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Hassan Azim, la boxe è un dono da condividere

Legami di sangue e religione, gaming e solidarietà, ‘Hitman’ è il nuovo volto virtuoso dei ring britannici

“Ero piuttosto giovane quando ho messo i guantoni per la prima volta. Mio fratello minore Adam ha iniziato a 4 anni e per lungo tempo mi sono limitato a guardarlo. Poi a circa 12 anni mi sono lanciato. Ricordo di aver pregato mio padre e l’allenatore, e dal nulla mi sono ritrovato a fare sparring… Tutti sono rimasti scioccati, perché prima di quel momento non avevo mai boxato, eppure riuscivo a replicare perfettamente quanto avevo visto in quegli anni: merito del processo di visualizzazione. La boxe è diventata istantaneamente il mio tutto”

Icon Collection Juventus
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Il ring è un polo catalizzatore. Dentro le quattro corde si possono concentrare i fattori più disparati. Legami di sangue e religione, gaming e solidarietà, medaglie olimpiche e heritage culturale: questo è il kaleidoscopico mosaico che compone l’identità pugilistica e umana di Hassan Azim. ‘Hitman’ è il suo soprannome, 5-0-0 è il suo record da professionista dopo una lunga e vincente trafila amatoriale, culminata in un bronzo olimpico giovanile. A 22 anni Hassan sta entrando nella grande boxe. Lo sta facendo con il giusto mix di spavalderia e consapevolezza, soprattutto lo sta facendo senza dimenticare le proprie radici, divise tra il Pakistan e la cittadina inglese di Slough. Perché i ko, precisa immediatamente questo giovane interprete della nobile arte, non hanno senso se non riescono ad ispirare, se non riescono a restituire qualcosa alla comunità, o meglio, all’umanità.

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“Sono nato in Pakistan e sono arrivato in Inghilterra dopo pochi mesi. Slough è la mia città, è dove sono cresciuto circondato da tantissime culture differenti. Ha una comunità stupenda, tutti sostengono me e mio fratello, tutti ci guardano con rispetto e ammirazione. Mi onora avere una nutrita fan base sia nel mio Paese natale, sia in terra inglese. Ho sempre coltivato i rapporti umani, perché mi hanno aiutato e continuano ad aiutarmi: hanno definito l’uomo che ero, definiscono l’uomo che sono e definiranno l’uomo che sarò. Allo stesso tempo mi piace aiutare. I miei genitori mi hanno sempre chiesto cosa volessi fare della vita e ho sempre avuto una chiara idea in testa: voglio dare il giusto contributo per plasmare un mondo migliore, il mondo del futuro. La mia religione, l’Islam, insegna che il vero premio, la vera medaglia è il ricordo positivo del tuo nome, la tua legacy legata a iniziative virtuose. Ora ho una piattaforma e un network che mi permettono di lanciare eventi, comunicare e promuovere l’operato dell’organizzazione no-profit che ho fondato insieme a mio fratello. Sono fortunato e devo condividere questa fortuna”

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La Team Azim Trust è più di un’organizzazione no-profit, è la sublimazione di un legame che trascende il semplice concetto di famiglia: il legame tra Hassan e suo fratello Adam. Entrambi allevati dalla boxe, entrambi fenomeni in ascesa, entrambi role model in costruzione. Questi fratelli condividono praticamente tutto: allenamenti, sacrifici, successi e, soprattutto, ideali. E dalla condivisione, come sempre, nasce il miglioramento, il progresso.

“Non si tratta di soldi e fama. Si tratta di qualcosa di più importante. Con il Team Azim Trust vogliamo aiutare i giovani in difficoltà e le loro famiglie. Io e Adam siamo sempre disponibili a condividere le nostre testimonianze e le nostre idee con chi vuole ascoltare. Pochi giorni fa, per esempio, abbiamo tenuto uno speech riguardo la qualità della vita davanti a centinaia di abitanti di Slough. Collaboriamo anche con la polizia cittadina, gli abbiamo recentemente proposto delle idee per limitare l’utilizzo di pistole e coltelli tra le nuove generazioni. La nostra famiglia ha lavorato duramente per permetterci di arrivare qui. Abbiamo superato momenti duri insieme. Adam è al mio fianco dal primo giorno, è il mio migliore amico, il mio sangue, il mio partner sul ring. Il nostro legame non si è mai rotto e mai si romperà. Ci siamo sempre motivati e aiutati a vicenda, ora vogliamo farlo anche con gli altri”

Solo tu puoi lavorare per i tuoi obiettivi, solo tu puoi svegliarti ogni mattina per allenarti. Questo è il mantra di Hassin. Questo è l’insegnamento impartitogli da Anthony Joshua, una delle principali fonti d’ispirazione del peso welter anglo-pakistano. Hassin ci racconta di un fondamentale incontro adolescenziale con il due volte campione del mondo e di un dialogo che non ha più smesso di scandire la sua quotidianità. Da Joshua ad Amir Khan, passando per Thomas Hearns e le letture religiose: le illustri citazioni di questo 22enne sono tasselli della sua personalità, parlano una lingua coerente, la lingua della dedizione.

