Il tiro con l’arco è una sensazione, anche in Svezia

Ritratto artistico di una nobile disciplina e dei suoi adepti nel freddo Nord
Indagare l’estetica del tiro con l’arco. George (Giorgi) Nebieridze ci fornisce un personale punto di vista, accompagnandoci alla scoperta di un piccolo e prezioso universo sportivo svedese.
Il fotografo e artista georgiano, impegnato nel recente passato anche in ambito pubblicitario, condivide con noi la sua ricerca su una disciplina tanto nobile e antica, quanto ancora praticata in ogni angolo del mondo.
Buona lettura e buona visione.


Quella del tiro con l’arco è una cultura dispersa nell’antichità, e quando dico antichità, mi riferisco alla notte dei tempi. Ben prima di trasformarsi in attività sportiva, il tiro con l’arco era una pratica attinente alla semplice sopravvivenza. Nei secoli ha subito evoluzioni e trasformazioni, divenendo anche arma in battaglie e conflitti.
Con il progredire delle civiltà, poteva essere scontato un abbandono di questa ‘tecnologia primitiva’, ma è semplicemente impossibile accantonare la meravigliosa sensazione della freccia pronta ad essere scoccata, il processo meditativo alle spalle del gesto, l’accuratezza e la persistenza necessarie alla perfetta traiettoria.


Dal 1900 il tiro con l’arco è diventato ufficialmente uno sport olimpico, l’oro a cinque cerchi è diventato un obiettivo per appassionati di tutti i continenti. Devo dirlo, la Svezia non è il Paese numero uno in questa specialità, nemmeno il numero due, ma questa è la vera ragione che mi ha spinto a creare questo progetto.


Il mio desiderio è mostrare che il tiro con l’arco non ha confini. Questa nobile disciplina vive tra le persone ovunque, anche nella ghiacciata e lontana Svezia.
Prima di questo reportage non sono mai stato vicino al tiro con l’arco, non ho mai visto dal vivo archi e frecce. Ho maturato l’idea di questo approfondimento visivo dopo aver visto un documentario sui Giochi Olimpici. Ho domandato in giro se ci fosse qualcosa di collegato a questo sport nell’area di Våsterbotten, dove risiedevo all’epoca. Dopo poche ricerche ho trovato questo piccolo club di cultori e praticanti.


Sono stato fortunato, ho incontrato persone che mi hanno immediatamente accettato e fatto sentire a mio agio, permettendomi di lavorare e di poter esprimere le mie intenzioni artistiche in un’atmosfera meravigliosa.


I miei ritratti sono combinati con degli still life, dei dettagli d’architettura, dei panorami e delle vedute cittadine relative alle aree di Våsterbotten e Umeå. Questi particolari aiutano gli osservatori nell’avere una maggiore percezione del contesto che abbraccia questo club, queste persone e la loro passione.

15 febbraio 2021
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