Hillary Allen, la voce della resilienza

La morte sfiorata, la voglia di tornare a correre. L’endurance runner che con le parole e la forza di volontà ha sconfitto il destino
Il cielo può diventare baratro in pochi passi, in pochi secondi. Le nuvole, appena sfiorate, possono diventare crepaccio, paura, dolore, buio. È proprio lì, nelle oscure viscere montuose dell’Hamperokken Sky Race di Trømso, dove tutto assume i contorni della tragedia, che una vita può cambiare, cambiando anche quella altrui.
Hillary Allen è un’endurance runner di caratura internazionale e un’atleta North Face. Nel 2017 era in vetta alla prestigiosa Sky Running World Series, poi, sulla aguzze alture scandinave, è scivolata da una ripida cresta rocciosa, cadendo per oltre 45 metri e rimanendo viva per miracolo.

A meno di un anno di distanza, dopo numerose operazioni e un’intensa riabilitazione, ha allacciato nuovamente le scarpe da corsa ed è tornata a sfiorare il cielo alla massima velocità. Una storia di coraggio e resilienza che l’atleta del Colorado ha deciso di raccontare in un libro, ‘Out and Back’, trovando nella scrittura un mezzo per aiutare sé stessa e non solo.
“La scrittura per me è un luogo sicuro. Ho conseguito una laurea specialistica in Neuroscienze e con il mio percorso di studi ho scoperto la potenza di quest’azione. Durante il lungo recupero volevo essere onesta con me stessa, con il processo che stavo vivendo: scrivere è stato catartico, è diventata una forma terapeutica. L’apice di questo processo l’ho vissuto al mio ritorno a Trømso: non a caso ho dedicato l’ultimo capitolo del libro a quell’esperienza e a quella gara”
La sopravvivenza, la potenza della fiducia in sé stessi e nella propria passione, la capacità di piegare opinioni e condizioni avverse. ‘Out and Back’ trascende l’autobiografismo, diventando intima metafora della forza umana, della battaglia contro limiti e paure, dell’accettazione di essi.
“Credo che il mio capitolo preferito sia ‘The Power of Belief’. A tratti, vista la mia condizione critica, pensavo fosse inutile ripetermi che ogni giorno dovesse essere un giorno migliore. In realtà questo mantra mi ha accompagnato per un anno, ha accompagnato ogni piccolo particolare della mia quotidianità. Credo che la capacità di credere in sé stessi sia lì, dentro di noi, anche se non si può vedere: è nascosta, come le radici di un albero, ma è ciò che dà forza a quell’albero per poter crescere. Io non ho mai perso questa componente, l’ho solo dovuta ritrovare. Ho affrontato momenti bui, ho portato il gesso per tre mesi, ho convissuto con il dolore, ma quella scintilla di ‘belief’ si è definitivamente accesa quando sono tornata a correre per la prima volta: sono bastati trenta, semplici, secondi. Pochi mesi dopo ho vinto la Lavaredo Ultrarail ed è stato incredibile”




Incredibile è anche il rapporto di Hillary con la corsa e con quel contesto naturale che mai ha smesso di essere pietra angolare del suo vissuto. Un amore generatosi già nella sua infanzia, tra escursioni nel Colorado e campeggi sparsi per gli USA.
“Ho praticamente imparato a camminare sui trail. Sono cresciuta nelle Rocky Mountains del Colorado e i miei genitori mi hanno fatto scoprire fin da piccola le bellezze naturali degli Stati Uniti. Ho sempre amato correre là fuori. Vivo il mio sport come una forma di comunione con la natura: in quei paesaggi mi sento insignificante e, contemporaneamente, connessa con me stessa, con il mondo e le persone che mi circondano. Quando devo allenarmi non penso alla fatica, penso che passerò un giorno in montagna, ammirando ciò che più mi piace, rispettando Madre Natura”
Un rispetto che nelle parole di Hillary si allarga alla natura umana, all’intima esistenza di uomini e donne che, distanti tra loro, vengono uniti dal desiderio e dalla forza di soverchiare sfide e avversità.
“Penso che noi umani siamo la specie più resiliente. Dobbiamo solo scoprirlo e usare le sfide per migliorare, per crescere. In questo percorso ho scoperto tantissimo di me, mi sono concessa alla vulnerabilità, ho trovato forze e attitudini che non credevo di avere. Non mi piace tanto parlare di ‘comeback’, di ritorno: la realtà è che da questa risalita personale è uscita una donna completamente diversa”

Una donna che oggi, oltre a competere nuovamente ai massimi livelli dell’endurance run, associa la propria attività sportiva con l’insegnamento universitario, con il ruolo di allenatrice e con una notevole attività di blogger.
Tra post social ed elaborati personali, Hillary ha stretto intorno a sé una community attiva, interessata ad una crescita personale, oltre che sportiva.
“Nel mio blog tratto di temi come la preparazione atletica e mentale, come il recupero fisico ed emotivo, come il ‘positive self talk’. La mia non deve essere una storia di recupero, vorrei che fosse un testamento alla resilienza umana, un qualcosa da cui possano attingere tutti. Per me prima di tutto arrivano le persone, in ogni ambito, da quello accademico a quello di coach. I messaggi, le lettere e gli attestati di vicinanza che ho ricevuto da persone di tutto il mondo sono stati la molla che mi ha ispirato ad essere una voce”
Una voce più forte della tragedia. Una voce che merita di essere ascoltata.

Credits
Hillary Allen
IG @hillygoat_climbs
hillaryallen.com
PH
Luke Webster
Blair Speed Creative
Jose Miguel Muñoz
Text Gianmarco Pacione
Thanks to bluestarpress.com
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