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“Khan è stata la mia prima ispirazione, ricordo quando lo guardavo in tv… Ha guidato me e mio fratello sulla giusta strada grazie alla sua esperienza e alle sue parole. In generale cerco di farmi influenzare da tutti coloro che ritengo role model: il primo punto di riferimento è sicuramente Muhammad Ali. L’incontro con Joshua è stato incredibile, ero un adolescente e mi sono ritrovato a fare stretching al suo fianco, gli ho chiesto consigli su come rimanere sempre focalizzato e quella sua risposta risuona ancora oggi nella mia testa, nelle mie azioni. ‘Tommy’ Hearns è invece l’ex pugile con cui condivido il soprannome ‘Hitman’. Ho uno stile di combattimento molto simile al suo e penso che ‘Hitman’ calzi a pennello con la mia attitudine, il mio abbigliamento e il mio stile dentro e fuori dal ring: lo sento cucito su misura. Ma ho solo 22 anni e so che devo rimanere con i piedi per terra, devo continuare a rispettare la boxe e accrescere le mie conoscenze. So anche che Dio mi ha dato un dono e non voglio sprecarlo. Io e Adam non avevamo nulla e siamo stati benedetti. Ecco perché prima e dopo ogni incontro mi fermo a pregare, ecco perché resto umile e lavoro duramente, ecco perché nessuno deve portarmi via tutto questo”

E il duro lavoro avviene anche lontano dal ring. Hassan trova in un mondo estremamente contemporaneo, il mondo del gaming, il perfetto alleato per allenare la propria mente nei momenti di pausa fisica. Se per George Foreman la boxe era una tipologia di jazz, per questo talento del Berkshire il ring è un razionale campo di battaglia, dove strategie e decisioni rapide, magari maturate con un joystick in mano, possono essere armi essenziali per piegare le gambe di ogni avversario.

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“Il gaming per me è sinonimo di meditazione. Gioco da quando ero bambino. Non sono una persona da feste o serate, preferisco molto di più passare del tempo con amici e risolvere giochi che stimolino le nostre menti. Per questo motivo amo anche gli scacchi. Quando gioco ho la sensazione di allenarmi: il mio corpo è fermo, ma la mia mente ruota vorticosamente attorno a strategie e tattiche. Credo che questa passione mi aiuti sul ring e mi permetta di prendere decisioni rapide ed efficaci. Anche Call of Duty può essere uno strumento fondamentale per la boxe, pensate alla coordinazione occhio-mano…”

Dopo un ragionato e solido approccio al professionismo, Hassan ora può permettersi di sognare in grande. Il suo sogno ha i tratti di un titolo mondiale: vetta che vuole raggiungere senza fretta, passo dopo passo, round dopo round, cominciando dal prossimo match fissato il 11 febbraio alla OVO Wembley Arena di Londra. Il 2023 sarà il primo di una serie di anni decisivi per questo pugile dal cuore antico e della boxe moderna: anni che affronterà con le certezze di un consistente passato e con le incognite di un futuro pianificato meticolosamente.

“Quando sono entrato sul ring per combattere il mio primo match da professionista non avevo paura, sapevo chi fossi. Avevo vinto più di 80 incontri amatoriali e avevo vissuto l’emozione più grande della mia vita, la medaglia di bronzo alle Olimpiadi giovanili. È impossibile dimenticare il momento in cui ho ricevuto la convocazione per quei Giochi, ero così orgoglio di rappresentare la Gran Bretagna e avevo combattuto così tanto per guadagnarmi quella telefonata… Ho mandato ko il miglior pugile dell’intera area asiatica per ottenere la medaglia. Volevo salire su quel podio, sapevo che ci sarei riuscito. A questo punto della mia carriera non voglio correre, quest’anno spero di conquistare un primo titolo e poi, seguendo il giusto percorso e senza forzare i tempi, voglio stringermi una cintura mondiale alla vita. È incredibile essere in questa posizione a soli 22 anni, so di essere un privilegiato e non voglio sprecare quest’opportunità. Non voglio sprecarla per me e non voglio sprecarla per gli altri”

Photo Credits:

@Dave Imms

@Hassan Azim

Testo a cura di: Gianmarco Pacione

 

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