Da una deformazione spinale al sogno olimpico. Storia di Kyra Condie
Salire al primo tentativo senza cadere, senza conoscere gli appigli ed avere punti di riferimento pregressi: è questo lo stile più puro dell’arrampicata su roccia. Ai livelli più alti è una dimostrazione di capacità decisionale, una fusione di maestria mentale e forza fisica: si ha solo una possibilità, solo un tentativo.
Lo stesso vale per lo sport dell’arrampicata. Debuttando alle Olimpiadi di Tokyo 2020, l’arrampicata sportiva si è spostata dalle montagne agli stadi. Quaranta dei migliori scalatori del mondo si presentano in Giappone forti del loro atletismo, della loro coordinazione, delle loro abilità.
Quando Kyra Condie ha iniziato a scalare non era spinta da sogni di podi olimpici. Ciò che la spingeva a farlo era la pura gioia, la soddisfazione di poter realizzare ciò che le era stato negato. Appena 13enne, Kyra si è difatti vista diagnosticare una deformazione spinale. Dopo un lungo intervento chirurgico per correggere di 70 gradi la curvatura spinale, le è stato riferito che non avrebbe più potuto arrampicare.





Parole cadute nel vuoto, quelle dei suoi medici curanti, parole che Kyra ha utilizzato come benzina per accendere il fuoco di un recupero fisico impossibile. Ora, a dieci anni di distanza da quel momento, è una delle migliori arrampicatrici americane, nonostante debba compensare costantemente il gap impostole da una fusione vertebrale: dettaglio non di poco conto in uno sport in cui il posizionamento del corpo può fare la differenza tra successo e fallimento.
Quando è stata annunciata l’inclusione dell’arrampicata sportiva nei Giochi Olimpici di Tokyo, Kyra si è posta un ulteriore obiettivo, la medaglia a cinque cerchi. Nel gennaio 2020 si è qualificata nel team USA e per oltre un anno ha avuto la possibilità di allenarsi attendendo il Sol Levante.



L’arrampicata sportiva è un’unione di tre discipline, mette alla prova la resistenza, la potenza e la velocità: Bouldering, Lead Climbing e Speed Climbing. Coloro che saliranno sul podio non saranno specialisti, ma all-arounder in grado di esaltare i propri punti di forza e camuffare le debolezze.
Polpastrelli d’acciaio, tensione corporea e movimento dinamico caratterizzano il Bouldering, la disciplina preferita di Kyra. È ben nota sui suoi social media per aver pubblicato allenamenti apparentemente impossibili e arrampicate solo con la punta delle dita. Senza corde, i tentativi falliti del Bouldering provocano una caduta al suolo sui materassini sottostanti, proprio come nel salto con l’asta.
Nel Lead Climbing viene legata una corda attorno agli atleti, questi hanno una possibilità per salire su una parete di 20 metri. Più vanno in alto, più il punteggio è corposo. Kyra in questa disciplina ha migliorato le sue prestazioni muovendosi sempre più velocemente ed efficacemente.
Lo Speed Climbing è molto semplice, si tratta di arrivare in cima ad una parete di 15 metri il più velocemente possibile. È un percorso standard, che Kyra ha imparato a memoria in quel di Salt Like City. Questo è l’evento più rapido di tutte le Olimpiadi estive, lo standard di Kyra si aggira intorno agli 8 secondi.



Quando si è qualificata per il team USA, Kyra era semplicemente una climber. Con il rinvio dei Giochi ha trasformato sé stessa in un’atleta, nel senso più tradizionale del termine, per uno sport distantissimo dal tradizionale. Lunghe sessioni di pesi, allenamento mentale con uno psicologo e una connessione sempre maggiore con il proprio coach, hanno permesso a questa ragazza di abbandonare la condizione amatoriale.




Il debutto di questo sport alle Olimpiadi non dà punti di riferimenti o chiavi di lettura certe per il raggiungimento della medaglia. Da eccellente pioniera nel suo campo, Kyra ha forgiato la sua strada verso Tokyo a vista, facendo combaciare corpo e mente al suo spirito implacabile.
