Il bestiario sportivo di Sébastien Vincent

Animali negli stadi e studio del gesto tecnico, scopriamo l’immaginazione di questo fotografo francese
Dove può arrivare l’immaginazione visuale? Può arrivare alla distopia naturalistica, ci spiegano gli scatti di Sébastien Vincent, può unire il concetto di bestiario medievale a quello di moderna architettura sportiva, creando composizioni irragionevolmente plausibili, verosimilmente inverosimili. Davanti agli elaborati scatti di questo fotografo francese, ogni spettatore viene sommerso da un’incongruente serie d’informazioni visive, finisce per raggiungere un luogo del proprio subconscio disperso tra spaesamento e fascinazione, incredulità e ponderazione.

“Ormai seguo questo filone fotografico da quasi dieci anni. Ho sempre amato mescolare diversi temi e scenari, ho sempre avuto l’inclinazione a provare soluzioni differenti e inusuali: quando lo scatto è troppo facile voglio sempre aggiungerci delle difficoltà extra. La genesi di questa serie è arrivata in un momento in cui ero concentrato sulla fotografia fashion. Ero circondato quotidianamente da professionisti di tutti i tipi: stylist, modelli, make up artist e tanti altri, eppure sentivo che mi mancava qualcosa. Ho avuto un’epifania vedendo la foto di un animale in un contesto cittadino e mi sono detto: ok, forse dovrei provarci. Così sono andato allo zoo, ho scattato per un po’ e ho iniziato a immaginare, a strutturare questi lavori. La prima serie l’ho ambientata in una Parigi poco turistica, sovrastata dai palazzi de Les Olympiades, volevo un ambiente distante dalle masse della Torre Eiffel e degli Champs Élysées…”




Sébastien trova presto modo di trasporre questo nuovo trend grafico nelle due più celebri istituzioni sportive della Ville Lumiere, il Roland Garros e il Paris Saint Germain. Tra i courts in terra rossa più conosciuti al mondo e l’elegante Parco dei Principi, questo creativo con alle spalle una laurea in Economia e un percorso nella rinomata école de l’image Gobelins riesce a sprigionare tutta la potenza evocativa e comunicativa delle proprie invenzioni sceniche, dando vita ad una suggestiva commistione sportivo-animale-architettonica.




“Ho avuto la possibilità di entrare in contatto con Roland Garros e PSG tramite alcune amicizie e contatti in comune. Quando ho proposto l’idea di immortalare animali, la prima reazione è stata chiedermi se li avrei portarti materialmente dentro gli stadi… Fortunatamente hanno subito capito che orsi e tigri non sarebbero entrate in campo! In questi spazi enormi, pensate per esempio ai 60mila seggiolini vuoti del Parco dei Principi, mi domandavo quali animali avrebbero potuto frequentare determinate zone, quali sarebbero stati i loro comportamenti e i loro movimenti specifici… Sul prato, sulla porta, sugli spalti: dovevo immaginare una nuova vita all’interno degli stadi. Quegli scatti mi hanno anche permesso di elaborare riflessioni più profonde, legate al rapporto tra esseri umani e animali, tra progresso edilizio e allontanamento della natura: pensieri che sono letteralmente esplosi durante il periodo di lockdown, quando le mie foto in alcuni casi sono diventate realtà”





La produzione fotografico-sportiva di Sébastien non si limita, però, a questa fantasiosa rielaborazione della realtà. Il suo allenato occhio da appassionato nel tempo è riuscito ad indagare anche l’arte del gesto tecnico, scomponendola come usavano fare alcuni predecessori della lente d’inizio Novecento. Oggi i lavori a tema sportivo restano una parte corposa dell’impegno fotografico del francese, che tra shooting Disney e servizi di moda riesce sempre a ritagliarsi il tempo per indagare l’atto sportivo, il suo immaginario e le sue possibili derivazioni.
“Un’altra cosa che mi ha sempre interessato è stato il racconto fotografico dello sport. Quando fotografo un evento sportivo o un atleta cerco sempre delle prospettive diverse rispetto a quelle canoniche, parlo di dettagli e particolari. Con i tennisti, per esempio, ho provato a modernizzare la ricerca visiva di Harold Edgerton. Ho deciso di scattare venti foto al secondo a Nadal e Djokovic, per poi sovrapporle ed avere una definizione visiva del loro impatto con la pallina. Penso che tutti gli sport siano interessanti e che ognuno abbia un potenziale estetico. Nel prossimo futuro vorrei tornare a concentrarmi sul golf: l’avevo già fatto più volte in passato, ritraendo l’atmosfera bollente di una Ryder Cup. Nel 2024, poi, avrò la possibilità di gustarmi un’Olimpiade in casa, sono sicuro che sarà un evento che ispirerà e stuzzicherà sia la mia macchina fotografica, che la mia immaginazione”



Credits:
Sebastién Vincent
IG @sebastien_vincent_
sebastienvincent.com
Testo a cura di Gianmarco Pacione
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