Edwin Moses, gli ostacoli come forma d’arte

L’uomo dei 13 passi, l’ingegnere aerospaziale che meravigliò l’atletica, l’ostacolista che non riusciva a perdere
Chiedimi di Edwin Moses e ti parlerò di poesia atletica, di un corpo sospeso nell’etere, teso e armonioso, muscolare e fluido. Chiedimi di Edwin Moses e ti racconterò di un passo, quel singolo passo che le sue leve sottrassero alla pista, alla storia, dimostrando che tra un ostacolo e l’altro fossero abbastanza 13 tocchi: che 14 fossero uno spreco, in fondo, un eccesso di zelo da sfoltire nell’interminabile giro della morte.
Quella del pacato nativo di Dayton, Ohio, fu un’innovazione figlia di leve lunghe e nervose, ferine, progettate su misura per i 400 ostacoli. Soprattutto fu un’evoluzione figlia dell’intelletto sublime di uno studente-atleta, più che il contrario, laureato in Ingegneria e Fisica al Morehouse College di Atlanta. Fu il capolavoro mentale di un cultore della biomeccanica e dei suoi più grandi teorici d’oltreoceano. Allenamento e approfondimento. La corsa di Moses concentrava tutta sé stessa su questo binomio: era studio ossessivo e percezione sensoriale, era intelligenza manifesta e preparazione capillare, era la scienza innestata nel talento, e viceversa.

Chiedimi di Edwin Moses e ti elencherò 107 finali vinte consecutivamente, in un decennio, quello tra il 1977 e il 1987, completamente egemonizzato dai suoi occhiali a goccia e dalle sue collane dorate. Chiedimi di Edwin Moses e ti mostrerò i due abbaglianti ori olimpici di Montreal e Los Angeles, bissati da quelli mondiali di Helsinki e Roma, e i quattro primati assoluti (maestoso il 47”02 di Coblenza 1983).
Potevano essere tre, quegli ori a cinque cerchi, un trittico mutilato dal boicottaggio statunitense dei Giochi di Mosca 1980. Non potevano essere di più le gare dominate tra il 26 agosto 1977, giorno in cui tagliò il traguardo alle spalle del tedesco Harald Schmid, e il 4 giugno 1987, quando il connazionale Danny Harris ricordò a Moses cosa significasse arrivare secondo. 9 anni, 9 mesi e 9 giorni dopo l’ultima volta.

Chiedimi di Edwin Moses e ti farò leggere dieci sue citazioni. Dieci, come quegli ostacoli affrontati gara dopo gara, vittoria dopo vittoria, opera d’arte dopo opera d’arte. Dieci come quelle piccole trappole di ferro che mai riuscirono ad inghiottire i suoi piedi, la sua consapevole inerzia, i suoi rapidi versi rimati.

1. “Ho sempre visto gli ostacoli come una forma d’arte, perché sono molto individuali. Una determinata tecnica può portare al record del mondo un ragazzo, ma può essere completamente inutile per un altro”
2. “Nessuno corre veloce senza un incredibile background di allenamenti. Oggi, per esempio, vedete i bambini girare per strada con una palla da basket in mano e palleggiare. Allo stesso modo io avevo sempre uno zaino che conteneva le scarpe d’atletica: ogni giorno finivo per allenarmi”
3. “Andando ad allenamento mi ritrovavo con le lacrime agli occhi per quanto ero concentrato. Per me l’atletica era una cosa serissima. Non avevo amici. Ero isolato e focalizzato”
4. “Sono un ingegnere. Ho studiato Fisica e Ingegneria. Nel 1978 ho iniziato a lavorare come ingegnere aerospaziale alla General Dynamics. Ho testato i missile cruise, ho fatto parecchie ricerche e lavorato su tutta quella prima generazione di cruise”
5. “Ho usato la biomeccanica per diminuire i miei tempi. In particolare ho studiato la biomeccanica russa e tedesca”
6. “I miei occhi fin dalle elementari sono diventati ipersensibili alla luce. Senza gli occhiali non avrei visto l’ostacolo successivo”
7. “Non vedo realmente gli ostacoli, li percepisco con i sensi, come se fossero parte della mia memoria”
8. “Penso che si trattasse di una questione mentale. Ho corso contro molti individui che probabilmente avevano più talento fisico di me. Ma io sono stato capace di superarli nell’intelligenza, nel pensiero e nella preparazione”
9. “Il mio livello di concentrazione bloccava tutto all’esterno. La concentrazione è il motivo per cui alcuni atleti sono meglio degli altri. Sviluppi la concentrazione in allenamento e nelle gare, semplicemente, ti concentri”
10. “Tornando agli anni ’70 e ’80 ero uno dei pochi a credere nello sport ‘vero’. Non ho mai preso degli aiuti o dei medicinali, ho sempre creduto nella dieta e nell’allenamento. Ho sempre rappresentato gli atleti puliti. Io sono al fianco di tutti quegli atleti che credono fermamente nel fare la cose per bene. Quelli che vincono o perdono sapendo di aver affrontato colleghi che li hanno ingannati. Ce ne sono migliaia, centinaia di migliaia: dobbiamo ricordarcene tutti”

Gianmarco Pacione
Sources & Credits
Photos sources: https://www.teamusa.org/News/2020/July/19/Track-And-Field-Legend-Edwin-Moses-Reflects-On-Horrible-Price-Athletes-Paid-Due-To-The-1980-Boycotthttps://aforismi.meglio.it/aforismi-di.htm?n=Edwin+Moseshttps://aforismi.meglio.it/aforismi-di.htm?n=Edwin+Moseshttps://www.tag24.it/188736-moses-400-ostacoli-campionati-del-mondo/https://www.runlovers.it/2015/edwin-moses-nove-anni-nove-mesi-e-nove-giorni-senza-mai-perdere/
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