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Giovanni Parisi, il Flash della boxe italiana

Storia dell’uomo che sul ring fu un lampo, storia dell’ultimo gigante del pugilato tricolore

“È grazie ai pugni che ho appreso cosa sia la dedizione, la rinuncia, lo spirito di sacrificio per inseguire un traguardo o un obiettivo, ho imparato a gestire la paura e le ansie, ho conosciuto i miei demoni interni e li ho trasformati in virtù”

Aveva una fame unica, Giovanni Parisi. La fame di un ragazzo arrivato nel distante e riservato Nord dalla lontana Vibo Valentia; la fame di un bambino partito giovanissimo dalla Calabria, seduto al fianco un padre destinato a scomparire nel giro di pochi mesi.

Ad allevare Giovanni fu un genitore unico, la madre malata di cuore: una donna forte, una mater familias dalla smisurata dignità, dall’esemplare forza di volontà. 

Giovanni crebbe a Voghera, formato da stenti e orgoglio, stipato in un tugurio insieme al fratello e alla sorella. Una stanza, un bagno in comune con i vicini, poco altro. Non c’era ricchezza, non c’era benessere in quella piccola casa incastonata nel cuore della Lomellina. C’era voglia, voglia di emergere tra risaie e modestia, voglia di ripagare i sacrifici dell’amata mamma Carmela. 

In un’adolescenza irrequieta, Parisi trovò il proprio faro vitale nel ring. Entrò nel quadrato giovane e magrissimo, cercando una valvola di sfogo per tutto quello che gli riservava la dura quotidianità. Trovò la nobile arte: l’arte della giusta misura, della violenza rispettosa, dell’amore verso l’impegno estremo.

Per il suo esordio da dilettante dovette attendere, vittima dell’eccessiva tensione che lo attanagliava prima dei match. Più volte venne trovato chiuso in bagno, impegnato a vomitare ansia e voglia di prevalere; più volte dovette abbandonare gli incontri per quella nausea che sembrava perseguitarlo. 

Giovanni Parisi

Gli allenatori iniziarono a fargli mangiare un cracker appena prima dell’ingresso sul ring, un rimedio tanto semplice quanto efficace. Grazie a quel cracker Giovanni Parisi iniziò ad illuminare con la sua boxe fulminea, dai ritmi elevatissimi.

Il nativo di Vibo Valentina con i guantoni era un animale raro, un talento cristallino nato per il duetto bellico.  

Dopo anni di successi dilettantistici, arrivò il 1988, con le Olimpiadi di Seul alle porte. La Federazione chiese a Parisi di partecipare alla kermesse asiatica quasi all’ultimo secondo, come rimpiazzo dell’infortunato Cantarella. Il pavese per adozione, egli stesso impegnato nel recuperare da un infortunio alla fragile mano destra, rispose presente. 

Lo fece per onorare la memoria di sua madre, deceduta pochi mesi prima durante una visita in Sicilia. Lo fece per lasciarle in dono un epitaffio dorato e commosso. Lo fece per presentarsi ufficialmente al mondo professionistico che tanto lo attendeva, per abbattere un velo di amarezza inspessito dalla costante povertà: stato d’indigenza che addirittura gli impedì di coprire le spese di trasporto delle spoglie della madre. 

Per arrivare all’oro a cinque cerchi, Parisi dovette iniziare un percorso di perfezionamento fisico inverso: da magro dovette tornare magrissimo, da peso leggero dovette riplasmarsi come peso piuma. Si affidò alla frutta, all’ananas in particolare, si affidò ad una forza mentale unica, privandosi di tanto, di quasi tutto, per lunghi mesi vissuti asceticamente.

Stacanovista, sublime lavoratore, i tanti sacrifici presero forma in Corea del Sud, consegnando all’Italia intera una marcia trionfale fatta di ko e incontri dominati. 

A Seul Parisi arrivò perfino a travalicare la sua forma umana, divenendo supereroe. Veloce più della luce, nella finalissima contro il rumeno Dumitrescu si travestì da ‘Flash’ per risolvere la contesa: bastò un gancio mancino esplosivo e rapido, tanto rapido da risultare invisibile, per tramortire l’avversario.

Si lasciò andare ad una capriola al centro del ring, il nuovo ‘Flash’ del pugilato italiano, si abbandonò alle lacrime sul podio, guardando in alto, in direzione di mamma Carmela. 

Giovanni Parisi

Iniziò così la leggenda di ‘Flash’ Parisi, un racconto sportivo fatto di coerenza e successi, di sacchi colpiti e amore per il ring. Una leggenda costellata di titoli mondiali, di viaggi a Las Vegas, di bandiere italiane sventolate. Da quel lampo sudcoreano scaturì una meravigliosa tempesta, seguita passo dopo passo da un popolo estasiato di fronte alle gesta di un atleta-modello. 

Era esempio, Parisi, esempio di resilienza, di talento votato allo sforzo, di campione mai cambiato dalla fama e dalla ricchezza.

Stringeva le mani a Don King, combatteva contro Julio César Chavez, eppure ‘Flash’ restava sempre lo stesso umile gladiatore dallo sguardo intenso e dalla profonda sensibilità. Un supereroe, sì, che forgiò anni rinascimentali per il pugilato italiano. 

Supereroe, eppure estremamente umano. A ricordarlo all’Italia fu una notizia trapelata nel pomeriggio del 25 marzo 2009. La sua macchina giaceva accartocciata nei pressi di una strada vogherese, il suo corpo esanime riposava tragicamente sull’asfalto. 

Lo schianto con un camion aveva privato della vita, ad appena 41 anni, il ‘Flash’ in grado d’illuminare i quadrati di tutto il mondo. 

Gianmarco Pacione

Sources & Credits

 

 

Photos sources: 
https://www.boxeringweb.net/index.php/rubriche/storie-di-boxe/20799-dieci-anni-fa-ci-lasciava-parisi-l-ultimo-flash-del-pugilato-italiano.html
https://boxeilgrandepugilato.myblog.it/2012/08/19/giovanni-parisi/
ttps://www.sportfair.it/2016/08/olimpiadi-storie-italiane-la-fantastica-medaglia-doro-di-giovanni-parisi-a-seul-1988/415225/

Video sources:  
https://www.youtube.com/watch?v=x_d_-aRIKw0 
https://www.youtube.com/watch?v=7M5G498Q8tQ

8 ottobre 2020

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