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Greg Hardy, l’uomo più detestato della UFC

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Ex giocatore NFL e pluripregiudicato: ecco perché non c’è fan o lottatore che voglia vederlo nell’ottagono

Gianmarco Pacione

8 novembre 2019

In un mondo borderline come quello UFC è difficile farsi detestare da tutti, nessuno escluso. Greg Hardy da qualche mese ci sta riuscendo, vedendo aumentare di pari passo la rilevanza dei suoi incontri e l’eterogenea impopolarità. Non c’è atleta che spenda una parola positiva nei suoi confronti, non c’è fan che osservi le sue battaglie nell’ottagono senza criticarlo aspramente.

Le ragioni sono molteplici e, tutto sommato, comprensibili. Da una parte viene malvisto l’approccio tardivo alle arti marziali miste: una sorta di ripiego, dopo una promettente carriera NFL abbandonata per problemi disciplinari. Dall’altra lasciano basiti i suoi trascorsi a livello umano e personale, con un passato prossimo costellato di denunce per violenze domestiche e possesso di stupefacenti.

Appassionati e addetti ai lavori non ci stanno, sbuffano prepotentemente davanti ad una stella cometa piombata senza preavviso nel paradiso dei migliori lottatori al mondo. Gli si contesta il pedigree inconsistente, la dubbia etica, la forzata esplosione che ha portato il 31enne di Millington, Tennessee, ad essere inserito nel co-main event di questo weekend, all’interno della UFC Fight Night 163 di Mosca.

Hardy nasce sportivamente come clamoroso defensive end, venendo incoronato All-American negli anni collegiali con i Rebels di Ole Miss e facendosi scegliere al Draft 2010 dai Carolina Panthers. Diventato titolare inamovibile nel corso della sua seconda stagione, inizia a collezionare premi personali e si rivela uno dei giocatori più determinanti della lega: ad attestarlo la convocazione per il Pro Bowl del 2014 (l’All Star Game della National Football League).

Poi il 13 maggio 2014 la vita di Hardy cambia in una sera. Finisce in manette per aver aggredito fisicamente la sua ex ragazza, le accuse sono gravissime: avrebbe lanciato su alcuni mobili la giovane inerme e l’avrebbe strangolata. Nel processo viene considerato colpevole, poi, a causa dell’assenza dell’aggredita, cadono le accuse contro Hardy. Persone vicine all’atleta rivelano che le due parti si sarebbero venute incontro, pattuendo una consistente somma di denaro in cambio del decadimento processuale. Le foto dei lividi e dei segni impressi sul corpo della giovane invadono in un attimo il web, incendiandolo, e il ragazzo del Tennessee viene immediatamente crocifisso da tutta America. Per questo tragico episodio, nel settembre dello stesso anno viene inserito nella lista dei giocatori inattivi dei Panthers e gli viene negata anche la possibilità di allenarsi.

Il suo metro e 96 e i 120 chili di pura esplosività, però, fanno sì che i Dallas Cowboys gli offrano un contratto nel marzo 2015. Una scelta che si rivela sbagliata per la franchigia texana, costretta, dopo una sola stagione, a tagliare Hardy per svariati motivi: in primis per i continui tweet polemici e inappropriati ai danni dell’allenatore, in secondo luogo per la pessima abitudine di tardare agli allenamenti e, infine, per l’influenza negativa sulle giovani leve della squadra.

Il 26 settembre 2016 la macchina di Hardy viene fermata a Dallas da una pattuglia stradale. All’interno del veicolo è presente un’ingente quantità di cocaina e l’ormai ex defensive end NFL viene condotto in carcere, di nuovo. Solo un mese dopo annuncia la volontà di cominciare una carriera nelle Mixed Martial Arts.

Dopo l’iniziale reticenza generale, Dana White s’innamora perdutamente di questo nobile decaduto dello sport a stelle e strisce e, nel giro di soli due anni, gli concede svariate possibilità di dimostrare l’effettivo valore. Dopo le prime tre vittorie contro avversari abbastanza rivedibili, messi al tappeto in meno di un minuto dai durissimi pugni poco controllati di Hardy, a Brooklyn lo scorso gennaio il peso massimo del Tennessee debutta nel mondo borghese della UFC, dando vita ad un interessante sfida con Allen Crowder. Questo primo test provante mette in luce tutta l’inesperienza di Hardy, squalificato poco dopo l’inizio del secondo round per una folle ginocchiata illegale, inferta sul volto dell’avversario inginocchiato a terra.

Nonostante questo scivolone, Hardy torna subito in carreggiata battendo per ko tecnico al primo round Smolyakov ad aprile e Adams a luglio. L’autoproclamato “Principe della Guerra” arriva così in pompa magna all’apparentemente ostico match con Ben Sosoli dello scorso 18 ottobre. Hardy tiene per tre round, mostrando, nonostante tutto, una crescita tecnica di ottimo livello, soprattutto se rapportata al brevissimo lasso temporale di approccio alle arti marziali miste. Al termine del terzo round vince per decisione unanime ma, a distanza di pochi minuti, viene squalificato per avere usato un inalatore (tipicamente legato a patologie asmatiche), tra il secondo e il terzo round: oggetto che non era stato dichiarato e controllato dagli organi preposti. Una leggerezza incredibile.

A poco importa anche questo scivolone. La grande opportunità si presenta ad Hardy per il 9 novembre. Junior Dos Santos, fermato da un’infezione batterica, è costretto a cedere il posto nel match contro il russo Alexander Volkov, settimo nel ranking dei pesi massimi UFC. I vertici dirigenziali UFC optano così per la figura maledetta dell’ex giocatore NFL.

“Penso che in molti ritengano che sia ancora un bambino in questo sport. Cinque, sei match fa stavo ancora imparando tutte le regole. Ora si tratta di dimostrare che merito di stare a questi livelli”

Se Hardy cerca in qualche modo di spegnere l’incendio incontrollato delle polemiche piovute su questa particolare designazione, dall’altra parte tanti appassionati sono certi dell’esito di questo match che, senza peli sulla lingua, ritengono una farsa mediatica. Tra i lottatori che si sono schierati apertamente contro Hardy, particolarmente duro è stata la “Black Beast”, Derrick Lewis, che pochi giorni fa ha dichiarato: “Voglio che Hardy porti il suo culo fuori dalla UFC. Sta facendo apparire chiunque altro negativamente. Non abbiamo bisogno che vinca altri incontri”.

Hardy è di fronte ad un altro capitolo della sua strana esistenza. Sabato contro Volkov parte clamorosamente sfavorito, eppure, affidandosi alle sue rozze ed efficaci combinazioni potrebbe scioccare l’intero mondo UFC, rivelandosi l’ennesima scommessa vincente di Dana White e soci.

Una bolla di sapone o un predestinato? Un cattivo pronto a scomparire nell’oblio o un personaggio con il biglietto di sola andata per la redenzione umana e sportiva? L’ottagono di Mosca potrà dare un primo responso a queste complesse domande.

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