Dall’infanzia con Valentino Rossi al Motor Ranch di Tavullia. Siamo entrati nel mondo del DS della VR46 Riders Academy
“Sono giovani, giovanissimi, e con i giovani non si scherza”
Parola di Alessio ‘Uccio’ Salucci, direttore sportivo della VR46 Riders Academy. Quando pronuncia questa frase si è appena staccato da un gruppo d’insistenti appassionati, bramosi di attingere dalla sua inesauribile fonte di conoscenza, di folklore motoristico, di segreti e indiscrezioni dal sapore d’asfalto.
È complesso, d’altronde, trovare persone che abbiano vissuto più in profondità di lui questo ambiente, è complesso trovare uomini in grado di lambire differenti ere motociclistiche sempre in prima fila, sempre al fianco di team e piloti.

È una figura alla vecchia maniera, ‘Uccio’, di quelli che trattano le due ruote come epicentro della propria vita.
Regala confidenza e sorrisi, romagnolo nei modi di fare e nel pensiero: un pensiero vorticoso, sempre in movimento, sempre concentrato sulle criptiche dinamiche di box e pista, sui vari pupilli da lanciare o già lanciati nel paradiso del Motomondiale.
La sua genuinità è temperata da una maturità trovata nel tempo, oggi particolarmente fondamentale per la gestione di giovani uomini dal talento innato.
“All’Academy la cura del lato umano è preponderante. Concentriamo la stragrande maggioranza delle nostre riunioni e delle nostre riflessioni su questo tema. All’inizio eravamo in due, tre persone. Ora siamo una ventina a gestire tutto quanto. Ai miei collaboratori ricordo sempre che abbiamo a che fare con ragazzi giovanissimi, a cui possiamo cambiare la vita sotto tutti i punti di vista: sportivamente, certo, ma anche a livello personale e privato. Dobbiamo sempre stare allerta, ponderare ciò che facciamo, ciò che diciamo. Questi giovani si fidano ciecamente e non possiamo permetterci di deluderli, magari promettendo loro cose che non possiamo mantenere… E non parlo solamente di grandi cose, ma anche di minuscoli dettagli, come una pizza per cena. La fiducia non è uno scherzo”



E di fiducia ‘Uccio’ se ne intende. Basti considerare quella riposta in lui dall’amico fraterno Valentino Rossi, il leggendario ‘Dottore’ a cui è legato da un rapporto impossibile da scalfire.
Un rapporto coltivato fin dall’infanzia, fin da quando ai pomeriggi sulla riviera, i due preferivano interminabili ore in sella.
“Da piccolo mi piaceva girare con qualsiasi cosa andasse forte. Soprattutto in discesa. Molti dei miei amici giocavano a calcio, anch’io per un po’ l’ho fatto, come penso altri quaranta milioni di bambini italiani. Però non era quella la mia storia, dovevo andare con le due ruote per divertirmi veramente. Poi il mio compagno di merende, Vale, si è rivelato abbastanza veloce… Ma quello non l’ho capito subito. Oggi il rapporto con la moto non è cambiato, nutro massimo rispetto verso quell’oggetto, vengo invaso da un misto di adrenalina e goduria solo a guardarlo. Gli anni sono passati, io e Vale siamo diventati grandi e, con estrema naturalezza, questo amore è diventato un lavoro. Però devo essere sincero, non riesco a considerarlo tale: diciamo 90% passione e 10% lavoro”

Quel 10%, è innegabile, porta una marea di responsabilità gestionali nella vita di ‘Uccio’.
Responsabilità che vanno dalla semplice cura organizzativa del Motor Ranch, a quella mentale dei giovanissimi selezionati e cresciuti dall’Academy, alla pianificazione di un futuro che potrebbe aprire le porte di questa virtuosa realtà tricolore ad atleti stranieri.
“Ai ragazzi diamo tutto il supporto possibile. Sono consapevole del fatto che siano obbligati a crescere in fretta, devono abituarsi a stare lontani di casa, devono affrontare le prime pressioni… Noi li accompagniamo in questo percorso, consigliamo loro i team migliori. Gli ingredienti fondamentali che cerchiamo in un pilota sono l’educazione e il rispetto per tutte le persone che gli gravitano attorno: meccanici, tecnici, tifosi e avversari. Chi non ha queste caratteristiche non può far parte della nostra realtà, l’abbiamo già dimostrato con alcune scelte. Il Motor Ranch è la patria del divertimento, ogni giorno è un’esperienza, ma è anche molto complesso da far funzionare. Di certo in Italia e, penso, in Europa, impianti del genere non ce ne sono. Per questo in futuro potremmo aprire le porte anche a giovani piloti stranieri. Per il momento vogliamo concentrarci sui ragazzi che abbiamo e su un paio di innesti italiani. Dopo l’arrivo di Celestino Vietti ci siamo fermati per strutturarci e direi che ce l’abbiamo fatta, siamo pronti per un altro passo in avanti”


