Il linebacker italiano che sogna l’NFL sui campi di Valdosta State University
Si definisce un ‘uomo in missione’, Julian Baldi. Tutte le sue azioni, tutte le sue parole confermano questa condizione autoindotta, questa trasparente e mai appagata necessità di prevalere in un contesto che suo non dovrebbe essere per natura, per origine, per affinità territoriale e culturale.
Italiano, bolzanino per la precisione, Julian a 23 anni si ritrova all’apice del suo apparentemente folle viaggio nel football americano, un viaggio che oggi lo vede linebacker nel defensive team del prestigioso programma universitario di Valdosta State University.

Da oltre cinque anni Julian è un esploratore tricolore in un cosmo ignoto, un pioniere partito dal Bel Paese per mettersi in gioco, per inseguire una passione prima iniziata per caso, poi coltivata con massima serietà e devozione, quasi con ossessione: la passione per il football americano, per quella palla ovale e quelle yard che, oltreoceano, rasentano il culto religioso.
“Mi sono innamorato del football in un modo strano, guardando ‘L’altra sporca ultima meta’. Avevo 13 anni ed ero già appassionato di USA in generale, ma quel film con Adam Sandler mi ha fatto scattare qualcosa dentro. Facendo delle ricerche su internet ho trovato una squadra locale, i Giants di Bolzano, e dopo qualche anno di Nazionale sono stato convocato per un match in Texas tra il World Team IFAF e il Team USA. Lì, sul prato dell’AT&T Stadium, ho deciso che avrei dovuto fare il grande salto oltreoceano. Così ho iniziato a mandare video di highlights a diverse high school e ho accettato una borsa di studio offerta dalla Clearwater Academy. Sono arrivato in Florida con un obiettivo preciso in testa. Da quando ho preso l’aereo mi sono sentito in missione, mi sento ancora come un cavallo con il paraocchi, vado dritto per dritto, penso unicamente a lavorare e migliorarmi. Se in high school il traguardo era la borsa di studio collegiale, adesso è vincere il campionato nazionale con Valdosta State e in futuro chi lo sa… Diciamo che per il momento il sogno NFL è nel cassetto”

L’NFL, un olimpo irraggiungibile, inavvicinabile per chi è cresciuto sui provinciali campi italiani. Una barriera infranta fino ad ora solo dai calci di Giorgio Tavecchio e, parzialmente, dalla gigantesca stazza di Maximilian Pircher.
D’altronde è lunga, lunghissima la strada che conduce alle monumentali arene a stelle e strisce. Una strada irta di ostacoli e, soprattutto, di contendenti. Una strada che Julian ha assaggiato negli ultimi anni, vivendo sulla propria pelle le dinamiche umane e sportive meravigliosamente descritte dalla collana Netflix ‘Last Chance U’.
Funziona esattamente come si vede in quella serie tv. Durante l’ultimo anno di high school solo ai prospetti più noti vengono offerte borse di studio universitarie. Tutti gli altri devono provare a contattare i college, io per esempio ero completamente sconosciuto e ho scritto mail a moltissimi atenei. Alla fine sono approdato ad un Junior College, Independence, che compare proprio in una stagione di ‘Last Chance U’. Questi Junior College sono dei trampolini di lancio di breve durata, in due anni ti danno la possibilità di metterti in mostra o di sistemare eventuali problemi accademici per poi accedere ai programmi blasonati. Il problema è che in quei contesti non esiste il concetto di squadra: ognuno gioca per sé stesso, con il solo scopo di ottenere una borsa di studio e andarsene altrove. Non ho ricevuto chiamate fino alle ultime settimane di Junior College, pensavo che la mia avventura fosse finita, poi è arrivata un’incredibile offerta di full scholarship (borsa di studio completa) da Valdosta State University. Nei ‘Blazers’ ho subito trovato un clima diversissimo, ora mi sembra di vivere all’interno di una grande famiglia”
Una famiglia che si rispetti aiuta a crescere l’individuo all’interno e all’esterno del campo: l’ha compreso bene Julian, che in America ha visto metamorfizzare la propria timidezza altoatesina in incontenibile energia vitale. ‘Juice’, questo è il suo soprannome nello spogliatoio di Valdosta State, proprio in riferimento alla quantità di adrenalina sprigionata tra sala pesi e campo ogni singolo giorno.

Non ci sono solo sack e sudore, però, nella quotidianità di questo atleta dal fisico scultoreo, solcato da muscoli ipersviluppati. Ci sono anche i banchi scolastici. Già, perché Julian è uno student-athlete, uno studente-atleta che deve garantire risultati accademici per proseguire il suo sogno sportivo.
“Studio l’equivalente di Scienze Motorie e ho una fittissima ‘schedule’ settimanale. Praticamente ogni mezz’ora devo fare qualcosa: la giornata si divide tra studio, allenamento (minimo due al giorno) e pasti, non ho tempo per altro. Il football universitario è un vero e proprio lavoro, viene gestito in maniera estremamente professionale. Ogni giorno bisogna essere al top, bisogna confrontarsi con atleti mostruosi… Vivere questo tipo di contesto da ‘internazionale’ è fantastico, ho costruito un rapporto molto stretto con tanti miei compagni di squadra. Lo ripeto, loro sono la mia famiglia qui: una famiglia numerosa, visto che tra team e staff siamo oltre 120 persone! Spesso chiedo a mia mamma di ricordarmi dove sono, mi rendo conto che devo fare un passo indietro, estrarmi momentaneamente dalla ‘missione’ e osservare quanto fatto fino ad ora. Ho già realizzato un sogno che pensavo utopico, adesso però bisogna spingere e continuare, inseguendo un sogno ancora più grande”
Julian Baldi
IG @julian_baldi
Testi di Gianmarco Pacione