Elogio alla follia, il Tour de France

Un pellegrinaggio sacro, evocativo. Una celebrazione collettiva. Reportage di Alexander Aguiar
“Ci si abitua a tutto. Basta seguire il Tour de France perché la follia vi appaia come uno stato naturale”, scriveva Albert Londres nel lontano 1924.
È un elogio alla follia, la Grand Boucle, è un pellegrinaggio sacro, evocativo. Annualmente equilibristi dell’asfalto fendono cime e colline, borghi e comunità nella Francia più arcaica e affascinante.

È una celebrazione collettiva, il Tour, una festa di giallo colorata. Settimane in cui ad alternarsi sono vette leggendarie, pittoreschi tifosi, vasti campi di girasoli e sforzi sovrumani. Settimane di ferie e condivisione, di lunghe attese e rapidi passaggi.
Alexander Aguiar ha provato ad immortalare tutto ciò che rende unico il Tour: l’ha fatto osservando il contesto transalpino, immergendosi in esso, indagando culture, persone e terre, cercando nel macroscopico carosello della Gran Boucle i microscopici segni della sua unicità.
Questa è la galleria delle sue immagini.














10 marzo 2021
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