Il lato oscuro del calcio, Gregory van der Wiel

Ansia, depressione, attacchi di panico. Il pallone non è solo dorato
Ansia, depressione, attacchi di panico. Gregory van der Wiel ha aperto al mondo le zone oscure della propria esistenza, raccontando in una lunga lettera il suo ultimo periodo di sofferenze fisiche e, soprattutto, mentali.
Il terzino olandese, con un passato eccellente in maglia Paris Saint-Germain e un trascorso incolore a Cagliari, ha analizzato lucidamente mesi complessi, in cui si è visto lentamente rigettare dal mondo del calcio.
Una traiettoria, la sua, decisamente inusuale: una carriera che in breve tempo l’ha visto crollare dai vertici della Nazionale olandese all’anonimato dell’MLS. Durante questo crollo verticale, le emozioni di van der Wiel hanno pesantemente scalfito la sua salute mentale, trascinandolo in un vortice di tristezza e negatività.
Vi lasciamo alla sua testimonianza, pubblicata sul sito gregoryvanderwiel.com.

“Voglio condividere con voi la mia storia personale.
Da più di un anno ho a che fare con attacchi di panico e ansia, qualcosa che è iniziato quando giocavo a Los Angeles. A quel tempo non sapevo cosa mi stesse succedendo e pensai subito di avere un attacco di cuore. I miei primi pensieri furono che ci fosse qualcosa di sbagliato nel mio corpo. Insieme a diversi medici abbiamo fatto i dovuti accertamenti e la conclusione è stata che tutto, in realtà, funzionava in modo ottimale. Dopo questa conferma ho iniziato a concentrarmi sull’aspetto mentale.
Ci sono alcuni motivi per cui questo mi sta accadendo e voglio condividerli con voi. Come calciatore professionista ho sempre avuto la pressione di mostrare il lato migliore di me stesso, indipendentemente da come mi sentissi realmente. Ho sempre messo da parte le mie emozioni, accumulandole in tutti questi anni. Frustrazione, rabbia, delusione, tristezza, ho messo tutto da parte e sono andato avanti con la mia vita e la mia carriera. Dire “non mi interessa” a te stesso è facile ed è quello che ho fatto troppo a lungo.
Gli ultimi anni nel calcio sono stati complessi. Dopo essere stato a lunghi tratti infelice a Parigi, dopo un anno difficile a Istanbul e un paio di brutti mesi a Cagliari, il colpo emotivo più grande è arrivato quando sono stato costretto a lasciare il Toronto FC.
Dopo tutta la negatività precedente, difatti, avevo finalmente trascorso un ottimo anno a Toronto. Amavo la squadra, amavo le persone e la città. Mi immaginavo di giocare e vivere in Canada per almeno altri 5-6 anni. Poi, dal nulla, sono dovuto partire al termine di una discussione professionale e sana con l’allenatore, un allenatore che peraltro mi piaceva molto. Questo mi ha fatto molto male e me lo fa ancora adesso.
Ma sono andato avanti con la mia vita, ho messo di nuovo tutto da parte e mi sono trasferita a LA. Ho provato a giocare per un’altra squadra, cercando il mio vecchio allenatore ad Atlanta, ma non mi hanno mai risposto dopo aver inizialmente mostrato interesse. Ho quindi provato a giocare GRATUITAMENTE per una delle squadre di LA, ma dopo le prime risposte positive non mi hanno più richiamato. La mia carriera è lentamente scivolata via.
Ho comunque provato a continuare ad andare avanti, senza rendermi conto di come quella situazione mi avesse avesse colpito emotivamente. La sensazione più negativa era legata al fatto di non sapere “cosa ci fosse dopo”, cosa sarebbe successo nella mia vita. Svegliarsi e non sapere cosa fare significava morire quotidianamente. Sono passato da una vita di routine, con allenamenti e partite serrate, a non avere più obiettivi. Sei mesi dopo sono iniziati i miei attacchi di panico.
Adesso, tornato ad Amsterdam, sto molto meglio. L’amore per il gioco è ancora qui, non è mai andato via. Questo è il motivo per cui sto cercando di tornare in campo e sono stato molto fortunato ad aver trovato un club disposto ad aiutarmi. L’RKC Waalwijk (squadra di Eredivisie ndr) mi ha accolto a braccia aperte e lo staff si è offerto di aiutarmi in tutto. Dopo grandi conversazioni con l’allenatore e il direttore tecnico tutto è stato molto più facile per me.
Non sono ancora al massimo, ma lavoro ogni giorno per tornare al top. Non sono sicuro di quello che accadrà, sarà solo il tempo a dirlo. Indipendentemente dal risultato, sono molto grato per lo straordinario aiuto che ricevo costantemente da tutta la famiglia dell’RKC.
Volevo condividere tutto questo perché ritengo sia una parte fondamentale della vita. Non importa chi sei, siamo tutti esseri umani e quello che è capitato a me può succedere a chiunque”
Redazione
Sources & Credits
Photos sources:
https://www.sportpaper.it/roma-pronto-un-triennale-van-der-wiel/88571
https://gregoryvanderwiel.com/career/
4 novembre 2020
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