Una raccolta delle più affascinanti e monumentali opere d’arte influenzate dallo sport
Quello tra sport ed arte è un legame semplicemente eterno, il cui principale punto di contatto è probabilmente la massima libertà espressiva. Arte e sport sono un linguaggio globale in grado non solo di unire culture e personalità differenti, ma anche due universi diametralmente opposti come quello sacro e quello profano.

Per mezzo dell’installazione “Untitled (plot for dialogue)” realizzata presso lo spazio Converso a Milano, l’artista americano Asad Raza ha individuato nel tennis il trait d’union tra lo sport e la dimensione religiosa. La suggestiva cornice cinquecentesca della chiesa sconsacrata di San Paolo Converso si è curiosamente trasformata in una sorta di circolo tennistico dove trovare avversari, allenatori ed una buona tazza di tè al gelsomino. Attraverso il botta e risposta tipico del tennis, Raza rivoluziona lo schema comunicativo verticale che caratterizza la maggioranza dei credi religiosi. L’assoluto silenzio con cui si assiste agli scambi di un match è un altro punto di contatto con la concentrazione imposta durante una funzione ecclesiastica. La pallina che rimbalza veloce da una parte all’altra del campo crea dei piccoli momenti di sospensione: brevi attimi in cui meditare ed avere fede proprio come se stessimo dialogando con un’entità ultraterrena.

Un prato verde, gli alberi. Quello tra natura, sport ed arte è un rapporto complesso, dove la spazialità gioca spesso un ruolo fondamentale. Nel 2019 l’artista svizzero Klaus Littmann realizza “For Forest”, un’impattante installazione artistica dove la sfera sportiva e quella naturale si uniscono in un unico universo.
Ispirato dal disegno di Max Peinter “L’infinito spettacolo della natura”, Littmann ha ricoperto l’intero manto erboso del Wörthersee Stadion di Klagenfurt con ben duecentonovantanove alberi diversi che rappresentano gran parte della varietà forestale europea. Comunemente associato ad eventi sportivi che coinvolgono decine di migliaia di spettatori, la spettacolarizzazione naturalistica di Littmann non si limita solamente a celebrare la biodiversità, ma vuole invitare il maggior numero di persone possibili a riflettere sull’importanza di salvaguardare un bene prezioso come la natura stessa.


La sabbia rovente, il torrido caldo estivo. Gruppi di amici ed un pallone. Quello che sembra essere uno scenario estivo piuttosto ordinario viene messo a soqquadro dal genio artistico di Benedetto Bufalino.
In occasione della Biennale Internazionale di Arte Contemporanea di Anglet, l’artista italofrancese ha realizzato un’installazione che combina magistralmente arte e sport: ciò che dall’alto sembrerebbe un normale campo da calcetto, è in realtà una sorta di fortezza sportiva composta da piccole mura che fungono da linee del campo. Da sempre particolarmente avvezzo al creare opere interattive, il singolare campo da calcio realizzato da Bufalino è simile ad un’infantile costruzione realizzata con i LEGO, dove il sacrificio atletico e la collaborazione tra compagni di squadra è fondamentale viste le difficoltà create dai muretti.
Rivoluzionare la monotonia dello spazio urbano. Donare nuova vita ai palazzi grigi di periferia. L’arte, ancora una volta, si conferma un eccellente mezzo per riqualificare degli spazi apparentemente dimenticati come quelli della banlieu. Quello tra l’artista francese JR ed il Brasile è un legame intenso, vivo. Iniziato nel 2008 con l’opera “Women Are Heroes” realizzata a Moro de Providencia, è proseguito in occasione dei Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, dove il transalpino ha deciso di omaggiare il più importante evento sportivo al mondo con delle gigantesche installazioni artistiche rappresentanti tre atleti olimpici.
Mentre il saltatore sudanese Younes Idris conquista i tetti di un palazzo in Avenida Rui Barbosa, Cleuson Lima Do Rosario sembra pronto a tuffarsi nel mare di casa a Barra da Tijuca. L’ultima atleta scelta da JR è Léonie Périault, medaglia d’oro nel triathlon agli europei di Glasgow nel 2018, che in questa installazione fende le acque della spiaggia di Botafogo. Lo sport è senza ombra di dubbio radicato nella cultura popolare ed è per questo motivo che lo street artist francese ha scelto degli atleti solitamente lontani dai riflettori per le sue sensazionali opere.


Quello tra sport ed arte è un rapporto tanto semplice quanto potenzialmente complesso, proprio come quello tra individuo e collettività. Creare opere interattive permette l’unione di tutte queste sfere, come dimostrano le opere realizzate da Koo Jeong A ed il collettivo tedesco Inges Idee.
In occasione della Triennale di Milano l’artista sudcoreana ha realizzato “OooOoO”, uno fluorescente skatepark multisensoriale che incentiva il visitatore ad una partecipazione attiva dello spazio.
Rivisitare il comune rapporto uomo-spazio è il concept con cui è nata anche l’installazione di Inges Idee: quello che apparentemente sembra un semplice playground è in realtà un complesso sistema di piccoli dossi, zone più pianeggianti, aree dinamiche ed angoli dove rilassarsi. In entrambe le opere è il visitatore stesso a sconvolgere il rapporto che ha con lo spazio, diventando l’artefice principale di un’anarchica rivoluzione personale e spaziale.
Sebbene il numero di installazioni artistiche a tema sportivo sia ancora limitato, quello tra sport ed arte è un legame che offre infinite possibilità di sviluppo creativo: non ci resta che scoprire quale sarà il prossimo stadio o sport ad essere rivoluzionato.
Testi di Filippo Vianello