Alessia Maurelli e la responsabilità d’essere farfalla

Medaglie d’oro, sacrifici, arte. Viaggio nel mondo della capitana della Nazionale di ginnastica ritmica
Anche vivere come una farfalla può essere una responsabilità. Chi avrebbe mai detto che un battito d’ali fosse figlio di anni di monopolizzante allenamento; chi avrebbe mai detto che un elegante volo potesse essere il prodotto di una serie infinita di ripetizioni, di tensioni, di errori e perfezionamenti.
La responsabilità di Alessia Maurelli, capitana della Nazionale di ginnastica ritmica, è racchiusa in questi concetti, è racchiusa in uno spirito che deve fungere da guida, da collante per un intero sciame di sue simili, di ‘Farfalle’ per l’appunto: ragazze-prodigio che negli ultimi decenni hanno ricoperto l’Italia di ori e piazzamenti prestigiosi, di classe sportiva e incanto estetico.
Una meraviglia dipinta da corpi leggeri e fluidi, da leve tese e inarcate, da rapide pennellate umane, che nello sforzo fisico riescono ad innestare la bellezza. Un caso raro, forse unico, di arte sportiva: arte di cui la Maurelli, a 24 anni compiuti, è riconosciuta esponente nel panorama internazionale.

“Ho sempre vissuto la ginnastica ritmica come una forma d’arte, è impossibile paragonarla ad altri sport sotto questo punto di vista. Nelle nostre esibizioni si raggiunge un equilibrio tra livello sportivo, emotivo e artistico che non ha eguali. Una ginnasta deve unire qualità apparentemente distanti tra loro come la coordinazione, la gestione di vari attrezzi, la collaborazione nel collettivo… Tutto seguendo un preciso ritmo musicale. Una commistione di più elementi che rende questa pratica tanto complessa, quanto inconfondibile”
È palpabile l’amore di Alessia per la ginnastica ritmica, un amore sbocciato quasi per caso, in quel Polesine che l’ha vista crescere circondata da Adige e Po.
“Da piccola facevo ginnastica artistica, ma non ero troppo portata. Risultavo eccessivamente elegante, flessibile. Poi un collega di mio padre ha consigliato di farmi provare la ritmica e da lì è iniziata la mia avventura”
Un’avventura ricca di viaggi tra la sua Santa Maria Maddalena, piccola frazione di Occhiobello, e Ferrara. Sposatamenti incorniciati dalle fitte nebbie rovigotte, spostamenti destinati a spingere Alessia verso il luminoso Azzurro della Nazionale.

Nel 2014 arriva difatti la grande chiamata a Desio, centro d’allenamenti ed eldorado di quelle ‘Farfalle’ che da tempo, ormai, solcano l’onda dell’amore popolare.
La 17enne Maurelli coglie l’occasione e, con essa, la titolarità nel gruppo.
Una posizione mantenuta a denti stretti, sotto gli occhi attenti della direttrice tecnica Emanuela Maccarani. Uno status alimentato da passione viscerale ed enormi sacrifici.
“Da Azzurra ho imparato che la ginnastica ritmica ti dà e ti toglie tantissimo. Praticamente si vive per undici mesi in hotel, spalla a spalla con le tue compagne di Nazionale. Questo sport ti prende anima e corpo, lasciandoti pochissimo tempo per tutto il resto. Sei costantemente distante da casa, dagli affetti personali, e le tue compagne diventano vere e proprie amiche, sorelle… A tal punto da arrivare a trascorrere con loro anche l’unico mese che avresti libero. Nel 2016, dopo l’Olimpiade di Rio, mi è stata simbolicamente passata la palla da Marta Pagnini, la precedente capitana: dal momento di quell’investitura il mio impegno si è ulteriormente evoluto. Capitanare le ‘Farfalle’ è una responsabilità incredibile, ti accosta a vincenti del recente passato come Elisa Santoni, da sempre mio punto di riferimento, ti rende volto riconoscibile di una formazione entrata nelle case dell’intero Paese a partire dal capolavoro di Atene 2004″
E ai doveri di capitana Alessia ha adempiuto e sta adempiendo nel più florido dei modi, riempiendo di evento in evento un palmares che oggi appare infinito, colmo di successi Mondiali ed Europei.
Successi scaturiti da una metodica applicazione mentale e fisica, dalla matura dedizione al lavoro personale e collettivo.
“In pedana con le proprie compagne bisogna pensare e muoversi come se si fosse un corpo unico: il livello d’intesa va ben oltre la preparazione dei singoli gesti. È qualcosa di più profondo. Con il tempo e l’esperienza acquisisci una determinata consapevolezza, comprendi che l’errore della tua compagna può essere anche il tuo: l’empatia diventa la chiave del successo, assieme alla fatica. Se devo pensare alla medaglia che mi ha dato più soddisfazione, dico l’oro al Mondiale di Sofia nel 2018, nell’esercizio riservato a funi e palle. In quel caso noi ragazze avevamo scelto la musica, era un qualcosa che sentivamo particolarmente nostro”

