici devono essere elevate, diventando strumento di affermazione sociale e, specialmente nel caso di Celia, di empowerment femminile.


Ho scoperto la fotografia al college, ma all’inizio era solo una passione. Amavo e amo Tim Walker, perché riesce ad associare il fashion allo storytelling, tutti i suoi shooting raccontano qualcosa. Quando una mia amica mi ha chiesto di farle dei ritratti, ho capito che la fotografia poteva diventare molto di più nella mia vita. Con il passare del tempo questo medium artistico si è trasformato in un processo organico di esplorazione e scoperta di me stessa. La mia estetica gravita attorno ai colori e al desiderio di ritrarre soggetti atipici, che possano permettermi di raccontare storie reali, legate soprattutto alla mia terra natia. Sento delle responsabilità, perché voglio ritrarre e mostrare la cultura andina e il ruolo che le donne giocano all’interno di essa. Faccio le cose con il cuore e anche i lavori commerciali seguono questa filosofia: quasi sempre sono collegati alla sublimazione della forza e della grazia femminile. Amo il fatto che la mia fotografia abbia un significato e un valore sociale”


Nella variopinta galleria di Celia D. Luna l’elemento sportivo gioca un ruolo fondamentale nella comprensione e divulgazione della potenza femminile. È la piattaforma ideale per raccogliere testimonianze della moderna andinità e delle sue atipiche protagoniste, spinte dal desiderio di sollevare la propria condizione e, al tempo stesso, d’influenzare le future generazioni. L’heritage culturale va abbracciato e condiviso, comunicano le immagini di Celia, come nell’opera magna ‘Cholitas Bravas’, dedicata a coraggiose skater, climber e wrestler andine.


“Lo sport mi ha arricchito e ha arricchito il mio rapporto con le Ande. Le storie sportive hanno la capacità di toccare tantissime persone e d’ispirarle. Parlo per esempio del collettivo femminile boliviano Imilla Skate, che sta avvicinando tantissime bambine alla cultura ‘chola’, ai suoi usi e costumi, e alla tavola come forma d’indipendenza. Parlo delle climber che vivono le Ande come luogo punto d’incontro con le proprie madri, le loro esistenze e conoscenze. Parlo delle ragazze che dai primi anni 2000 hanno iniziato a praticare la lucha libre per proteggersi dagli abusi fisici: pioniere che hanno dato il là ad una tradizione che prosegue ancora oggi in Bolivia. La femminilità è forza, grazia e gentilezza, e lo sport non fa altro che evidenziare queste nostre caratteristiche”


Il prossimo step di questa celebrazione capace di unire patrimoni culturali e femminilità, sarà musicale. La cumbia colombiana è l’attuale indagine di questa fotografa peruviana, un nuovo tassello di un coloratissimo e virtuoso mosaico in divenire, dove tutto risulta significativo: anche il ballo liceale di una giovane figlia, consapevole simbolo di un avvenire che dovrà sempre ricordare le proprie origini.


Credits: Celia D. Luna
Text by: Gianmarco Pacione