Behind the Lights – Brazo de Hierro

Dalle strade di Barcellona alle vette delle Alpi, l’eterogenea lente ciclistica di Albert Gallego
“Da dove nasce la mia passione per la fotografia? Ecco una foto scattata da mio padre circa trent’anni fa a una Simca 1000. Abitavamo in un paese vicino Girona e nella nostra zona organizzavano spesso gare di rally. Mio padre fotografava quegli eventi con una Konica T4, io lo seguivo e vedevo quella macchina fotografica sempre in giro per casa… È un qualcosa che mi è rimasto dentro ed è spuntato anni dopo, quando facevo il writer. Erano i primi anni 2000 e il centro di Barcellona era blindato, quindi ci muovevamo tra le fabbriche abbandonate all’esterno della città. Lì ho cominciato a fotografare le nostre opere, per tenerne traccia, e presto sono passato a fotografare altri mondi che riempivano la mia vita, come l’hip hop, il rap e la breakdance… Almeno fino all’avvento dell’epoca d’oro della scatto fisso a Barcellona”



Le composizioni ciclistiche di Albert Gallego uniscono tumulto sportivo e scenari sublimi, sbalzi emotivi e luci capaci di comunicare, di spiegare, di responsabilizzare ogni istante, inserendolo in un’ispirata galleria di velocità e fatica. Conosciuto come ‘Brazo de Hierro’ a causa di un omero rotto, questo fotografo spagnolo sta definendo l’immaginario ciclistico contemporaneo, specialmente quello urbano, legandosi a brand iconici come Dosnoventa e facendo danzare la sua lente tra scatto fisso e ciclismo professionale. La sua è una ricerca cominciata senza freni e proseguita tra pro team come CANYON/SRAM, NESTA e EF Education: una ricerca che assume sempre i connotati delle due ruote.



“A Barcellona c’è stato un grande boom della fixie a cavallo del XXI secolo. Io mi sono subito innamorato e unito ad altri rider, così ho cominciato a girare per tutta Barcellona e la Catalogna. Poi mi sono informato, ho studiato e scoperto il concetto di bike messenger, l’heritage e il significato di questo lavoro che è diventato anche il mio per qualche tempo. Durante la crisi del 2008, però, sono stato licenziato e così mi sono concentrato totalmente sulla fotografia, alternando concerti e cover musicali a velodromi, criterium e ciclismo urbano. E il ciclismo urbano è sinonimo di Dosnoventa. Sono connesso a quest’azienda ormai da molto tempo, mi rendo conto di come sia sempre più conosciuta e celebrata in ogni dove. Se hai una bici Dosnoventa hai uno status preciso. Che tu sia a Madrid o Copenaghen, le persone riconoscono questo marchio e i rider ad esso collegati. Recentemente, per esempio, ho fotografato l’iconico rider fixie Duke Agyapong a Londra, per una collab tra Dosnoventa e il brand d’abbigliamento MAHARISHI. Sono fenomenali nel costruire un immaginario distintivo attorno ai loro prodotti e sono molto fiero di far parte di questo processo”
E l’immaginario creato da ‘Brazo de Hierro’ è un’emozionante piano sequenza ciclistico in grado di unire macro e micro, dettagli come la pelle d’oca di uno scalatore e enormi set naturali come le verdeggianti colline spagnole. Ogni scatto nella sua produzione riesce ad essere sineddoche dell’universo a due ruote e dei suoi infiniti riflessi. Fashion, World Tour, strade metropolitane, Alpi… La lente di Albert riesce ad unire scenari distantissimi tra loro: un’operazione resa possibile dalla spiccata sensibilità estetica e, ovviamente, ciclistica.



“Voglio stimolare gli osservatori a visitare un luogo, voglio ispirarli ad esplorare con le loro bici gli scenari naturali che ritraggo e che io stesso affronto pedalando. Penso per esempio ai Pirenei o alle Alpi francesi, dove ho sviluppato il progetto ‘Among the Giants’. In mezzo a quei giganti ti senti su un altro pianeta, dove nulla è facile ma tutto è meraviglioso. Allo stesso tempo voglio mostrare l’enorme alternanza di emozioni e reazioni di ogni ciclista. Il linguaggio del corpo, la posizione sulla sella… Tutto rivela la sofferenza, la gioia, lo stato d’animo di un atleta sulle due ruote. Ho iniziato da poco a seguire dei team professionistici, sia maschili che femminili, e ho deciso di mostrare, con rispetto, la normalità di quelli che molti ritengono superumani e di focalizzarmi su quegli istanti delle loro performance che vengono spesso snobbati dai fotografi più canonici. Non sapevo come me le sarei cavata nell’universo racing, perché non mi ritengo un fotografo sportivo, ma mi sta piacendo e sto ricevendo ottimi feedback, che mi spingono a proseguire su questa strada. Nel panorama fixie, invece, tutto è molto più vicino al fashion e se nelle gare devo essere bravo a muovermi e a farmi trovare nel posto giusto al momento giusto, negli shooting fixie devo stare attento ad ogni dettaglio: a volte i brand mi chiedono di scattare dei modelli che non sanno andare realmente in bicicletta o, viceversa, rider che non sanno stare di fronte ad una macchina fotografica… Devi fronteggiare problemi di questo tipo per raggiungere un risultato condiviso con i brand”


La sinergia estetica tra ciclismo urban e professionale è un nuovo trend globale che, innegabilmente, trova nella lente di ‘Brazo de Hierro’ uno degli interpreti più prolifici e convincenti: sinergia che si spalma su vari livelli, come ci conferma lo stesso Albert, raccontandoci di moltissimi membri fondatori della community fixie globale che, oggi, si ritrovano a dirigere i piani alti delle maggiori company ciclistiche. Nella sua testimonianza si mescolano nostalgia per eventi caleidoscopici come il Red Hook Crit e realismo legato ad un presente che necessita del suo occhio per continuare l’opera di fusione tra stile metropolitano e Grandi Classiche, ma anche per narrare situazioni molto più grandi rispetto a gare e ride, come la recente pandemia.


“Ricordo con un po’ di nostalgia eventi incredibili come il Red Hook Crit. Era il momento più bello dell’anno, mi permetteva di conoscere ed entrare in contatto con amanti della scatto fisso, di andare ai party con loro… Sono grato di aver vissuto appieno manifestazioni come quella. Tanti di quei partecipanti ora sono entrati nella cycling industry e ricoprono i ruoli più disparati: per quanto mi riguarda sono una boccata d’aria fresca. Questi creativi legati alla community fixie stanno aiutando molto un’evoluzione generale ed è sempre bello constatare come tutti i legami che avevamo costituito in passato tornino a galla ciclicamente per progetti e idee condivise. Sono felice perché il mio lavoro mi permette di essere costantemente in contatto con un qualcosa che amo e di cui mi sento parte attiva, perché anch’io pedalo molto durante l’anno. Ad oggi il mio progetto più riconosciuto e premiato è stato l’atipico ‘Life Behind Lockdown’, in cui ho funto da direttore della fotografia a distanza: ho contattato dei ciclisti chiusi in casa, gli ho chiesto di posizionare la camera in una certa maniera e di autoscattarsi durante gli allenamenti casalinghi. Ora invece mi sto concentrando sulla stagione del ciclocross, per cui tornerò in Belgio a breve, ma sto anche sviluppando una serie di progetti personali che vedranno la luce nei prossimi mesi”
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