Un fiume di medaglie che vede però mancare all’appello quella a cinque cerchi. Fattore che ha spinto Alessia a proseguire il suo viaggio Azzurro in attesa di Tokyo: manifestazione che potrebbe riempire l’ultimo tassello mancante della sua strabiliante carriera.
“La ginnastica ritmica è uno sport in cui le atlete ad alti livelli devono sottostare a una finestra temporale limitata. Inizi presto e finisci presto, di norma non oltre i 22 anni. Si diventa senior a 16 anni e in breve tempo si assiste ad un ricambio generazionale determinato da un livello tecnico in continua evoluzione. Anche da un punto di vista fisico questa disciplina ti prova, ti logora. A 24 anni ho deciso di continuare perché voglio concedermi una chance olimpica, voglio coronare questo mio sogno. Mi sento ancora bene, so di essere ancora presente mentalmente e fisicamente. Certo, non nego che questo rinvio sia stato una bella batosta un po’ per tutte noi… Ma in questi mesi ci siamo allenate senza sosta, perfino all’esterno dell’hotel quando le palestre erano chiuse. Viviamo tra alti e bassi, ma l’obiettivo resta ben chiaro per ognuna di noi. Mi piace definirci non solo ‘Farfalle’, ma anche ‘Leonesse’, e questo brutto anno ci è servito, usando una metafora, per affilarci le unghie”
E ad affilarsi le unghie Alessia ci sta pensando anche all’esterno della pedana, dove riesce a perseguire obiettivi che vanno ben oltre l’impegno totalizzante della ginnastica.
Obiettivi che sconfinano nello studio, nella preparazione di una seconda vita lontana dagli attrezzi e, contemporaneamente, nella consapevole formazione delle ‘Farfalle’ del futuro.
“Sono arruolata nell’Aeronautica Militare e sono anche iscritta all’università, dove porto avanti i miei studi di Scienze della Comunicazione. A fine carriera mi piacerebbe entrare nella sfera del giornalismo. Per il momento, però, sono più concentrata nel dare l’esempio alle mie compagne e alle nuove generazioni di ginnaste che ci guardano in televisione. Voglio che passino determinati valori a queste giovanissime italiane. Lavoro, fatica, sacrificio… Non esiste soddisfazione tanto appagante quanto quella di raggiungere un risultato dopo aver investito tutta te stessa in qualcosa. E questo vale tanto nello sport, quanto nella vita”
Alla luce di queste parole non è un caso sentir menzionare ad Alessia, come più grande emozione della propria vita, la stretta di mano a Pietro Mennea.
Un silenzioso patto di eccellenza, quello tra la capitana Azzurra e la ‘Freccia del Sud’, un simbolico e profetico passaggio di consegne che speriamo, a questo punto, possa concretizzarsi nella più brillante delle medaglie a cinque cerchi.

Credits
Articolo di Gianmarco Pacione
Ph Simone Ferraro & Rise Up
10 dicembre 2020
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